Festa di Santa Rosa (Viterbo)
Festa di Santa Rosa (Viterbo) | |
Giuseppe Zucchi, Macchina detta Volo d'Angeli | |
Festa patronale Processione | |
Festa locale | |
Commemorazione celebrata | Santa Rosa da Viterbo, patrona della città |
Chiamata anche | Macchina di Santa Rosa |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Comune | Viterbo |
Luogo specifico | Piazze e vie del centro storico |
Diocesi | Viterbo |
Periodo | Estate |
Data inizio | 3 settembre |
Data fine | 3 settembre |
Data d'istituzione | XVII secolo, fine |
Organizzata da | Sodalizio dei Facchini |
Tradizioni religiose | Processione |
Collegamenti esterni Sito web Sito ufficiale dell'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (IDEA) | |
La Festa di Santa Rosa si svolge annulmente a Viterbo, il 3 settembre, vigilia della ricorrenza di santa Rosa (1233 - 1251), patrona della città.
Storia
I primi documenti storici che si conoscono sulla Macchina di Santa Rosa risalgono alla fine del XVII secolo, infatti alcuni resoconti ricordano che il 3 settembre 1686 vennero cantati i Vespri alla presenza dei Canonici del Duomo e che il delegato della festa, il conte Sebastiano Gregorio Fani, informò la popolazione che la processione ed il trasporto della Macchina processionale si sarebbero tenuti il 27 ottobre. Inoltre, sarebbe da attribuire allo stesso Fani anche il progetto di quella macchina.
Nel Museo Civico di Viterbo si conserva uno dei primi progetti, ad opera di Giuseppe Franceschini, databile al 1690. Il difficile trasporto della Macchina di Santa Rosa ha sfiorato in alcuni casi la tragedia, ad esempio:
- nel 1790 cadde durante la "mossa";
- nel 1801, a causa di una persona che affermò di aver subito un furto, si scatenò il panico e molte persone vennero travolte, nella confusione generale. Dopo aver ripreso a fatica il trasporto la Macchina si incendiò presso Piazza delle Erbe ed i facchini dovettero posarla a terra ed assistere, impotenti, al rogo della stessa.
In seguito a questi due sfortunati eventi, papa Pio VII vietò il trasporto fino all'anno 1810 che vide la ripresa della manifestazione.
Nel 1814 e nel 1820 la Macchina si inclinò pericolosamente all'indietro, tanto che i facchini dovettero desistere dal trasporto.
In epoche più recenti grazie a metodi di costruzione che ne alleggeriscono il peso ed a sempre maggiori misure di sicurezza non si sono più verificati incidenti simili incidenti e questo ha permesso agli spettatori di ammirare la bellezza delle Macchine che si sono susseguite nel tempo.
Facchini della Macchina
I Facchini di Santa Rosa, che sono il motore della Macchina, sono uniti in un sodalizio.[1] Essi indossano uno speciale copricapo rivestito in cuoio e la caratteristica divisa bianca con cintura rossa stretta in vita: il bianco simboleggia la purezza di spirito della Santa patrona, il rosso i cardinali che nel 1258 traslarono il suo corpo.
Il capofacchino è colui che dà gli ordini ai facchini divisi in base alla posizione che occupano sotto o a fianco alla Macchina:
- ciuffi,
- spallette,
- stanghette,
- leve,
- cavalletti,
- guide.
La selezione dei facchini avviene tramite una faticosa prova di portata, che viene giudicata attraverso una particolare commissione, composta dal Presidente del Sodalizio, dal Capo Facchino e dal Consiglio Direttivo, la quale si riunisce per valutare le prestazioni dei giovani aspiranti e dei veterani e per definire la formazione per il trasporto annuale.
Macchina
La Macchina di Santa Rosa è una torre illuminata da fiaccole e luci elettriche, realizzata in metalli leggeri e in materiali moderni quali la vetroresina (che hanno sostituito da vari anni il ferro, il legno e la cartapesta). L'altezza della struttura varia a seconda dei progetti, ma è comunque alta circa trenta metri e pesante cinquanta quintali.
La Macchina viene realizzata da un costruttore, selezionato dal Comune di Viterbo con pubblico appalto ogni cinque anni, la cui durata può essere tuttavia prorogata. Il capitolato prevede per la Macchina:
- una costruzione "alta 28 metri sopra la spalla dei facchini" che raggiunge quindi circa 29.50 metri da terra;
- fissa alcune misure limite, anche in base alle vie del centro storico, che nei punti più stretti la vedono sfiorare grondaie e balconi.
In passato la Macchina ebbe in prevalenza l'aspetto di campanile, illuminato con torce e candele, mentre nella seconda metà del XX secolo, ad iniziare il celebre Volo d'Angeli costruito da Giuseppe Zucchi, sono subentrate forme più moderne e futuribili, come per Ali di Luce (2003 - 2008), realizzata da Raffaele Ascenzi e Contaldo Cesarini, impiegando materiali altamente tecnologici (fibre, leghe leggere e sorgenti luminose diverse), che valorizzano le forme artistiche dei rivestimenti in cartapesta. Parte di questa macchina è oggi visibile al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari di Roma. Dal 2009 la Macchina di Santa Rosa è Fiore del Cielo, progettata da Arturo Vittori e Andreas Vogler.
Descrizione
La sera del 3 settembre di ogni anno, la Macchina viene sollevata e portata in processione a spalla. Il trasporto rievoca simbolicamente la traslazione delle spoglie di Santa Rosa, avvenuta nel 1258 per disposizione di papa Alessandro IV, dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio alla Chiesa di Santa Maria delle Rose (oggi Santuario di Santa Rosa da Viterbo).
Il 3 settembre, la giornata si articola in tempi e modi scanditi dalla tradizione:
- pomeriggio: i Facchini, si recano in Comune dove ricevono il saluto delle autorità civiche, poi si recano in visita a sette chiese del centro storico ed infine vanno in ritiro al Convento dei Cappuccini, dove il capofacchino dà le ultime indicazioni sul trasporto.
- ore 20.00: i Facchini, preceduti da una banda musicale che intona il loro inno Quella sera del 3, partendo dal Santuario di Santa Rosa percorrono a ritroso il percorso della Macchina fino a raggiungere la Chiesa di San Sisto, dove viene impartita loro dal Vescovo la benedizione che i viterbesi chiamano in articulo mortis, poiché prende in considerazione eventuali incidenti e pericoli.
- ore 21.00: il trasporto inizia da Piazza San Sisto, dove la Macchina processionale viene assemblata nelle settimane precedenti. Il percorso è lungo circa 1.200 metri e giunge fino al Santuario di Santa Rosa da Viterbo. Durante il trasporto si effettuano cinque fermate, durante le quali la Macchina viene appoggiata su supporti (detti "cavalletti") pesanti 100 chili ciascuno:
- Piazza Fontana Grande
- Piazza del Plebiscito (di fronte al Comune)
- Piazza delle Erbe
- Corso Italia (davanti alla Chiesa del Suffragio)
- Piazza Verdi o del Teatro.
L'ultimo tratto è in ripida salita, effettuata quasi a passo di corsa, con l'aiuto di corde anteriori in aggiunta e di travi, dette "leve", che spingono la Macchina posteriormente.
Al termine del trasporto la Macchina di Santa Rosa viene fermata davanti al Santuario, dove rimane per alcuni giorni successivi.
Riconoscimenti
- Il Ministero per il Turismo ha premiato questa manifestazione con il riconoscimento di Patrimonio d'Italia per la tradizione.
Patrimonio d'Italia per la tradizione 2011
- L'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto l'evento, quale Patrimonio immateriale d'Italia
Patrimonio immateriale d'Italia |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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