Macchina processionale
La macchina processionale è una struttura mobile monumentale da portare in processione. È costituita da un basamento che presenta una struttura più o meno complessa, sviluppata anche in alzato e integrata da elementi decorativi, o statue, spesso a grandezza naturale, formanti episodi sacri di grande effetto scenografico ed emotivo.
La macchina processionale è realizzata con materiali di diversa natura, quali: legno, cartapesta, stoffa, metallo, ecc.
Storia
La consuetudine di portare in processione statue e simulacri è molto antica, ma la diffusione di queste grandi strutture processionali è più tarda ed ebbe un periodo di grande diffusione nel XVII - XVIII secolo.
La progettazione di queste macchine era spesso affidata a celebri artisti e preceduta anche dalla costruzione di modelli in scala ridotta.
Sono molte le macchine processionali giunte sino ad oggi (spesso ancora utilizzate), sebbene qualche volta danneggiate da restauri e interventi successivi.
Tipologia e denominazioni
Non è possibile tracciare una classificazione tipologica delle macchine processionali, poiché sono legate ad esigenze di culto e di devozione locale. Inoltre, le macchine processionali sono diversificate anche dal punto di vista lessicale considerati i sostantivi con cui sono indicate nelle varie regioni italiane:
- fercolo;
- vara o varia;
- guglia;
- carro, se trainato tradizionalmente da animali, ma anche da automobili o trattori;
- candeliere o cero.
Esemplari significativi
Fra gli esempi più celebri, fulcro ancora oggi di caratteristiche manifestazioni popolari, si ricordano:
- Carro processionale della Madonna della Bruna a Matera.
- Carro processionale della Madonna della Neve a Ponticelli (Napoli).
- Carro processionale di santa Rosalia a Palermo.
- Ceri di sant'Ubaldo a Gubbio.
- Fercolo di sant'Agata, Catania: raffinata opera d'argenteria, che secondo alcuni documenti già esisteva nel 1519 (forse impostata nel 1514 in sostituzione della precedente in legno) venne iniziata nel 1522 dall'argentiere Vincenzo Archifel, con il figlio Antonio, e completata da Paolo Aversa nel 1638. Più volte rimaneggiata: l'attuale vara, pertanto, è il risultato del completo rifacimento compiuto nell'immediato secondo dopoguerra, soprattutto per l'intervento di alcuni esperti artigiani catanesi. Nello splendido apparato decorativo della macchina si notano:
- sulla sommità, Globo crocesegnato e Simboli di Sant'Agata e del suo martirio (corona, giglio e palma);
- nella cornice della trabeazione, Statuette dei Dodici apostoli;
- appese alla trabeazione, Venti lampade pensili;
- nel basamento, Bassorilievi con Storie della vita di sant'Agata.
- Macchina processionale di Santa Rosa, Viterbo.
- Varia processionale della Madonna della Lettera a Palmi.
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