Patripassianismo
Il Patripassianismo (dal latino Patris passio, "passione del Padre") è un'eresia di carattere cristologico-trinitario: ritiene sia stato il Padre, di cui il Figlio è solo una proiezione, a subire la passione sulla croce.
È definita anche monarchianismo perché proclama la "monarchia" (dal greco monos="uno" e arché ="principio") dell'essere divino, cioè la sua unità.
Sostenitori
Questa dottrina venne insegnata da Noeto di Smirne a partire dalla fine del II secolo. Fu portata a Roma da Epigono, e divulgata da Cleomene e Prassea: contro i loro insegnamenti si scagliò Tertulliano.
Contenuto teologico
Secondo questa eresia esiste un unico Dio, il Padre. Se Cristo è Dio, si identifica con il Padre, ed è pertanto il Padre che ha patito sulla Croce. Da questa affermazione deriva il termine "patripassiani" con cui sono anche chiamati i seguaci di questa eresia.
In Gesù viene considerato "Figlio di Dio" l'uomo figlio di Maria, ma l'elemento divino è il Padre.
La condanna della Chiesa
Il Patripassianismo venne combattuto sia da Origene che da Dionisio di Alessandria.
I Padri del IV secolo, tra cui San Gregorio di Nissa, Ippolito ed Epifanio, composero opere in cui condannarono apertamente la dottrina di Noeto.
Le correnti patripassiane organizzate, comunque, si estinsero prima del V secolo, a causa delle varie scomuniche che la Chiesa emise nei loro confronti, ad opera di Papa Callisto I e di vari Concili tenutisi nel corso del IV secolo.
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