Papa Callisto I

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San Callisto I
Papa · Martire
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battezzato
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Cosimo Rosselli, San Callisto I papa (1481 - 1482), affresco; Città del Vaticano, Cappella Sistina
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte anni
Nascita Roma
II secolo
Morte Roma
222
Sepoltura Roma, Basilica di Santa Maria in Trastevere
Conversione
Appartenenza
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Riammesso da
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Successivo {{{Successivo}}}
Incarichi ricoperti
prima dell'elezione
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
16° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
218
Consacrazione
Fine del
pontificato
222
(per decesso)
Durata del
pontificato
4 anni
Segretario
Predecessore Papa Zefirino
Successore Papa Urbano I
Extra Papa Callisto I
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi Ippolito
Eventi
Venerato da Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 14 ottobre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
Nome completo {{{nome completo}}}
Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
Nome templare {{{nome templare}}}
Nomi postumi
Altri titoli
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Dinastia {{{dinastia}}}
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Invito all'ascolto
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 14 ottobre, n. 1:
« San Callisto I, papa, martire: da diacono, dopo un lungo esilio in Sardegna, si prese cura del cimitero sulla via Appia noto sotto il suo nome, dove raccolse le vestigia dei martiri a futura venerazione dei posteri; eletto poi papa promosse la retta dottrina e riconciliò con benevolenza i lapsi, coronando infine il suo operoso episcopato con un luminoso martirio. In questo giorno si commemora la deposizione del suo corpo nel cimitero di Calepodio a Roma sulla via Aurelia. »

San Callisto I (Roma, II secolo; † Roma, 222) è stato il 16° vescovo di Roma e papa latino in carica dal 218 alla sua morte.

Biografia: tesi e antitesi

Tesi

Quasi tutto quello che sappiamo di questo papa proviene dagli scritti dei suoi acerrimi nemici, Tertulliano e l'antipapa Ippolito: ciò che riportavano, seppur in modo distorto, era, probabilmente, basato su fatti reali.

Secondo Ippolito, che nei Philosophumena lo definisce "uomo industrioso per il male e pieno di risorse per l'errore", Callisto era lo schiavo di un certo Carpoforo, un cristiano della famiglia imperiale. Costui affidò grandi somme di denaro a Callisto, che creò una banca in cui orfani e vedove potevano portare i loro soldi. Callisto, però, perse tutto e scappò. Carpoforo lo seguì fino a Porto, dove Callisto si stava imbarcando su una nave. Vedendo il suo padrone avvicinarsi su una barca, lo schiavo si gettò in mare per suicidarsi, ma fu salvato, trascinato a riva, e consegnato al padrone affinché lo punisse.

I creditori, credendo che avesse ancora i loro soldi, implorarono affinché fosse rilasciato: Callisto però non li aveva più, così cercò di nuovo la morte attaccando e insultando gli ebrei nella loro sinagoga. Gli ebrei lo trascinarono di fronte al prefetto Fusciano, dove Carpoforo dichiarò che Callisto non doveva essere considerato come un cristiano, ma il prefetto, pensando che il padrone stesse tentando di salvare il suo schiavo, condannò Callisto ai lavori forzati nelle miniere in Sardegna (ad metalla). Qualche tempo dopo, Marcia, l'amante di Commodo, convocò papa Vittore I e gli chiese se c'erano cristiani in Sardegna. Questi le diede un elenco, senza includere Callisto. Marcia spedì allora un emissario con l'incarico di far rilasciare i prigionieri. Callisto si gettò ai suoi piedi, e lo implorò di portarlo con sé. Vittore si risentì dell'accaduto, ma essendo un uomo compassionevole, lasciò Callisto ad Anzio con una sovvenzione mensile.

Quando Zefirino divenne papa, Callisto fu richiamato e organizzò il primo cimitero della Chiesa, con una catacomba acquistata dalla chiesa romana, che fin da allora si chiama Catacomba di Callisto. Callisto ebbe grande influenza sul pratico Zefirino. Comunque, non ci sono testimonianze su come lo schiavo fuggitivo (per la legge romana, libero dal suo padrone, che aveva perso tutti i diritti quando Callisto venne condannato ai lavori forzati) divenne prima arcidiacono e poi papa.

Antitesi

Döllinger e De Rossi hanno però demolito questa tesi. Ippolito non affermava che Callisto aveva perso denaro depositato presso di lui per sua colpa. Questi, poi, si gettò dalla nave più per fuggire che per suicidarsi. Carpoforo, un cristiano, avrebbe dovuto evitare ad un suo schiavo cristiano una punizione orribile e ciò non depone a favore del carattere del padrone, mentre l'intercessione dei cristiani per Callisto depone a favore di quest'ultimo. E' assurdo, inoltre, sostenere che corteggiò la morte attaccando una sinagoga; egli chiese ai debitori ebrei di rimborsargli ciò che gli era dovuto. La dichiarazione stessa che Carpoforo rilasciò dinanzi al prefetto sulla non appartenenza alla chiesa di Callisto era falsa.

Ippolito stesso, infatti, diceva che era proprio in qualità di cristiano che Callisto fu spedito alle miniere, e che in qualità di cristiano fu rilasciato. Se papa Vittore accordò a Callisto una sovvenzione mensile, è evidente che non si pentì della sua liberazione. È, inoltre, molto improbabile che Zefirino fosse ignorante e avido, secondo le false accuse dei suoi nemici. Callisto non si sarebbe potuto elevare così in alto senza considerevoli doti, e lo spirito vendicativo dimostrato da Ippolito insieme alla sua teologia non ortodossa spiega perché Zefirino ripose la sua fiducia in Callisto piuttosto che nel dotto discepolo Ireneo.

Pontificato

San Callisto I papa insegna la dottrina cristiana ai giovani

Nonostante si faccia iniziare il suo pontificato nel 217, il suo contemporaneo, Giulio Africano, indicava la data della sua ascesa al soglio di Pietro nel primo (o secondo?) anno del regno di Eliogabalo, 218 o 219. Comunque, sia Eusebio di Cesarea che il "Catalogo Liberiano" concordavano nel riconoscergli cinque anni di episcopato. La sua elezione provocò lo scisma di Ippolito, che rimproverava a Callisto, come è stato già detto, la sua origine servile, la sua arrendevolezza nei confronti dei lapsi e la sua dottrina sulla Trinità.

L'Historia Augusta afferma che un luogo su cui fece erigere un oratorio fu rivendicato da alcuni tavernai (popinarii), ma l'imperatore decise che un luogo per l'adorazione di qualsiasi dio era meglio di qualunque taverna. Si dice che questa sia stata l'origine della Basilica di Santa Maria in Trastevere, che, secondo quanto affermato nel "Catalogo Liberiano", invece, fu fatta costruire da papa Giulio I. Probabilmente non è un caso che la Chiesa di San Callisto sia vicina a quest'ultima. In essa, inoltre, si conserva un pozzo in cui la tradizione vuole che fu gettato il corpo del papa. È questa, con molta più probabilità, la chiesa fatta edificare da Callisto e non la basilica.

È possibile che Callisto sia stato martirizzato attorno al 222, forse durante una sollevazione popolare, ma la leggenda secondo la quale venne gettato nel pozzo non ha fondamento.[1] Venne sepolto nel cimitero di Calepodio sulla Via Aurelia. Le sue spoglie vennero traslate nel IX secolo nella Basilica di Santa Maria in Trastevere.

Il suo anniversario, secondo il Depositio Martirum (Callisti in viâ Aureliâ miliario III) e i martirologi seguenti, ricorre il 14 ottobre. Nel 790 papa Adriano I fece traslare le sue reliquie a Santa Maria in Trastevere. Papa Gregorio IV (827-843) ritrovò il suo corpo e quelli di papa Cornelio e san Calepodio sotto l'ingresso della basilica e li fece deporre sotto l’altare maggiore.

La dottrina di San Callisto

Ippolito e Tertulliano sfidarono l'ortodossia di Callisto, sul campo di un editto con cui il papa garantiva la Comunione, dopo la giusta penitenza, a coloro che avevano commesso adulterio e fornicazione. Callisto si basò sul potere di rimettere e perdonare concesso a san Pietro, ai suoi successori ed a chi era in comunione con loro.

Si lamentava il montanista Tertulliano:

« Come giungesti a questa decisione, io mi chiedo, da dove usurpi questo diritto della Chiesa? Se è perché Dio disse a Pietro: 'Su questa pietra io costruirò la mia Chiesa, io darò a te le chiavi del regno dei cieli', o sull'affermazione che 'qualsiasi peccato rimetterai o non rimetterai sulla terra sarà rimesso o non rimesso in paradiso'? Forse tu presumi che questo potere di rimettere o non rimettere ti è stato trasmesso e con te ad ognuno in comunione con la Chiesa di Pietro (ad omnem ecclesiam Petri propinquam), chi sei tu per alterare la manifesta intenzione di Dio di conferire questa facoltà personalmente e solo a Pietro?" »
(De Pudicitia, XXI)

L'editto era un ordine per l'intera Chiesa. Commentava Ippolito:

« Ho udito della pubblicazione di un editto perentorio; il vescovo dei vescovi, ovvero il Pontifex Maximus proclama: Io rimetto i peccati di adulterio e di fornicazione a coloro che avranno fatto la dovuta penitenza. E dove si affiggerà questo editto così liberale? Sulle porte dei postriboli? »

Gli altri attacchi di Ippolito riguardavano il fatto che Callisto non faceva fare pubblica penitenza per i peccati commessi fuori dalla Chiesa ai convertiti dalle eresie (questa mitezza era consueta ai tempi di sant'Agostino d'Ippona); che il papa aveva ammesso nella sua "scuola" (La Chiesa cattolica) quelli che Ippolito aveva scomunicato; che Callisto aveva dichiarato che un peccato mortale non era ("sempre", si può aggiungere) una ragione sufficiente per deporre un vescovo. Tertulliano (De Exhortatione Castitatis, VII) parlava con ripugnanza dei vescovi che si erano sposati più di una volta, e Ippolito additava Callisto come il primo a permettere queste cose, in contrasto con gli insegnamenti di San Paolo. Callisto permise al basso clero di sposarsi, e permise alle nobili di sposare persone di basso rango e schiavi, cosa impedita dalla legge romana; in questo modo, secondo i suoi oppositori, Callisto creò i presupposti per commettere infanticidi.

Callisto insisteva anche sulla differenza tra la legge ecclesiastica e la legge civile sui matrimoni. In ogni caso, risulta evidente che la chiesa cattolica parteggiava per Callisto contro lo scismatico Ippolito e l'eretico Tertulliano. Nelle loro opere, inoltre, non veniva pronunciata alcuna parola contro la persona di Callisto dal momento della sua elezione, né contro la validità della sua consacrazione.

Ippolito considerava Callisto un eretico quando proprio la sua Cristologia era così imperfetta, e scrisse che Callisto lo accusò di Diteismo. Non c'è da meravigliarsi, poi, se Ippolito definiva Callisto l'inventore di un qualche genere di Sabellianesimo. In realtà è storicamente provato che sia Zefirino che Callisto condannarono vari Monarchianisti e Sabellio stesso, così come l'errore opposto commesso da Ippolito. Ciò è sufficiente per poter affermare che Callisto difese la Fede cattolica e la dottrina trinitaria dell'ortodossia cattolica.

Iconografia

San Callisto viene rappresentato con indosso una veste rossa e una tiara (simbolo del papa); o mentre viene gettato in un pozzo con una pietra al collo; spesso vicino a lui c'è una fontana.

Predecessore: Papa Successore: Emblem of the Papacy SE.svg
papa Zefirino 218 - 222 papa Urbano I I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
papa Zefirino {{{data}}} papa Urbano I
Note
  1. Il pozzo, secondo la tradizione, è quello che ancora oggi si vede nell'altare sinistro della Chiesa di San Callisto.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni