Peccato veniale
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« | Il peccato veniale indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per dei beni creati; ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene temporali. Il peccato veniale deliberato e che sia rimasto senza pentimento, ci dispone poco a poco a commettere il peccato mortale. Tuttavia il peccato veniale non rompe l'alleanza con Dio. È umanamente riparabile con la grazia di Dio. "Non priva della grazia santificante, dell'amicizia con Dio, della carità, né quindi della beatitudine eterna"[1]. » | |
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1863)
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Peccato veniale è quel peccato che non allontana dalla meta fondamentale dell'uomo, ma si situa in una strada che potrebbe essere definita marginale; non fa perdere la vita spirituale[2].
L'aggettivo "veniale" deriva dal latino tardo venialis, a sua volta derivato di venia, "perdono". Peccato veniale è perciò quello meritevole di venia, di perdono.
Occorre precisare che il peccato veniale non è tale in quanto possa essere rimesso: ogni peccato, anche quello mortale, può essere perdonato, purché ci sia pentimento; il peccato veniale è tale perché quasi di natura sua è riparabile, cioè atto ad essere perdonato[3].
In relazione al peccato mortale
Dal momento che per fare un peccato grave occorre che si diano simultaneamente tre condizioni: materia grave, piena consapevolezza, deliberato consenso[4], la mancanza anche di una sola delle tre fa sì che il peccato non sia mortale ma veniale:
- può mancare la materia grave: può trattarsi cioè di un peccato il cui "contenuto" non è oggettivamente grave;
- può mancare la piena consapevolezza: può essere cioè che chi lo compie non sia cosciente in maniera piena di ciò che fa e della qualificazione di peccato di ciò che fa;
- può mancare il deliberato consenso: può essere che non ci sia la volontà deliberata di compiere quell'azione.
Sintetizza il Catechismo della Chiesa Cattolica:
« | Il peccato mortale distrugge la carità nel cuore dell'uomo a causa di una violazione grave della Legge di Dio; distoglie l'uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore.
Il peccato veniale lascia sussistere la carità, quantunque la offenda e la ferisca. » | |
(n. 1855)
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Usando un linguaggio più moderno, si può dire che
« | si ha pertanto un peccato mortale allorché il peccatore si impegna totalmente di persona, ossia pone un atto prettamente umano e con esso si volge contro Dio, sia pure in maniera consapevole solo per via irriflessa. Si ha invece sempre un peccato veniale (o meramente lesivo), quando non si giunge a un atto completamente umano. » | |
(Anselm Günthör, 1987, 761)
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Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |