Materia grave

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Philippe de Champaigne (1602-1674), Maria Maddalena.
I Vangeli presentano la Maddalena come una donna che, prima di conoscere Gesù, esercitò la prostituzione, che costituisce certamente materia grave di peccato, sia da parte di chi offre la prestazione che da parte di chi la richiede

La teologia morale parla di materia grave come una delle tre condizioni per compiere un peccato mortale[1].

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la materia grave "è precisata dai dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre' (Mc 10,19 ). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo" (n. 1858).

I vari tipi di materia grave

I teologi distinguono tra due tipi di materia grave:

  • vi sono peccati generalmente gravi; i teologi parlano di materia grave ex genere suo, "materia grave per il suo genere".
  • vi sono altri peccati che oggettivamente sono sempre gravi; i teologi parlano di materia grave ex toto genere suo, "materia grave in tutto il suo genere"[2].

Tale distinzione è importante:

  • nei primi vi può essere, e anche abbastanza spesso, materia lieve (datur parvitas materiae, "si dà materia lieve");
  • nei secondi c'è sempre materia grave, e pertanto non vi è mai materia lieve (non datur parvitas materiae, "non si dà materia lieve"): essi sono di suo sempre gravi in quanto alla materia.

Vi sono poi alcuni peccati per i quali la materia è sempre lieve.

I peccati la cui materia può essere grave

È materia generalmente grave quella di molti peccati commessi contro la seconda tavola del decalogo: si ha materia lieve quando non si viola sostanzialmente il precetto, ma si continua a conservare al prossimo un certo rispetto; si ledono sostanzialmente i beni materiali o spirituali del prossimo; ovvero, si offendono solo marginalmente quei beni, mentre sostanzialmente vengono conservati.

Per questi peccati si parla di materia divisibile.

I peccati la cui materia può essere grave, ma non lo è necessariamente, sono:

I peccati la cui materia è sempre grave

C'è sempre materia grave nei peccati contro le virtù teologali, contro la virtù di religione e contro i precetti della seconda tavola del decalogo che hanno a che fare con valori molto alti.

Per questi peccati si usa anche l'espressione materia indivisibile.

Tra i peccati la cui materia è sempre grave si possono elencare:

I peccati la cui materia è sempre lieve

Sono di suo peccati veniali quelle azioni che sono buone, ma nelle quali ci si appesantisce: la ricerca della vanagloria, l'eccessivo zelo per la propria figura, la gola, il perdere tempo.

Approfondimento

La teologia morale recente ha posto giustamente in evidenza l'aspetto soggettivo dell'agire morale, con il rischio però di eliminare ogni riferimento alla materia, la quale, "collocata al suo giusto posto, costituisce un criterio irrinunciabile della valutazione morale"[3]. Non si dà mai intenzione o decisione personale senza un riferimento, necessario, al contenuto concreto secondo cui quell'azione o decisione si realizza.

L'opzione fondamentale, quando c'è, si concretizza in una serie di scelte particolari, che hanno come oggetto concreto valori particolari e azioni determinate; la materia dell'agire morale "esprime un particolare appello di Dio nella situazione e concretizza il rapporto interpersonale tra Dio che chiama e l'uomo che risponde"[3]. Si parla quindi di materia grave quando essa comunica una richiesta grave da parte di Dio, e, di conseguenza, sollecita l'uomo a una presa di posizione grave della sua libertà di fronte a lui.

La trasgressione in materia grave rinvia normalmente, quindi, ad una decisione che sconvolge l'orientamento fondamentale dell'uomo, e come tale configura la situazione di peccato grave anche in termini soggettivi.

Note
  1. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1857.
  2. http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2000
  3. 3,0 3,1 Giannino Piana, Peccato, in Franco Ardusso et al. (a cura di), Dizionario Teologico Interdisciplinare, Marietti, Casale Monferrato 1977, 3 voll., ISBN 8821173062, vol. II, p. 688.
Voci correlate