Pietà (Tiziano)
Tiziano Vecellio, Pietà con santa Maria Maddalena, Nicodemo e angeli (1570 - 1576 ca.), olio su tela | |
Pietà | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Veneto |
Regione ecclesiastica | Triveneto |
Provincia | Venezia |
Comune | |
Diocesi | Venezia |
Ubicazione specifica | Gallerie dell'Accademia, sala X |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Pietà con santa Maria Maddalena, Nicodemo e angeli |
Datazione | 1570 - 1576 ca. |
Autori |
|
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 378 cm; l. 347 cm |
Iscrizioni | QVOD TITIANVS INCHOATVM RELIQVIT / PALMA REVERENTER ABSOLVIT/ DEOQ(ue) DICAVIT 0PVS |
Stemmi, Punzoni, Marchi | Stemma della famiglia Vecellio |
La Pietà è un dipinto, eseguito tra il 1570 ed il 1576 circa, ad olio su tela da Tiziano Vecellio (1490 ca. - 1576) e da Jacopo Negretti detto Jacopo Palma il Giovane (1548 ca. – 1628), attualmente conservato nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
Descrizione
Ambientazione
La scena è ambientata davanti ad un'esedra, inserita entro un'edicola dal timpano spezzato e dai pilastri bugnati, che ricorda le costruzioni mantovane di Giulio Romano e presenta nella calotta absdiale un finto mosaico raffigurante:
- Pellicano che si squarcia il petto per imboccare i piccoli nel nido: simbolo del sacrificio di Gesù.
Ai lati dell'esedra, si notano due statue poggianti su piedistalli scolpiti con protome leonine che alludono a san Marco, ma anche alla divina sapienza:
- a sinistra, Mosè prefigurazione vetero-testamentaria di Cristo.
- a destra, Sibilla Ellespontica, che sostiene la croce, in quanto, secondo la tradizione, aveva profetizzato la passione e la risurrezione di Gesù.
Soggetto
Nella scena compaiono:
- al centro:
- Maria Vergine sorregge il Cristo sulle ginocchia e contempla con amorevole fissità il volto reclinato del Figlio, assorta nel suo pacato dolore.
- Gesù Cristo morto, deposto dalla croce, il cui corpo nudo, è semisdraiato in grembo alla Madonna.
- a sinistra:
- Santa Maria Maddalena, disperata, urla con rabbia il proprio dolore.
- in basso, Angelo raccoglie il vasetto degli unguenti, tipico attributo della Maddalena.
- a destra: Nicodemo inginocchiato, in atto di sorreggere devotamente il Cristo sotto l'ascella sinistra: nella toccante figura Tiziano ha raffigurato se stesso nell'ultimo e più struggente autoritratto. Alle soglie dei novant'anni, l'artista si prostra difronte a Gesù, quasi spogliandosi di tutto: il pittore si è tolto anche il tradizionale zucchetto che compare in tutti gli autoritratti della maturità in poi per mascherare la calvizie.
- in alto, Angelo porta un fascio di ceri.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come:
- in basso a destra, Tavoletta votiva dipinta, che con il consueto tono popolare ed ingenuo di questi oggetti devozionali - ovviamente molto diverso rispetto allo stile del pittore - raffigura Tiziano ed il figlio Orazio in preghiera davanti alla Madonna con il Figlio morto in grembo: i due protagonisti, inginocchiati, sono intenti a chiedere l'intercessione divina per essere salvati dalla peste che imperversava su Venezia nell'estate del 1576: questo tema è ripreso anche dal braccio che compare ai piedi della Sibilla, estremo e tragico simbolo dell'angoscia dell'artista per la malattia e la morte. Tutto ciò non basterà: di lì a poco, prima il figlio Orazio, poi lo stesso Tiziano saranno colpiti dal morbo.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- I colori del dipinto appaiono cupi ed impastati, la luce livida conferisce ai personaggi una connotazione dolorosamente spettrale, le pennellate sono rapide ed imprecise (si noti a riguardo il braccio destro di Gesù, appena abbozzato) e l'atmosfera generale è quella del tetro incombere di un'immane tragedia.
- Nel doppio prostrarsi di Nicodemo e delle due figure oranti, nella tavoletta votiva a destra, è in un certo qual modo racchiuso il testamento spirituale di Tiziano: nel dramma senza tempo si consuma la tragedia della morte di ogni uomo, che anche dopo una vita di fama e di onori, l'appuntamento con la fine della vita lo trova solo e comunque impreparato.
Iscrizioni
Nel dipinto figura un'iscrizione, in lingua latina, collocata in basso al centro, dove si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | QVOD TITIANVS INCHOATVM RELIQVIT / PALMA REVERENTER ABSOLVIT/ DEOQ(ue) DICAVIT 0PVS » | « | Palma ha compiuto con reverenza l'opera che Tiziano ha lasciata incompleta e l'ha dedicata a Dio » |
Inoltre, altre due iscrizioni sono poste alle basi delle due statue per identificarle:
« | MOYSES » |
« | S. ELLESPONTICA » |
Stemmi
Nell'opera è presente, in basso a destra, accanto alla tavoletta votiva, un blasone identificabile come:
- Stemma della famiglia Vecellio.
Notizie storico-critiche
Il dipinto, che si prefigura come un ex voto, fu realizzato da Tiziano Vecellio per la cappella del Crocifisso nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, dove il pittore aveva ottenuto il permesso di essere sepolto. Per motivazioni sconosciute, l'opera rimase incompiuta nella sua casa ed alla morte del pittore (27 agosto 1576), durante l'infuriare della peste, fu sepolto nella cappella priva della tela con una cerimonia funebre frettolosa, patrocinata dalla Repubblica, risparmiandogli l'anonimato della fossa comune.
L'opera fu portata a compimento dall'allievo Jacopo Palma il Giovane, che vi apportò qualche modifica, ultimando l'esedra centrale ed aggiungendo l’Angelo con la fiaccola e l'iscrizione, dove informa di aver portato egli stesso a termine la tela.
Nel 1631, il dipinto venne collocato nella Chiesa di San Michele Arcangelo (demolita nel 1837), ed infine nel 1814, in seguito alle soppressioni napoleoniche, trasportato all'Accademia, dove attualmente è conservato.
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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