Primicerio

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Il Primicerio (latino: primicerius, «primo iscritto») era il nome di una carica all'interno delle gerarchie imperiali ed ecclesiastiche, ancora in uso in qualche diocesi. Il termine primicerio deriva dalle parole latine primus («primo») e cera, a indicare il primo iscritto in una lista di cera, come era in uso presso i Romani.

Il termine, già usato come equivalente a primo da Sant'Agostino, si trova adoperato nelle fonti giustinianee: primicerio dei notai, primicerius mensorum. Ma, a partire dal VI secolo, il termine designa anche il primo dei notai pontifici, che aveva uffici di cancelliere e, nei periodi di vacanza della sede o di assenza del papa, di primo ministro: l'ufficio era dato a un membro della nobiltà romana, che riceveva solo gli ordini minori e poteva contrarre matrimonio; l'ufficio era anzi spesso ereditario.

Quando i giovani chierici venivano riuniti nelle scuole per la formazione al servizio ecclesiastico nei diversi distretti della Chiesa occidentale nell'alto medioevo, anche ai direttori di queste scuole veniva dato questo titolo. Così, un'iscrizione dell'anno 551 proveniente da Lione menziona uno Stephanus primicerius scolae lectorum servientium in ecclesia Lugdunensi. Sant'Isidoro di Siviglia tratta degli obblighi del primicerius dei chierici inferiori nella sua Epistola ad Ludefredum. Da questa posizione il primicerio derivava anche alcuni poteri nella direzione delle funzioni liturgiche.

Il vocabolo è però giunto sino a noi in un altro significato, a designare cioè una dignità del capitolo. Il primicerio era l'ecclesiastico che vigilava e presiedeva i suddiaconi e gli altri chierici minori nel servizio divino. Nella regola di Crodegango[1] aveva il primo posto dopo l'arcidiacono.

Spesso fu detto cantore o praecentor (e aveva talora come coadiutore un succentor), in relazione al compito che assunse di dirigere il canto corale non solo dei chierici minori ma di tutti i componenti il capitolo e di presiedere al coro. In alcune cattedrali quella del primicerio era dignità in quanto egli aveva giurisdizione sui canonici, potendo punirli, anche con la privazione delle distribuzioni corali, per il loro cattivo comportamento nel coro; in altre, aveva una semplice precedenza d'onore sui canonici. In certe chiese, come a Lione, aveva come sua insegna la bacchetta d'argento, il baculum cantorale. Le decretali di Gregorio IX dedicano un breve titolo (can. unico, I, tit. XXV) al primicerio, spiegando ch'egli è sottoposto all'arcidiacono, e che a lui spetta specialmente il compito dell'istruzione dei diaconi e di dare a questi lectiones, quae ad nocturna officia clericorum pertinent.

Note
  1. San Crodegango di Metz promulgò un parvum decretulum che impose ai sacerdoti la vita comune e stabilì per essi l'obbligatorietà dell'ufficiatura di tipo monastico. Queste norme, 34 canoni ricalcati sulla regola di san Benedetto, vennero riprese e ampliate nel concilio di Aquisgrana dell'816 ed estese al territorio di tutto l'Impero; la regola servì di modello anche ai canonici regolari, che considerano Crodegango il loro fondatore.
Collegamenti esterni
  • Arturo Carlo Jemolo, PRIMICERIO su treccani.it. URL consultato il 2024-11-24