Fecondazione artificiale

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Uno spermatozoo tenta di penetrare in un ovulo. Immagine al microscopio

La fecondazione artificale, o fecondazione in vitro, o procreazione artificiale, è una tecnica per far nascere esseri umani dall'incontro in provetta di gameti umani.

La fecondazione artificiale si dice eterologa quando il seme o l'ovulo provengono da un "donatore" esterno alla coppia; la Chiesa dà in questo caso una valutazione morale negativa:

« Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per l'intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell'utero) sono gravemente disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe) ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono "il diritto esclusivo [degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro"[1]»

Si dice invece omologa, quando i gameti provengono dagli stessi genitori del bambino che nascerà. In tale caso il giudizio morale della Chiesa rimane negativo, anche se in maniera minore del caso precedente:

« Praticate in seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili. Dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che fonda l'esistenza del figlio non è più un atto con il quale due persone si donano l'una all'altra, bensì un atto che "affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una siffatta relazione di dominio è in sé contraria alla dignità e all'uguaglianza che dev'essere comune a genitori e figli"[2]»

Storia

La storia della fecondazione artificiale ha inizio con una lettera pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet nell'agosto 1978, firmata da Robert Edwards e Patrick Steptoe. I due ricercatori britannici annunciavano la nascita di Louise Brown, primo essere umano concepito "in provetta da un ovocita aspirato in laparoscopia il 1 novembre 1977, in un ciclo ovulatorio spontaneo, in una donna sterile per occlusione bilaterale delle tube".

Nato a Manchester, laureatosi in agraria e specializzatosi in genetica animale, Edwards aveva iniziato la carriera accademica nel 1955 a Cambridge. In quegli anni alcuni scienziati avevano dimostrato che cellule uovo di conigli potevano essere fecondate in provetta.

Il giovane genetista decise di studiare metodi simili da usare con gli esseri umani. Con una serie di esperimenti fece importanti scoperte riguardanti la fisiologia della riproduzione: come maturano gli ovuli, come differenti ormoni ne regolano il ciclo vitale, in particolare riguardo al momento opportuno per la fecondazione. Nel 1969 Edwards contattò il ginecologo Patrick Steptoe, pioniere della laparoscopia, tecnica per rimuovere gli ovuli dalle ovaie. Insieme misero in coltura ovociti umani e, aggiungendovi seme maschile, ottennero un embrione umano.

Nonostante i risultati promettenti, il britannico Medical Research Council decise di non finanziare il progetto, che andò avanti grazie a una donazione privata. Nel 1978, ai due ricercatori si rivolsero Lesley e John Brown, una coppia che da nove anni tentava invano di avere un figlio.

La percezione dell'opinione pubblica

Per la messa a punto di tale tecnica, è stato assegnato il Premio Nobel per la medicina 2010 al suo inventore, Robert Edwards[3], suscitando non poche reazioni nel mondo cattolico[4].

L'assegnazione del Premio Nobel tradisce il giudizio positivo dell'opinione pubblica nei confronti della fecondazione artificiale. Nell'ottica - che la Chiesa non condivide - del diritto al figlio, tale tecnica viene giudicata come un passo avanti e un progresso importante per l'umanità.

Giudizio morale della Chiesa

Il giudizio morale della Chiesa cattolica sulla fecondazione artificiale si basa sulla concezione della persona umana che ha il diritto di nascere da un gesto d'amore dei suoi genitori. Nella procreazione artificiale

« "a procreazione è privata dal punto di vista morale della sua perfezione propria quando non è voluta come il frutto dell'atto coniugale, e cioè del gesto specifico dell'unione degli sposi [...]; soltanto il rispetto del legame che esiste tra i significati dell'atto coniugale e il rispetto dell'unità dell'essere umano consente una procreazione conforme alla dignità della persona"[5]»

Ma un altro aspetto per il quale la Chiesa giudica moralmente negativa la fecondazione artificiale è il problema degli embrioni non impiantati. Dal momento che la tecnica di raccolta degli ovuli è onerosa per la donna, e dal momento che l'impianto dell'embrione fecondato in vitro ha un'alta percentuale di insuccesso, la pratica comune è la raccolta mi molti ovuli e la fecondazione di più ovuli allo stesso tempo; viene impiantato un embrione o due in utero, e vengono crioconservati gli altri, con l'intenzione di usarli in caso di insuccesso.

Non potendo non riconoscere all'embrione lo statuto di persona umana, l'ipotesi di congelare un essere umano, con la possibilità che di lui si arrivi a non aver più bisogno, pone prospettive bioetiche inquietanti.

« Innanzitutto senza Edwards non ci sarebbe il mercato degli ovociti con il relativo commercio di milioni di ovociti; secondo, senza Edwards non ci sarebbero in tutto il mondo un gran numero di congelatori pieni di embrioni che nel migliore dei casi sono in attesa di essere trasferiti negli uteri ma che più probabilmente finiranno per essere abbandonati o per morire e questo è un problema la cui responsabilità è neo premio Nobel. (..) Senza Edwards non ci sarebbe l'attuale stato confusionale della procreazione assistita con situazioni incomprensibili come figli nati da nonne o mamme in affitto.

Con la fecondazione in vitro, Edwards non ha in fondo risolto il problema dell'infertilità, che è un problema serio, né dal punto di vista patologico né epidemiologico. Insomma non è entrato nel problema, ha trovato una soluzione scavalcando il problema dell'infertilità. Bisogna aspettare che la ricerca dia un'altra soluzione, anche più economica e quindi più accessibile della fecondazione in vitro, che tra l'altro presenta costi ingenti. »

(Mons. Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, citato da Repubblica, 4 ottobre 2010)

La Chiesa pone molta attenzione ai mezzi con cui si ottiene un fine buono:

« Il problema è qui: per alcuni la violazione delle norme morali è giustificata dal valore che si ottiene, per altri no ma quello che dovrebbe essere sindacabile è che non ogni esito può essere avallato indipendentemente dal metodo con cui è stato ottenuto. Nel caso di Edwards, il Nobel avalla una medicina priva di sensibilità etica»

Per Roberto Colombo, docente dell'università Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia per la Vita e del Comitato Nazionale di Bioetica,

« la fecondazione in vitro suscita gravi interrogativi morali quanto al rispetto della vita umana nascente e alla dignità della procreazione umana. »

Il presidente dell'Associazione Scienza e Vita Lucio Romano sottolinea "l'inaccettabilità delle tecniche di fecondazione in vitro, che comportano la selezione e soppressione di esseri umani allo stato biologico di embrioni".

Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, commentò così il Nobel a Edwards:

« Suscita profondo dolore l'assegnazione del premio Nobel per la scienza al professor Edwards perché non tiene conto delle centinaia di milioni di esseri umani allo stato embrionale - figli - di cui proprio la fecondazione in vitro ha causato deliberatamente la morte in tutto il mondo. Il ricordo dei bambini nati con questa tecnica e il riconoscimento di valore del desiderio di maternità non possono nascondere la selezione dei figli, il loro deposito in frigoriferi a 196 gradi sotto zero in attesa della morte, la loro sottoposizione a sperimentazioni di ogni tipo, il tradimento della razionalità avvenuto quando, per nascondere il terribile segno di morte che grava su questa metodica, si è inventato il concetto di pre-embrione, per negare la dignità umana con una espressione verbale al concepito nei primi 14 giorni di vita »
(Avvenire, 5 ottobre 2010, p. 23)
Note
  1. Donum Vitae 2, 1.
  2. Donum Vitae 2, 5.
  3. Il collega Steptoe era morto nel 1988.
  4. Vedi per esempio l'articolo di prima pagina di Avvenire: Andrea Galli, Nobel alla provetta: vince l'ideologia, 5 ottobre 2010 p. 23.
  5. Donum Vitae 2, 4.
Bibliografia
Voci correlate