Avvenire

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Avvenire
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Stato bandiera Italia
Lingua italiano
Periodicità quotidiano
Genere stampa nazionale
Formato Broadsheet
Fondatore {{{fondatore}}}
Fondazione 4 dicembre 1968
Chiusura {{{chiusura}}}
Inserti e allegati
  • Luoghi dell'Infinito
  • Popotus
  • Non profit
  • Lavoro
  • Noi genitori e figli
Editore Avvenire Nuova Editoriale Italiana spa
Sede piazza Carbonari, 3 20125 Milano
telefono 02- 67801
Altra Sede Redazione romana
Piazza Indipendenza, 11/B
00185 Roma
Telefono 06- 68.82.31
Direttore Marco Tarquinio
Condirettore {{{condirettore}}}
Vicedirettore Tiziano Resca
Redattore capo Umberto Folena
ISSN [1]
Distribuzione
Edizione cartacea {{{cartacea}}}
Edizione digitale {{{digitale}}}
Canale TV {{{tv}}}
Tablet PC su abbonamento
Smartphone mobile.avvenire.it
Sito web
http://www.avvenire.it
Posta elettronica
lettere@avvenire.it
redazione.internet@avvenire.it
 

Avvenire è un quotidiano a diffusione nazionale fondato il 4 dicembre 1968 a Milano. È nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: l'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna (da cui ha mutuato il nome).

Il quotidiano si muove nel rispetto della dottrina della Chiesa cattolica ma in piena autonomia dalla gerarchia: infatti può prendere una sua posizione "per difendere e sostenere valori sulla base di motivazioni umane, morali, solide e profonde"[1].

Si autodefinisce «quotidiano di ispirazione cattolica» nel senso che è un giornale fatto da cristiani ma che vuole essere interessante anche per coloro che non sono credenti.

Storia

La fondazione

L'idea di una testata d'ispirazione cattolica che si rivolgesse a tutti gli italiani venne alla metà degli anni sessanta a Papa Paolo VI. Il pontefice, prevedendo l'evolversi dei tempi, giudicava ormai indispensabile uno "strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione"[2]. Paolo VI pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani, un giornale nazionale che desse un'idea dell'Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria.

Negli anni '60 esistevano in Italia diversi quotidiani cattolici regionali o locali. I principali erano L'Italia, che si pubblicava a Milano e L'Avvenire d'Italia, di Bologna. Paolo VI chiese ai vescovi di chiudere i loro giornali per unire le forze in un nuovo giornale nazionale.

Il progetto fu esaminato da una specifica commissione Italia-Avvenire, che si riunì tra l'autunno e l'inverno del 1966. Nel 1967 si procedette alla fusione delle due società editrici, l'ITL di Milano e l'I.Ce.Fi. di Bologna, che diventarono le componenti, in quote uguali, di una nuova società editoriale, la Nuova Editoriale Italiana (NEI), con sede a Milano.

Nel novembre di quell'anno la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si pronunciò a favore della fusione delle due storiche testate e si accinse a predisporre le linee d'indirizzo del nuovo giornale.

La CEI assumeva il compito di favorire la diffusione del giornale nelle diocesi, raccogliendo i fondi necessari per mantenerlo in vita. Inoltre si riservava il diritto/dovere di indicare la linea del giornale, «pur riconoscendo l'opportuna libertà di determinazione della Direzione nei singoli atti e considerando il giornale come uno strumento di comunicazione sociale aperta, e attento segno dei tempi[3]» Avvenire, nelle intenzioni dei suoi fondatori, non avrebbe dovuto sembrare un quotidiano ufficiale della Chiesa perché così sarebbe risultato un doppione dell'Osservatore Romano.

La scelta del primo direttore fu quindi molto ponderata. Dopo aver considerato i nomi di Vincenzo Cecchini (direttore del Giornale di Brescia, già collaboratore di Alcide De Gasperi); Giorgio Vecchiato (direttore della Gazzetta del Popolo); dell'esponente democristiano Guido Gonella e di Guglielmo Zucconi, alla fine la scelta cadde su Leonardo Valente, proveniente da Il Popolo. Il direttore sarebbe stato coadiuvato da un comitato editoriale e da un comitato ristretto di vescovi.

Il primo numero di Avvenire uscì nelle edicole il 4 dicembre 1968.

I primi anni di vita

Il primo anno di vita fu difficile: il giornale non era facile da trovare nelle edicole, la quota abbonamenti era bassa, e poi la sua zona di diffusione coincideva quasi completamente con quella dei due quotidiani precedenti. Il pericolo della cessazione delle pubblicazioni era concreto. Da Paolo VI, tenace sostenitore del quotidiano, giunsero pressanti moniti ai vescovi affinché lo tenessero in vita. Su suo diretto invito fu deciso di creare un Ufficio di promozione appositamente per il quotidiano cattolico, la cui direzione venne affidata, per esplicita volontà del pontefice, a Carlo Chiavazza, l'ultimo direttore de L'Italia.

Nel 1969 Valente venne sostituito da Angelo Narducci, proveniente anch'egli dal Popolo. Narducci guidò il giornale per dieci anni, consolidandone in maniera determinante il profilo e la diffusione[4].

Alla metà degli anni '70 Avvenire aveva allargato la propria presenza su tutta la penisola, raggiungendo, grazie agli sforzi dei vescovi del Sud, anche le regioni meridionali d'Italia. Nel 1972, infatti, era stato aperto un centro stampa a Pompei, per facilitare la distribuzione del quotidiano nel Mezzogiorno.

Negli anni settanta il quotidiano si dovette confrontare con una società sempre più laicizzata: il referendum sul divorzio (1974) dimostrò per la prima volta che la componente cattolica era diventata minoritaria nel Paese. In questo diverso contesto, la nuova missione del quotidiano diventò la "difesa dell'identità dei credenti". Il quotidiano doveva rappresentare "la coscienza critica dei cattolici impegnani nella sfera politica"[5]. Tale indirizzo fu esposto dal direttore Narducci nel 1975. Il giornale inoltre si schierava politicamente contro ogni ipotesi di collaborazione tra DC e PCI.

Durante il periodo della cosiddetta Solidarietà nazionale (1976-79), Avvenire mantenne una posizione critica verso la democrazia cristiana, pronto a rilevarne ogni segno di cessione a ideologie distanti dalla sua matrice cristiana-popolare.

Nel 1978 moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente Avvenire e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si conclude la prima fase della vita del quotidiano.

Nel 1980 Angelo Narducci lasciava la direzione del giornale; cambiavano anche i vertici della società editrice, la Nuova Editoriale Italiana (NEI).

Dagli anni novanta ad oggi

A partire dalla metà degli anni novanta - con la direzione di Dino Boffo, Avvenire ha ampliato l'attenzione alla società civile e si è rafforzata la sezione dedicata al dibattito culturale.

Sono state lanciate nuove iniziative: dal febbraio 1996 esce Popotus, inserto bisettimanale che si presenta come giornale di informazione pensato esclusivamente per ragazzi, strettamente legato alla struttura del quotidiano ma con temi e forma dedicati ai piccoli, a cui si aggiungono tre inserti mensili: Luoghi dell'Infinito, Noi Genitori e Figli, Non Profit.

Dal 1998 Avvenire si può leggere anche su Internet.

Il 7 maggio 2002 Avvenire ha attuato un forte cambiamento dell'impaginazione e dei contenuti; negli anni seguenti sono sorti diversi nuovi inserti settimanali: È lavoro (professioni), È vita (bioetica), Agorà domenica (cultura), e recentemente È famiglia (affari sociali).

Il rinnovamento ha consentito un progressivo aumento delle copie vendute, piccolo ma significativo perché in controtendenza rispetto alla generale contrazione del mercato in Italia. La vendita media giornaliera, nel mese di febbraio 2005, era di 103.000 copie.

Avvenire è uno dei quotidiani che gode dei maggiori finanziamenti pubblici, avendo ricevuto nell'anno 2003 5.990.000 euro, ex art. 3 legge 250/90.

Direttori

Dati di vendita

Dati Ads (Accertamenti Diffusione Stampa)

Note
  1. «Linea del Quotidiano dei cattolici italiani Avvenire», 14 febbraio 1970
  2. Eliana Versace, I 40 anni di Avvenire, «Avvenire» 9 maggio 2008
  3. Documento CEI del 3 novembre 1967 citato da Eliana Versace ne I 40 anni di Avvenire, «Avvenire» 9 maggio 2008
  4. Eliana Versace, I 40 anni di Avvenire, «Avvenire» 9 maggio 2008.
  5. Eliana Versace, I 40 anni di Avvenire, «Avvenire» 9 maggio 2008.
Voci correlate
Collegamenti esterni