Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Marc'Antonio Dal Re, Ingresso del Seminario Maggiore di Milano, incisione, 1745. La Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis detta le norme generali per la formazione dei candidati presbiteri, che si svolge principalmente nei seminari
Lo schema della Ratio
Introduzione
1. In quale senso il Concilio Vaticano II ha confermato l'istituzione del seminario
2. La situazione dei giovani contemporanei nei confronti dell'educazione
3. Il concetto del sacerdozio cattolico come fine proprio dell'educazione sacerdotale
4. L'azione e la vita del sacerdote nelle circostanze attuali
I. Norme generali
II. La pastorale delle vocazioni
III. Seminari minori e gli altri istituti eretti per il medesimo scopo
IV. I seminari maggiori
V. I superiori
VI. I professori
VII. Gli alunni
VIII. La formazione spirituale
IX. La formazione intellettuale in genere
X. Gli studi letterari e scientifici
XI. Gli studi di filosofia e delle scienze affini
XII. Gli studi teologici
XIII. Studi di specializzazione
XIV. L'insegnamento dottrinale
XV. Metodo d'insegnamento
XVI. La formazione propriamente pastorale
XVII. La formazione da continuarsi dopo il seminario


La Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis (espressione latina, "Norma fondamentale della formazione sacerdotale") è un documento della Congregazione per l'Educazione Cattolica che fornisce indicazioni unitarie circa la formazione sacerdotale sulla base delle indicazioni del Concilio Vaticano II.

Compito del documento "doveva essere quello di dare adeguate indicazioni per mantenere l'unità della disciplina ecclesiastica, senza tuttavia mortificare quella sana varietà richiesta dalle diverse situazioni pastorali nel vari Paesi"[1].

Il documento reca la data del 6 gennaio 1970. Il 19 marzo 1985 ne è stata pubblicata una seconda edizione.

A questo testo si adattano le norme (ratio) delle singole Conferenze Episcopali.

Genesi

Già il Concilio Vaticano II, consapevole della "importanza somma della formazione sacerdotale", perché "l'auspicato rinnovamento di tutta la Chiesa in gran parte dipende dal ministero sacerdotale"[2], aveva tracciato le linee fondamentali per una rinnovata formazione del clero, affidando alle Conferenze Episcopali delle singole nazioni il compito di redigere una Ratio o "Regolamento di formazione sacerdotale" adattato alle diverse esigenze dei luoghi e dei tempi. A tale scopo, la Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica non mancò, negli anni che immediatamente seguirono il Concilio, di sollecitare le Conferenze Episcopali al compimento di tale importante e urgente lavoro.[3]

In realtà esso procedeva a rilento, a causa soprattutto delle rapide e profonde trasformazioni cui era soggetta la società di quegli anni, trasformazioni che si ripercuotevano nella Chiesa e particolarmente nei seminari.

Data la gravità del problema, sembrò opportuno trattarne nel primo Sinodo dei Vescovi, tenuto a Roma nell'ottobre 1967, e la conclusione fu che la Sacra Congregazione ebbe l'incarico di preparare essa stessa, insieme con le Conferenze Episcopali, la Ratio che servisse di base e di norma nella preparazione dei regolamenti propri delle diverse nazioni.

Con l'aiuto di alcuni consultori-esperti, la Sacra Congregazione si accinse subito alla redazione di un primo schema, che fu inviato in esame alle Conferenze Episcopali; tale testo fu elaborata sostanzialmente dal gesuita italiano Paolo Dezza, dal sacerdote secolare spagnolo Germano Martil e dall'abate benedettino tedesco Augustinus Meyer[4]. Nel marzo 1969 i rappresentanti delle Conferenze si riunirono a Roma presso la Sacra Congregazione stessa per comunicare e discutere le proprie osservazioni. Fu così preparato un nuovo testo, che fu nuovamente sottoposto all'esame delle Conferenze Episcopali; in base alle loro osservazioni fu approntata una nuova redazione, che fu poi discussa nella riunione plenaria della stessa Congregazione, con la partecipazione di una cinquantina di cardinali e vescovi di ogni parte del mondo. Si giunse in tal modo alla redazione definitiva, frutto di una intensa, cordiale e fattiva collaborazione della Sacra Congregazione e delle Conferenze Episcopali.

Con l'approvazione di Paolo VI il documento fu promulgato il 6 gennaio 1970, e divenne la nuova "legge-quadro" per la formazione del clero, come fu definita dal card. Gabriel-Marie Garrone, prefetto della Sacra Congregazione che l'aveva preparata.

L'aggiornamento del 1985

Con la promulgazione del Nuovo Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983) fu interamente riordinata tutta la materia pedagogica e disciplinare riguardante i seminari e la formazione sacerdotale; di conseguenza la Ratio fundamentalis veniva ad essere privata della sua forza giuridica. Era però impossibile lasciar cadere la Ratio, perché molte delle Ratio preparate dalle Conferenze Episcopali erano profondamente radicate in essa, al punto che spesso ne riportavano vari paragrafi letteralmente; gli stessi Superiori ecclesiastici poi vi ricorrevano spontaneamente ogniqualvolta dovevano affrontare e risolvere questioni non esplicitamente contenute nel nuovo Codice.[1]

In considerazione di ciò la Congregazione per l'Educazione Cattolica credette opportuno rivedere la suddetta Ratio ed inserirvi quegli emendamenti, in realtà pochissimi, che erano richiesti dalle nuove circostanze. I cambiamenti riguardano più le note in calce, di molto arricchite, che il testo del documento, mantenuto sostanzialmente così come a suo tempo era stato redatto insieme con le Conferenze Episcopali.

La nuova edizione della Ratio fundamentalis fu congruamente approvata dal papa Giovanni Paolo II il 19 marzo 1985.

Note
  1. 1,0 1,1 Ratio del 1985, Prefazione, online
  2. Optatam Totius, proemio, online.
  3. Questa sezione si basa su Paolo Dezza (1970) 8-9.
  4. Norbert Trippen, Evoluzione nel clero dal 1914, in Hubert Jedin (a cura di), Storia della Chiesa, Jaca Book, Volume 10, Milano 1995, ISBN 8816302968, p. 288, online.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate