San Marco evangelista (Donatello)
Donatello, San Marco evangelista (1411 - 1413), marmo | |
San Marco evangelista | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | Firenze |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Museo di Orsanmichele |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Chiesa di Orsanmichele, nicchia dell'Arte di Calimala |
Oggetto | statua |
Soggetto | San Marco evangelista |
Datazione | 1411 - 1413 |
Ambito culturale | |
ambito fiorentino | |
Autore |
Donatello (Donato de' Bardi) detto Donatello |
Materia e tecnica | bronzo |
Misure | h. 236 cm; l. 74 cm |
San Marco evangelista è una statua, eseguito tra il 1411 ed il 1413, in marmo, da Donato de' Bardi, detto Donatello (1386 – 1466), proveniente dalla nicchia esterna dell'Arte dei Linaioli e Rigattieri nella Chiesa di Orsanmichele a Firenze ed attualmente conservata nel Museo di Orsanmichele della medesima città.
L'opera fa parte della serie delle quattordici statue dei santi patroni delle Corporazioni delle arti e mestieri poste nelle nicchie esterne della chiesa fiorentina.
Descrizione
Soggetto
La statua raffigura:
- San Marco evangelista, in piedi, indossa una tunica stretta in vita da un cintura e, sopra di esso, un ampio mantello che ricade su ampie pieghe sulle gambe; tiene il suo Vangelo nella mano sinistra e la mano destra lungo il fianco. Il panneggio crea forti effetti di chiaroscuro, con ampie pieghe, soprattutto nella parte inferiore, che accrescono il senso del volume delle membra sottostanti, senza nasconderle e senza lesinare su giochi lineari tardogotici. Le spalle sono curve, la gamba sinistra è molle sull'anca, in una postura ponderata, ma che non sminuisce il portamento eretto e solenne. La leggera torsione del corpo faceva sporgere leggermente la statua dalla nicchia, evitando la rigidità di una posizione strettamente frontale: lo sguardo del santo sembra così proiettarsi verso un lontano orizzonte indefinito. La testa, barbuta e con una folta capigliatura ricciuta, scatta verso sinistra con uno sguardo fisso e intenso, creando un senso di energia trattenuta tipico delle migliori opere di Donatello. Le folte sopracciglia sono lievemente aggrottate e l'espressione di dignitosa serietà e integrità spirituale (che ricorda il San Giovanni evangelista di pochi anni posteriore) è sottolineata anche dalle rughe orizzontali sulla fronte e dalla bocca serrata, in uno schema probabilmente ispirato da ritratti romani del periodo tardo-repubblicano e imperiale.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
La statua tratteggia una nuova tipologia realistica per la rappresentazione della fisicità della persona e per lo studio della fisionomia come riflesso del carattere espressiva, tanto che di fronte a questo capolavoro giovanile di Donatello, Michelangelo, solitamente poco propenso ad esaltare le opere di altri artisti, secondo Vasari, affermò:[1]
« | Di non aver mai visto figura che avesse più aria di uomo da bene di quella, e che se san Marco era tale, si poteva credere ciecamente a ciò che aveva scritto. » |
Notizie storico-critiche
La statua fu commissionata nel 1411 dall'Arte dei Linaioli e Rigattieri e fu la prima delle tre realizzate da Donatello per la Chiesa di Orsanmichele, le altre, sempre in marmo, raffigurano:
- San Giorgio (1415 - 1417) per l'l'Arte dei Corazzai e Spadai;[2]
- San Pietro apostolo (1415 - 1425) per l'Arte dei Beccai (macellai).[3]
La statua venne probabilmente collocata nella nicchia alla fine del 1413. Rimane la documentazione di come inizialmente la statua fosse stata commissionata, nel 1409, a Niccolò di Pietro Lamberti (1370 ca. – 1425 ca.), al quale venne affidato il monumentale blocco di marmo e un compenso di 28 fiorini. Nel 1411, l'opera passò a Donatello per motivazioni non meglio precisate, il quale si impegnò a consegnare la scultura finita, "dorata e ritta con ogni ornamento opportuno" entro il 1 novembre 1412. In realtà, occorse un po' più di tempo, anche per il tabernacolo che era stato affidato agli scalpellini Perfetto di Giovanni e Albizzo di Pietro.
La statua venne rimossa dalla sua sede nel 1941, per proteggerla dai bombardamenti, e poi di nuovo nel 1977, quando fu avviato un restauro dell'Opificio delle Pietre Dure concluso solo nel 1986. In quell'occasione venne rimossa la patinatura scura, che tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX secolo, aveva annerito la superficie per farla assomigliare al bronzo, armonizzando arbitrariamente le statue marmoree della Chiesa di Orsanmichele con quelle bronzee; si riscoprirono così il modellato originale ed le tracce di doratura.
Dopo la conclusione del restauro, la statua originale non è stata ricollocata nella sua ubicazione originaria, dove è stata sostituita da una copia, ma trasferita al museo.
Galleria fotografica
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Note | |
Bibliografia | |
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