Schola Cantorum

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Schola Cantorum pontificia della Cappella Sistina

Schola cantorum ("Scuola dei cantori" o "Coro") indica un gruppo di chierici o di laici che hanno l'ufficio di eseguire a dovere le parti che le sono proprie, secondo i vari generi di canto, e promuovere la partecipazione attiva dei fedeli nel canto durante le funzioni liturgiche. Quello che si dice della schola cantorum, con gli opportuni adattamenti, vale anche per gli altri musicisti, specialmente per l'organista.

Storia

Storicamente, il termine comparve in epoca medievale ed era applicato principalmente al coro che cantava durante le solenni cerimonie papali.

Le origini e la storia antica della Schola Cantorum sono oscure: sin dal IX secolo, la sua fondazione veniva attribuita a papa Gregorio I (pontificato 590604), ma la tesi non è condivisa dalla maggior parte degli studiosi moderni. In effetti, né il Liber pontificalis né le più antiche biografie di quel pontefice menzionano una schola cantorum.

Il primo riferimento certo a un corpo organizzato di cantori a Roma risale invece alla biografia di papa Sergio I (687701), di cui si narra che per la sua educazione fu assegnato al priori cantorum[1]. Sono d'altronde degli anni intorno al 670 riforme liturgiche che si ritiene plausibilmente abbiano incluso anche provvedimenti per un coro permanente di cantori papali.

La Schola Cantorum certamente esisteva all'inizio dell’VIII secolo, dal momento che le sue funzioni liturgiche sono descritte in dettaglio nei libri cerimoniali degli Ordines romani. In quei secoli la Schola Cantorum fu collegata con un orfanotrofio, ed è probabile che servisse anche come istituto di formazione per ragazzi orfani dotati di talento musicale, che potevano anche prepararsi alla carriera ecclesiastica.

L’organizzazione della Schola assomigliava a quella delle altre burocrazie della curia romana.

Il suo più alto dirigente era il priore (prior): vi erano poi altre figure di responsabilità, fra le quali la più rilevante appare il quartus (detto anche archiparaphonista), che esercitava una primaria responsabilità musicale nel dirigere i cantori. Il secundus e il tertius sono menzionati molto meno frequentemente negli Ordines: presumibilmente essi eseguivano le parti solistiche di graduali, alleluia e offertori.

Negli Ordines si trovano poi isolati riscontri dei termini paraphonistae e paraphonistae infantes, ma gli studiosi ritengono che ciò non indichi il canto di musica polifonica, sebbene fonti più tarde attestino che in alcune occasioni la Schola cantava con abbellimenti organali improvvisati.

La Schola Cantorum del papa ebbe un ruolo fondamentale nella trasmissione del canto romano antico al regno franco durante il periodo di Carlo Magno. Poiché questo passaggio è un punto cruciale nella storia della musica (non solo di quella sacra ma di tutto il patrimonio europeo e occidentale), la moderna discussione degli studiosi è accesa intorno al metodo con cui la trasmissione venne effettuata: essendo avvenuta oralmente, non vi sono riscontri documentali; inoltre anche le testimoniane indirette non sono di aiuto, in quanto i cronisti italiani medievali affermarono che i Franchi contaminarono l’autentica tradizione romana che avevano ricevuto dalla Schola, mentre gli scrittori franchi accusarono i romani di seminare discordia insegnando differenti repertori di canto in differenti luoghi.

I Franchi adottarono il termine schola cantorum per le istituzioni fondate dopo il modello romano, ma l'uso si perse poi nei secoli.

Nei tempi moderni il nome è tornato in uso da parte di istituzioni didattiche, per esempio, la Schola Cantorum de Paris (Vincent d’Indy, 1894) e la Schola Cantorum Basiliensis (August Wenzinger, 1933), come pure da parte di cori specializzati nell'esecuzione di musica antica e rinascimentale.

Architettura

Il termine Schola Cantorum, in architettura, designa la zona della chiesa, antistante il presbiterio, limitata da una balaustra di transenne, destinata ai cantori.[2] Tale recinto cadde in disuso a partire dal XIII secolo, per motivi di praticità e convenienza, e vennero costruiti dei palchetti e poi delle vere e proprie cantorie nel transetto o in qualche cappella laterale.

Si possono vedere esempi di Scholae in varie basiliche romane: a Santa Sabina, a santo Stefano sulla via Latina, a San Clemente al Laterano

Note
  1. Trad. al priore dei cantori: v. oltre.
  2. AA.VV., Dizionario dei termini artistici, Electa-Bruno Mondadori, Milano, 1996, p. 68
Bibliografia
  • Agostino Amore, Schola cantorum, in Dizionario storico religioso, Roma 1966
  • (EN) Joseph Dyer, Voce Schola Cantorum in Stanley Sadie (a cura di), The New Grove Dictionary of Music and Musicians, Macmillan, Washington, 1980
Voci correlate