Basilica di San Clemente al Laterano (Roma)
Basilica di San Clemente al Laterano | |
Roma, Basilica di San Clemente al Laterano (1713-1719) | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Labicana, 95 00184 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 7740021 |
Fax | +39 06 77400201 |
Posta elettronica | segreteria@basilicasanclemente.com |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Clemente I |
Sigla Ordine qualificante | O.P. |
Sigla Ordine reggente | O.P. |
Data fondazione | 385 |
Architetto | Carlo Stefano Fontana (ristrutturazione del XVIII secolo) |
Stile architettonico | paleocristiano, romanico, gotico, barocco |
Inizio della costruzione | XII secolo, inizio |
Completamento | 1719 |
Data di consacrazione | 1108 |
Consacrato da | Papa Pasquale II |
Strutture preesistenti | edificio pubblico (Moneta), mitreo romano, domus ecclesiae di Clemente, chiesa originaria |
Pianta | basilicale |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Clemente al Laterano è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Monti, che sorge sulla piazza omonima all'angolo con l'antica via Labicana; è posta a circa trecento metri a est del Colosseo, sulla strada in lieve salita che dalla valle tra il colle Oppio e il Celio porta a San Giovanni in Laterano. L'edificio sacro e l'attiguo convento domenicano costituiscono uno dei più straordinari e meglio conservati complessi monumentali della città.
Storia
Dalle origini al Medioevo
La basilica sorge nel sito di un edificio pubblico (probabilmente la Moneta[1]) anteriore all'incendio neroniano (64 d.C.), accanto al quale fu eretta nel II secolo una casa, nel cui cortile venne ricavato, tra la fine del II e l'inizio del III secolo, un Mitreo, trasformato poco dopo in una sorta di ampia sala suddivisa da file di pilastri e colonne in laterizi (fine del III secolo): forse la domus ecclesiae corrispondente al titulus Clementis.
La chiesa, costruita nel 385 e consacrata da papa Siricio (384-399), è dedicata a san Clemente, quarto papa (morto nel 97), le cui spoglie, secondo la tradizione, furono trovate nell'867 dai santi Cirillo e Metodio in Crimea, sul Mar Nero e da loro solennemente traslate a Roma.
L'edifico resistette, nella sua forma primitiva, fino all'XI secolo, quando fu gravemente danneggiato durante il sacco di Roma del 1084 da un incendio provocato dalle truppe normanne, guidate da Roberto il Guiscardo (1015 ca.-1085), tanto che, reso ormai pericolante, dovette essere abbandonato.
All'inizio del XII secolo, su proposta del cardinale titolare Anastasio iuniore (1112-1125), la chiesa del IV secolo fu interrata fino alle colonne che delimitavano le tre navate e su queste fondamenta venne eretta una nuova basilica, che ripeteva lo schema della precedente anche se di dimensioni leggermente ridotte, che fu consacrata nel 1108 da papa Pasquale II (1099-1118). Contemporaneamente si dette inizio alla costruzione dell'attiguo monastero che venne affidato ai benedettini.
Nel 1403 Bonifacio IX (1389-1404) vi introdusse la congregazione ambrosiana,[2] che vi rimase fino al 1643, quando questa fu soppressa da Urbano VIII (1623-1644).
Dal Seicento a oggi
Nel 1645 il cardinale Camillo Pamphilj (1622-1666) affidò la custodia della basilica ai Domenicani di San Sisto. Dieci anni dopo, a causa della persecuzione religiosa in Irlanda, San Clemente fu assegnata ai Domenicani della Provincia irlandese, che ancor oggi l'amministrano.
Tra il 1713 e il 1719, per volontà di Clemente XI (1700-1721), la basilica fu completamente ristrutturata da Carlo Stefano Fontana (att. 1700 ca. - 1719 ca.), che gli conferì l'attuale aspetto.
Scavi condotti dal 1857 al 1870 dal domenicano Joseph Mullooly (1812-1880) e dall'archeologo Giovanni Battista de Rossi (1822-1894) hanno riportato alla luce l'antica basilica medioevale e un mitreo. Mentre le ricerche eseguite nel 1912-1914 dal domenicano Louis Nolan hanno rivelato ulteriori strutture romane.
La basilica attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Domnica alla Navicella.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Clemente, istituito nel V secolo: il titolo attualmente (2021) è vacante.
Descrizione
Esterno
Protiro e quadriportico
La basilica è cinta da un muro perimetrale, nel quale si apre l'ingresso principale, con protiro (A) in laterizi del XII secolo costituito da quattro colonne di granito; il portale è decorato con una cornice marmorea a motivi floreali a intreccio (VIII - IX secolo). Sui muri esterni della chiesa, sono inseriti frammenti marmorei di recupero, provenienti dalla struttura primitiva o dagli edifici romani.
Oltre l'ingresso si trova il cortile del XII secolo, con quadriportico (B) a colonne ioniche architravate, con un lato fu rimaneggiato da Carlo Stefano Fontana come pronao della facciata; al centro del cortile, è posta una vasca ottagonale del XII secolo.
Facciata
Sul lato settentrionale del quadriportico prospetta la facciata della basilica, edificata nel primo quarto del XVIII secolo da Carlo Stefano Fontana, suddivisa in due ordini da un'alta cornice marcapiano e raccordati da volute: l'inferiore, costituito da un portico a cinque arcate, presenta l'unico portale d'ingresso all'aula liturgica; il superiore, scandito da due coppie di lesene con capitelli corinzi, è aperto al centro da un ampio finestrone ad arco ed è concluso da un timpano triangolare.
Sul fianco sinistro, si erge il campanile (C), risalente al XVIII secolo, a pianta quadrata, terminate con una cella campanaria aperta da una monofora su ogni lato.
Interno
Basilica superiore
L'interno della basilica superiore, benché alterato dagli interventi settecenteschi (stucchi, dipinti murali ad affresco e soffitti lignei), conserva la struttura a pianta basilicale del XII secolo, a tre navate terminanti in altrettanti absidi e divise da sedici colonne antiche, lisce e scanalate, con capitelli a stucco di restauro, interrotte al centro da due setti murari. Le navate sono coperte da soffitti a lacunari messi in opera nel XVIII secolo. Il pavimento, a intarsi marmorei formanti disegni geometrici e con varie epigrafi frammentarie reimpiegate, è uno splendido esemplare cosmatesco del XIII secolo.
Nella navata centrale (D), si notano:
- nel soffitto, al centro, San Clemente I in gloria (1714-1719), affresco di Giuseppe Chiari.[3]
- alle pareti, sopra gli archi, ciclo di dipinti murali con Storie della vita di san Clemente I (a sinistra) e Storie della vita di sant'Ignazio di Antiochia (a destra), tra i quali si notano:
- San Clemente I porge il velo a santa Domitilla (ante 1716), affresco di Pietro Antonio De Pietri.[4]
- Traslazione del corpo di san Clemente I (1714-1716), affresco di Giovanni Odazzi.[5]
- Sant'Ignazio di Antiochia condannato a morte dall'imperatore Traiano (1716-1717), affresco di Giovanni Domenico Piestrini.
- Martirio di sant'Ignazio di Antiochia (1715), affresco di Pier Leone Ghezzi.
- al centro, Schola Cantorum[6] (F), eretta nel XII secolo, reimpiegando elementi di quella donata alla chiesa primitiva da papa Giovanni II (533-535), il cui monogramma appare sulle pareti. La schola, tuttavia, non presenta esattamente lo stesso aspetto che aveva nella basilica inferiore: infatti, nella ricostruzione del XII secolo alcuni dei riquadri dovettero essere eliminati perché lo spazio disponibile nella navata era minore che nella navata sottostante.
- al centro, Due amboni (G) e Candelabro tortile per cero pasquale (seconda metà del XIII secolo), in marmo e mosaico, di ambito cosmatesco.[7]
All'inizio della navata sinistra (E), accanto all'ingresso, si apre la Cappella di Santa Caterina d'Alessandria (P) che accoglie il celebre ciclo di dipinti murali, ad affresco, eseguiti, probabilmente tra il 1428 e il 1430, da Masolino da Panicale su commissione del cardinale Branda Castiglioni (1350-1443), raffiguranti:[8]
- sull'esterno del piedritto sinistro dell'arcata, San Cristoforo;[9]
- sull'arco soprastante, Annunciazione;[10]
- nell'intradosso dell'arcata, Santi Apostoli;[11]
- alla parete di fondo, all'altare, Crocifissione di Gesù Cristo;[12]
- sulla volta, Evangelisti e Dottori della Chiesa;[13]
- alla parete sinistra, Storie della vita di santa Caterina d'Alessandria, articolate su due registri, presentano:
- nel registro superiore: Santa Caterina d'Alessandria rifiuta di adorare gli idoli, Santa Caterina d'Alessandria riceve in carcere la visita dell'imperatrice Faustina e decapitazione dell'imperatrice Faustina;[14]
- nel registro inferiore:
- a sinistra, Disputa di santa Caterina d'Alessandria con i filosofi;[15]
- al centro, Santa Caterina d'Alessandria e il miracolo della ruota;[16]
- a destra, Decapitazione di santa Caterina d'Alessandria;[17]
- alla parete destra, Storie della vita di sant'Ambrogio di Milano, articolate su due registri, presentano:
- nel registro superiore: Miracolo delle api, Sant'Ambrogio proclamato vescovo[18][19]
- nel registro inferiore:
- a sinistra, Distruzione della casa dell'uomo ricco;[20]
- al centro, Studiolo di sant'Ambrogio;[21]
- a destra, Morte di sant'Ambrogio.[22]
Lungo la navata si accede a una grande cappella, dedicata ai Santi Cirillo e Metodio (T), a pianta quadrata, sormontata da una cupola e con un abside semicircolare, dove è sepolto san Cirillo. L'ambiente venne decorato nel 1888 per volontà del vescovo Josip Juraj Strossmayer (1815-1905).
Cappella della Madonna del Rosario
Al termine della navata, a sinistra del presbiterio, è posta la Cappella della Madonna del Rosario o del SS. Sacramento (R), dove si notano:
- all'altare, Madonna del Rosario tra san Domenico di Guzman e santa Caterina da Siena (1714), olio su tela di Sebastiano Conca.[23]
- alla parete sinistra, Monumento funebre del cardinale Antonio Jacopo Venier (1479), attribuito all'ambito di Isaia da Pisa: l'opera è costituita da colonnine e capitelli provenienti dal tabernacolo fatto costruire nel VI secolo da Mercurio di Proietto (futuro papa Giovanni II).
- alla parete destra, Madonna con Gesù Bambino, san Giovannino e angeli (seconda metà del XVI secolo), olio su tela di Jacopo Zucchi.[24]
Presbitero e abside centrale
Un recinto marmoreo, con plutei e transenne con monogramma di Giovanni II divide la navata centrale dal presbiterio rialzato (I), al centro del quale è collocato:
- Ciborio (XIII secolo), sostenuto da quattro colonne di pavonazzetto e tettuccio a colonnine di ambito cosmatesco, sotto al quale è posto l'altare, ove sono custodite le spoglie di san Clemente e di sant'Ignazio di Antiochia, come ricordato nelle due iscrizioni:
(LA) | (IT) | ||||
« | SANCTUS CLEMENS MARTYR HIC FELICITER EST TUMULATUS » | « | San Clemente martire è felicemente sepolto qui » |
(LA) | (IT) | ||||
« | HIC REQUIESCUNT CORPORA SS CLEMENTIS PAPÆ ET IGNATII » | « | Qui riposano i corpi dei santi Clemente papa e Ignazio » |
Dietro l'altare, si apre l'abside centrale semicircolare (H), dove si notano:
- sul catino, Trionfo della Croce (1124-1128), mosaico di maestranze romane:[25] l'opera, tra le più significative di questo periodo, si articola in tre registri che presentano:
- nel registro superiore: il cielo nel polo dell'emisfero; ai lati, ripetuto specularmente, l'Agnello di Dio; al centro, la Mano di Dio Padre che porge la corona;
- nel registro mediano: al centro, Gesù Cristo crocifisso con dodici colombe tra la Madonna e san Giovanni apostolo. La croce, che poggia su un cespo d'acanto, costituisce il perno intorno al quale ruotano, avvolti in girali, racemi digradanti verso il polo dell'emisfero che occupano tutto il fondo racchiudendo piccole figure. In alto, negli spazi più ristretti, uccelli di diverse specie; nella fascia centrale, eroti su delfini o musicanti; nella penultima fila, i quattro Dottori della Chiesa alternati a gruppi di fedeli e a piccole figure umane. In basso due cervi si abbeverano ai quattro fiumi paradisiaci che sgorgano dalla croce. La scritta sul bordo spiega il significato della composizione: ECCLESIAM CRISTI VITI SIMILABIMUS ISTI / DE LIGNO CRUCIS IACOBI DENS. IGNATIIQ(ue). / IN SUPRASCRIPTI REQUIESCUNT CORPORE CRISTI / QUAM LEX ARENTEM! SET CRUS FACITE(ss)E VIRENTE(m). Il fondo dorato è costituito da tessere di vario impasto, in molte delle quali è riconoscibile un tipo di preparazione caratteristico del IV secolo, a testimonianza del fatto che furono qui riutilizzate elementi tratti dal mosaico della chiesa originaria;
- nel registro inferiore, Agnello di Dio con dodici pecore convergenti: le due teorie di sei ovini escono da altrettante città gemmate di Betlemme (a sinistra) e di Gerusalemme (a destra), poste alla base dell'arco trionfale e vanno probabilmente identificati con gli Apostoli.
- sull'arco trionfale:
- sulla fronte, è posto un altro splendido mosaico (1124-1128), parzialmente nascosto dal basso soffitto settecentesco, riferibile a maestranze romane coeve, ma diverse da quelle che hanno eseguito il catino absidale; esso, articolato su tre registri, presenta:[26]
- in alto, Gesù Cristo pantocratore tra i simboli degli Evangelisti;
- a sinistra, San Lorenzo e san Paolo con Isaia e la città di Betlemme;
- a destra, San Pietro e san Clemente I con Geremia e la città di Gerusalemme.
- sul piedritto, a destra, Edicola devozionale a tabernacolo con rilievo raffigurante Madonna con Gesù Bambino, san Clemente I, papa Bonifacio VIII e il committente (1299), in marmo di ambito romano: l'opera venne donata dal cardinale Giacomo Tomasi Caetani.
- sulla fronte, è posto un altro splendido mosaico (1124-1128), parzialmente nascosto dal basso soffitto settecentesco, riferibile a maestranze romane coeve, ma diverse da quelle che hanno eseguito il catino absidale; esso, articolato su tre registri, presenta:[26]
- alla parete, Gesù Cristo benedicente con la Madonna e gli apostoli (fine XIII-XIV secolo), affresco di ambito romano.[27]
- addossata alla parete, Cattedra episcopale (XII secolo), proveniente dalla Basilica inferiore, dove è collocata un'iscrizione commemorativa del cardinale Anastasio iuniore, nel quale si legge:
« | Anastasius presbiter cardinalis huius tituli hoc opus cepit et perfecit. » |
Cappella di San Giovanni Battista
Al termine della navata, a destra del presbiterio, è posta la Cappella di San Giovanni Battista (S), dove sono collocati:
- all'altare, Statua di san Giovanni Battista (fine del XV secolo), in marmo, attribuita a Simone Ghini.
- alle pareti:
- Monumento funebre del cardinale Bartolomeo Roverella (1476 ca.), in marmo di Andrea Bregno e di Giovanni Dalmata.[28]
- Monumento funebre di Giovanni Francesco Brusati (1485), in marmo di Luigi Capponi.
All'inizio della navata destra (E), accanto all'ingresso, si apre la piccola Cappella di San Domenico di Guzman (Q), posta su sito del campanile originario, che accoglie un ciclo di dipinti, olio su tela, eseguiti nel primo quarto del XVIII secolo da Sebastiano Conca, raffiguranti:
- all'altare, San Domenico di Guzman tra angeli
- alla parete sinistra, San Domenico di Guzman resuscita il giovane Napoleone Orsini;[29]
- alla parete destra, San Domenico di Guzman fa resuscitare un muratore.[30]
Basilica inferiore
Dalla sagrestia (M), si scende alla Basilica inferiore tramite una scalinata (N), costruita nel 1866, decorata alle pareti con frammenti scultorei e vari calchi in gesso provenienti dalla chiesa del IV secolo e dal mitreo.
Nartece
Ai piedi della scala d'accesso si trova il nartece che presenta sulla parete pregevoli dipinti murali, raffiguranti:
- Gesù Cristo benedicente tra Arcangeli e santi (XI secolo), affresco di ambito romano:[31] il dipinto è stato identificato come un Giudizio particolare, dove si vedono:
- al centro, Gesù Cristo, benedicendo, giudica un'anima subito dopo la morte;
- a sinistra, Sant'Andrea apostolo e san Michele arcangelo;
- a destra, San Gabriele arcangelo e san Clemente I.
- Miracolo del tempietto (ultimo quarto dell'XI secolo), affresco di ambito romano:[32] il dipinto presenta il miracolo del bambino scomparso e ritrovato e in basso il committente e la sua famiglia (Beno de Rapiza, Maria Macellaria e i figli Clemente e Altilia); nel medaglione, al centro, San Clemente I, con un'iscrizione su due linee disposte in forma di croce nel quale si legge:
« | MEPRECE QUERENTES ESTOTE NOCIVA CAVENTES. » |
- Traslazione del corpo di san Clemente I (ultimo quarto dell'XI secolo), affresco di ambito romano:[33] nella cornice inferiore della scena è posta l'iscrizione dedicatoria che ricorda:
« | EGO MARIA MACELLARIA PRO TIMORE DEI ET REMEDIO ANIME MEE HEC PRO GRATIA RECEPTA FIERI CURAVI. » |
La navata centrale ha gli intercolumni tamponati da muri che sorreggono, insieme ad altri, la struttura della Basilica superiore ed è tagliata longitudinalmente dal muro di sostegno del colonnato della navata destra di quella.
Nella parete sinistra sono ubicati alcuni interessanti dipinti murali:
- all'inizio della navata:
- Assunzione di Maria con papa Leone IV (847-855), affresco, di ambito romano:[34] nell'opera è inserita la figura del pontefice con il nimbo quadrato che lo indica come persona ancora vivente.
- Pie donne al sepolcro, Discesa di Gesù Cristo al limbo, Nozze di Cana (847-855), affreschi, di ambito romano.[35]
- a metà della navata, Storie della vita di sant'Alessio di Roma (ultimo quarto dell'XI secolo), affresco.[36]
- a metà della navata, poco più avanti del precedente:
- San Clemente I in trono e santi, Messa di san Clemente I e accecamento di Sisinnio, Miracolo della colonna (ultimo quarto dell'XI secolo), affresco, di ambito romano:[37] i comandi e gli appellativi, che vengono fatti pronunciare come in fumetti ai protagonisti dell'episodio, sono un prezioso documento del primitivo volgare italiano. La scena, tratta dalla Passio Sancti Clementis, rappresenta il patrizio Sisinnio nell'atto di ordinare ai suoi servi di legare e trascinare san Clemente I che, miracolosamente, si è trasformato in una colonna di pietra:
(ITV) | (IT) | ||||
« | FILI DE LE PUTE, TRAITE! GOSMARI, ALBERTEL, TRAITE! FALITE DE RETRO CO LO PALO, CARVOCELLE! » | « | Figli di puttane, tirate! Gosmario, Albertello, tirate e tu, Carvoncello, spingi da dietro con il palo » |
(LA) | (IT) | ||||
« | DURITIAM CORDIS VESTRIS SAXA TRAERE MERUISTIS » | « | Per la durezza del vostro cuore avete meritato di trascinare una pietra » |
Nelle due navate laterali si notano:
- a sinistra, Tomba san Cirillo (IX secolo): la sepoltura che si credeva perduta è stata ritrova durante gli scavi della chiesa inferiore;
- a destra:
- Discesa di Gesù Cristo al limbo (871-882), affresco, di ambito romano:[38] nel dipinto si vede il Cristo, giovane e imberbe, che calpestando il demonio libera un'anima dalle fiamme che si sprigionano sulla destra; a sinistra, è collocato il ritratto del probabile committente dell'affresco, un prelato con il nimbo quadrato e un libro gemmato nella mano sinistra;
- a metà della parete, entro nicchia, Madonna con Gesù Bambino in trono e sante (metà del IX secolo), affresco, di ambito romano.[39]
- in fondo, Sarcofago con Fedra e Ippolito (I secolo).
Area archeologica
Per approfondire, vedi la voce Mitreo di San Clemente |
Per una scala in fondo alla navata sinistra si scende, sotto le absidi delle Basiliche superiore e inferiore, alle costruzioni romane d'età imperiale e al Mitreo[40] (fine II - inizio III secolo), costituito da tre ambienti: i primi due che fungono da vestibolo e probabilmente da schola mitraica, con resti di stucchi e dipinti murali; il terzo, l'aula rituale, con volta ribassata e banconi in muratura lungo le pareti laterali: al centro è collocata un'ara marmorea con rilievi raffiguranti:
- Il dio Mitra immola un toro, Due dadofori Cautes e Cautopates e Serpente.
Proseguendo il percorso, si costeggia una struttura di forma rettangolare e delimitata da un muro di grandi blocchi di tufo, che era probabilmente parte di un edificio pubblico, databile, in base alla tecnica edilizia e ai bolli dei mattoni, al I secolo. Considerata la simmetria degli ambienti, la particolare solidità del muro esterno e la presenza di pochi e stretti ingressi si ritiene che debba essere stato un fabbricato che richiedeva una stretta sorveglianza e quindi proprio la Moneta, ossia l'officina della zecca imperiale dove si coniavano e si conservavano le monete romane.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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