Compianto su Gesù Cristo morto (Perugino)
Pietro Perugino, Compianto su Gesù Cristo morto (1493 ca.), olio su tavola | |
Pietà | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Chiesa di San Giusto alle Mura |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Compianto su Gesù Cristo morto |
Datazione | 1493 ca. |
Ambito culturale | scuola umbra |
Autore |
Pietro Perugino (Pietro Vannucci) |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 168 cm; l. 176 cm |
|
La Compianto su Gesù Cristo morto, detto anche Pietà, è un dipinto, eseguito nel 1493 circa, ad olio su tavola, da Pietro Vannucci detto Pietro Perugino (1448 ca. - 1523), proveniente dalla Chiesa di San Giusto alle Mura a Firenze ed attualmente conservato nella Galleria degli Uffizi della medesima città.
Descrizione
Ambientazione
La scena si svolge sotto un portico con archi a tutto sesto su pilastri dotati di capitelli molto sporgenti, che nell'ultimo quarto del XV secolo divenne frequente nella produzione del Perugino, riscontrabile. L'architettura è solenne ma semplice e dirige lo sguardo dello spettatore in profondità, con l'ariosa apertura paesistica dello sfondo in cui colline prive di asperità sono punteggiate da esili alberi e sfumano in lontananza verso l'orizzonte.
Soggetto
Nel dipinto compaiono:
- al centro, il gruppo della Pietà:
- Maria Vergine, seduta, contempla con gli occhi bassi, assorta nel suo pacato dolore, il Figlio morto, appena deposto dalla croce, che sostiene energicamente con la mano destra.
- Gesù Cristo morto, il cui corpo nudo ed irrigidito, è disteso orizzontalmente nel grembo della Madre e sorretto lateralmente da san Giovanni apostolo e dalla Maddalena.
- a sinistra:
- Nicodemo, presentato in piedi, come un uomo giovane con le mani giunte al petto e lo sguardo rivolto in alto;
- San Giovanni apostolo, piangente, sorregge il corpo di Cristo per le spalle.
- a destra:
- Giuseppe di Arimatea, raffigurato in piedi, come un uomo anziano con le braccia distese, le mani intrecciate e lo sguardo rivolto in basso;
- Santa Maria Maddalena, piangente, seduta, sorregge il corpo di Cristo per i piedi.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- La scena è impostata secondo uno schema composto ed ordinato che rispetta le regole della simmetria.
- Lo schema del gruppo centrale con la Pietà riprende quello dominante delle Vesperbilder tedesche, con il corpo di Gesù Cristo irrigidito e orizzontale e la Madonna seduta in posizione verticale, che venne rivoluzionato solo pochi anni dopo da Michelangelo con la Pietà vaticana (1498 - 1499).
- Le forme sono particolarmente nitide e le espressioni addolorate di san Giovanni piangente e della Maddalena non generano una forza drammatica, ma si stemperano nel sentimento pacatemente meditativo dell'opera. Inoltre, la figura della Maddalena presenta un uso del colore con toni bruni e meno soffusi, che rimanda a Luca Signorelli, altro pittore celebre nella Firenze di quegli anni.
Notizie storico-critiche
Il dipinto venne realizzato da Pietro Perugino per la Chiesa di San Giusto alle Mura dei frati Gesuati, insieme ad altre due opere, anche queste oggi conservate alla Galleria degli Uffizi:
- Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani (1483 - 1495 circa), olio su tavola;[1]
- Gesù Cristo crocifisso con santa Maria Maddalena, san Girolamo, san Francesco d'Assisi, san Giovanni Battista e un santo agostiniano (1478 - 1484), olio su tavola.[2]
Nel 1529, l'edificio sacro venne distrutto nell'assedio di Firenze ed i tre dipinti furono trasferiti nella Chiesa di San Giovanni Battista della Calza, dove li vide sugli altari laterali Giorgio Vasari. Lo storico aretino annota che il Compianto era danneggiato già al tempo, a causa di alcuni errori tecnici di esecuzione, deteriorandosi subito.[3]
Nella chiesa venne sostituita da una copia di Ottavio Vannini (1585 - 1643) quando venne trasferita, nel 1621, a Palazzo Pitti.
Nel 1799, il dipinto fu trasportato dalle truppe napoleoniche come bottino di guerra a Parigi, dove venne sottoposto ad un improprio restauro, tanto che lasciò indelebili segni di ridipintura sulle figure e probabilmente alterò anche la tonalità dello sfondo.
Con la Restaurazione, nel 1815, insieme a molte opere, venne restituita all'Italia, pervenendo alla Galleria degli Uffizi solo nel 1919.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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