Crocifissione di Gesù Cristo (Antonello da Messina)
Antonello da Messina, Crocifissione di Gesù Cristo (1475), olio su tavola | |
Crocifissione di Anversa | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Fiandre |
Provincia | Anversa |
Comune | |
Diocesi | Anversa |
Ubicazione specifica | Koninklijk Museum voor Schone Kunsten |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Crocifissione di Gesù Cristo |
Datazione | 1475 |
Ambito culturale | ambito siciliano |
Autore |
Antonello da Messina (Antonio di Giovanni) |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 52,5 cm; l. 42,5 cm |
Iscrizioni | INRI; 1475 / Antonellus / messaneus / me (...) pinxit |
Note opera datata e firmata | |
La Crocifissione di Gesù Cristo è un dipinto, eseguito nel 1475, ad olio su tavola, da Antonio di Giovanni detto Antonello da Messina (1430 ca. – 1479), conservato presso il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa (Belgio).
Descrizione
Soggetto
Nella scena della Crocifissione di Gesù Cristo compaiono:
- in primo piano, definito da una dolente immobilità:
- Gesù Cristo crocifisso, campeggia al centro della composizione, è ormai morto,[1] è presentato perfettamente frontale, sagomato anatomicamente e con i segni della Passione ben visibili: i chiodi, il sangue che cola dalle ferite, l'espressione sofferente nel volto, la corona di spine.
- Due ladroni crocifissi su alberi sinuosi e nodosi, che gli fanno assumere posizioni contorte che stridono con la compostezza del Cristo.
- Maria Vergine, seduta in terra, è colta in un momento di preghiera e di composto dolore.
- San Giovanni evangelista, inginocchiato ai piedi della croce, è colto in adorazione del Crocifisso.
- in secondo piano, caratterizzato da un movimento che lentamente si riprende e prosegue, dopo l'esecuzione:
- Gruppo di soldati sta scendendo ancora dal monte Calvario.
- Altre persone, ancora più lontane delle precedenti, stanno raggiungendo alla spicciolata Gerusalemme, che per alcuni studiosi ha il profilo della Messina del tempo.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, di valore simbolico che concorrono all'idea di un sconfitta del male attraverso il sacrificio di Cristo, come:
- Gufo, presagio di morte.
- Serpente che simboleggia il peccato originale.
- Teschio di Adamo e resti di altri crani, a terra davanti alla croce, rimandano al posto della crocifissione (detto Golgota, che nella lingua ebraica significa "luogo del cranio"), dove secondo la tradizione venne sepolto il primo uomo e sono qui il simbolo dell'uomo redento dal sacrificio di Gesù.
Ambientazione
La scena è ambientata su uno sfondo composto da un paesaggio con uno specchio d'acqua (lago o mare) che si perde in lontananza, popolato da numerosi animali e tracce della presenza umana, come le rovine di un edificio antico, un castello, delle mura abbandonate. L'iconografia proviene da un modello nordico, con un'apertura parziale al paesaggio di tipo veneto che si paleserà meglio in opere immediatamente successive.
Recenti studi su alcuni paesaggi di Antonello (2010) mettono in evidenza che il paesaggio potrebbe essere ispirato dalla reale visione dello stretto di Messina dalle colline della valle del torrente Camaro, corso d'acqua abbastanza importante che sfociava nello stretto.
Iscrizioni
Nel dipinto figurano due iscrizioni:
- sulla terminazione superiore del montante della croce di Gesù, detta titulus crucis, nella quale si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | I(esus) N(azarenus) R(ex) I(udaeorum) » | « | Gesù il Nazareno, Re dei Giudei » |
- nel cartiglio parzialmente arrotolato su un'asse di una croce spezzata, piantata in basso a sinistra, dove si legge la datazione dell'opera e la la firma del pittore:
« | 1475 / Antonellus / messaneus / me (...) pinxit » |
Notizie storico-critiche
Non si hanno notizie sulla provenienza e committenza del dipinto.
All'inizio del XIX secolo, l'opera era a Gand (Belgio) presso la collezione della famiglia Maelcamp, provenendo probabilmente da una raccolta italiana, dove nel 1826 fu acquistata da Jan van Rotterdam. Successivamente, venne comprata da Florent van Ertborn di Anversa, che nel 1841 la donò al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, l'attuale collocazione.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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