De delictis gravioribus

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De delictis gravioribus (latino, "circa i delitti più gravi") è una lettera[1] a firma Joseph Ratzinger, scritta il 18 maggio 2001. Aggiorna l'elenco dei reati contro il diritto canonico per i quali la Congregazione per la Dottrina della Fede si riserva l'ultima parola rispetto alle chiese locali. Tali delitti, scelti per la loro particolare gravità, riguardano sia la celebrazione dei Sacramenti sia la morale.

Destinatari e contenuto

La lettera intende dare attuazione al documento di Giovanni Paolo II Sacramentorum sanctitatis tutela[2], ed è rivolta a tutti i vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa Cattolica. Le istruzioni contenute nel documento sono esplicitamente rivolte ad aggiornare quanto già stabilito in un altro documento controverso, il Crimen sollicitationis, emesso nel 1962 da Papa Giovanni XXIII, e fino ad allora rimasto sconosciuto alle masse.

Le principali novità introdotte dalla lettera sono le seguenti:

  • i vescovi devono segnalare immediatamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede i casi fondatamente sospetti;
  • la Congregazione si riserva di prescrivere caso per caso ulteriori accertamenti da parte dei tribunali diocesani;
  • al termine del processo di primo grado i vescovi devono fornirne una documentazione completa alla Santa Sede, anche se non ci fosse alcuna richiesta d'appello;
  • la Congregazione rinuncia a riservarsi il giudizio di secondo grado per i diritti contro la morale previsti dalla Crimen sollicitationis, tranne che per gli "atti contro il Sesto Comandamento del Decalogo commessi da un membro del clero con un minore di anni 18"; in precedenza la minore età terminava a 16 anni;
  • in tal caso i termini per la prescrizione canonica sono stabiliti in dieci anni dal raggiungimento della maggiore età del minore, e non dieci anni dal crimine (come è tuttora, ad esempio, nel Codice Penale italiano, artt. 157-158).

La De delictis gravioribus introduce oggettivamente una più stretta vigilanza della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'attività dei tribunali ecclesiastici diocesani. Le finalità di questa sorveglianza sono state interpretate in modo diametralmente opposto:

  • secondo alcuni[3] la Santa Sede intendeva favorire l'occultamento dei delitti dei sacerdoti pedofili;
  • secondo altri la vigilanza mirava a prevenire qualsiasi insabbiamento dei processi canonici di primo grado contro i preti pedofili.

La controversia è stata favorita anche da una fonte favorevole allo stesso Ratzinger; tale fonte, nel pubblicare una traduzione italiana del documento, vi ha aggiunto un sommario in cui l'ultima prescrizione, relativa al cosiddetto "segreto pontificio", viene definita innovativa[1]. Il discusso segreto, invece, era già imposto dalla Crimen sollicitationis del 1962; si rimanda a tale voce per la valutazione del significato, dei limiti e delle motivazioni.

Contesto e sviluppi delle controversie suscitate dal documento

La De delictis gravioribus è stata chiamata in causa nel corso di alcuni processi per molestie sessuali perpetrate da alcuni sacerdoti negli Stati Uniti, molte delle quali su minorenni. La Corte distrettuale della contea di Harris (Texas) ritenne opportuno indagare Joseph Ratzinger per l'imputazione di "ostruzione alla giustizia" a causa delle disposizioni di riservatezza contenute nella lettera[4].

Il 20 settembre 2005, però, il Dipartimento di Stato statunitense accolse la richiesta di concedere al Papa l'immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano. Tale richiesta era stata inoltrata dalla nunziatura apostolica direttamente al presidente statunitense George W. Bush il 16 agosto 2005, dopo che il papa non si presentò in uno dei processi nel quale fu chiamato a rispondere del reato nella medesima contea e nell'ambito del processo a Juan Carlos Patino-Arango, seminarista colombiano accusato di abusi sessuali su minori[5].

Note
Voci correlate
Collegamenti esterni