Esseni
Gli esseni (in ebraico אִסִּיִים, Issiìm; in greco: Εσσηνοι, Essenoi; Εσσαίοι, Essaíoi; Οσσαιοι, Ossaioi) erano una corrente religiosa del giudaismo presente in vari luoghi della Palestina del I secolo, fino al 70 d.C.
Tra tutti i gruppi ebraici di età ellenistico-[[impero romano|romana], conosciuti e documentati anche da autori greci e latini, quello degli esseni è forse il più noto.
Già nell'antichità avevano scritto su di essi Filone Alessandrino, nel Quod omnis probus liber sit, Giuseppe Flavio, nel Guerra giudaica 2,8,2-13 e in Antichità giudaiche 18,1,18-22, e Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia.
Molto probabilmente furono attivi dalla metà circa del II secolo a.C. in epoca maccabea; di essi comunque non si fa mai menzione prima degli Asmonei. Non compaiono esplicitamente nel Nuovo Testamento.
Sull'origine e sul significato del nome non c'è accordo tra gli studiosi. Le ipotesi fatte sono che provenga da termini che significano "puri", "bagnanti", "silenziosi", "pii".
Usi e costumi
Avevano regole assai simili a quelle che vivranno in seguito i monaci cristiani.
Praticavano un rigoroso e formale ascetismo, ed erano caratterizzati da una forte attesa escatologica. Erano diffusi tra la popolazione ebraica e avevano costituito anche una comunità di tipo monastico a Qumran, nel deserto della Giudea. Il ritrovamento nel 1947 dei rotoli di Qumran, appartenenti a una comunità di questo tipo, ha permesso di approfondire la loro dottrina e il loro stile di vita.
Il celibato era la loro condizione di vita più consueta. Alcuni Esseni potevano contrarre matrimonio sotto particolari condizioni, ma il fatto costituiva un'eccezione. Plinio ci parla degli Esseni come di una gens (..) in qua nemo nascitur.[1] La condizione celibrataria è il motivo per cui gli Esseni accettavano anche fanciulli come candidati ad essere membri della comunità.
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