Festa di San Paolino (Nola)
Festa di San Paolino (Nola) | |
Giglio | |
Festa patronale | |
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Festa locale | |
Commemorazione celebrata | San Paolino di Nola, patrono della città |
Chiamata anche | Festa dei Gigli |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Provincia | Napoli |
Comune | Nola |
Luogo specifico | vie e piazze del centro storico |
Diocesi | Nola |
Periodo | Estate |
Data | 22 giugno |
Data mobile | prima domenica successiva al 22 giugno |
Data d'istituzione | XVI secolo, inizio |
Organizzata da | Fondazione Festa dei Gigli |
Tradizioni religiose | processione |
Tradizioni folcloristiche | sfilata dei "Gigli" |
Informazioni | webmaster@igigli.org |
Collegamenti esterni Sito web Sito ufficiale dell'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (IDEA) | |
La Festa di San Paolino, detta anche Festa dei Gigli, si svolge annualmente a Nola (Napoli), il 22 giugno e nella prima domenica successiva a questa data, in onore di san Paolino di Nola (355 - 431), vescovo e patrono della città.
Per l'occasione vengono costruite nove macchine processionali:
- Barca guidata da un Turco;
- otto Gigli, strutture a forma di obelisco, in legno d'abete e di castagno, rivestite in cartapesta, alte circa 25 metri, ognuna delle quali rappresenta una Corporazione di un Arte e Mestiere nolano.
Storia
Origini
Papa Gregorio I riferisce che dopo la presa di Roma da parte dei Vandali, anche Nola fu saccheggiata e molti dei suoi abitanti furono deportati in Africa come schiavi. Tra di loro vi era il giovane figlio di una vedova, la quale si rivolse al vescovo di Nola, Paolino, per avere il denaro per riscattarlo; questi, avendo già venduto tutto quello che aveva per riscattare altri prigionieri, offrì se stesso. Si recarono, quindi, in Africa dove i Vandali, accettarono lo scambio: presero Paolino e liberarono il giovane.
Un giorno, molto tempo dopo, Paolino predisse al re dei Vandali la sua imminente fine e gli rivelò la sua identità di vescovo. Fu così liberato insieme ai suoi concittadini e tutti fecero ritorno a Nola su navi cariche di frumento. Fu per questa liberazione che i nolani accolsero con entusiasmo san Paolino in processione con dei gigli.
Evoluzione storica
In memoria di quell'evento la città ha tributato nei secoli la sua devozione a san Paolino, portando in processione fiori e ceri, prima su strutture rudimentali, poi su basi processionali ed infine torri piramidali lignee.
Le prime fonti storiche sulla festa risalgono all'inizio del XVI secolo, dove si menziona del cereo, descrivendolo come una "grandissima torcia a guisa di colonna accesa e adorna di spighe di grano", realizzato col denaro dei contadini e degli artigiani e portato in spalla durante la processione del Santo: questa si svolgeva per le strade della città e ogni arte o mestiere vi prendeva parte realizzando il proprio cereo.
I documenti storici della metà del XVIII secolo, ci parlano di nuove macchine processionali, chiamate mai o gigli adornate di fiori che avevano la forma di globi, piramidi o barche. Solo alcuni elementi furono trasformati, infatti la processione rimaneva la stessa tanto da conservare l’ordine in cui le corporazioni dovevano sfilare in corteo, come rievocazione dell’ordine in cui i nolani andarono incontro al Santo al ritorno della prigionia: parulani (ortolani), seguita da pizzicagnoli (salumieri), tavernieri (osti), fornai (panettieri), beccai, calzolai, ferrari (fabbri) e, infine, i sarti.
La prima notizia riguardante la "barca", che rievoca il ritorno in patria di san Paolino, risale al 1747. In seguito, quando tra il 1866 e il 1885 il numero dei gigli fu fissato ad otto più la barca, che venne affidata alla Corporazione dei cuoiai (conciatori di pelli).
Un altro elemento fondamentale della festa è la paranza, formata da un gruppo di facchini che avevano il compito di trasportare prima i cerei e poi i gigli: questa è documentata in una cronaca del 1891, nel quale si afferma anche che è composta da cinquanta uomini. Ogni paranza era guidata da un capo, chiamato tuttora capo paranza, che con la voce guidava i facchini.
Fino alla metà del XIX secolo, la Processione dei gigli si svolgeva unitamente alla quella dedicata al Santo, il 21 giugno, successivamente fu spostata alla domenica successiva al 22 giugno. Questo cambiamento ha forse due motivi:
- di carattere logistico, quando i gigli divennero alti 25 metri, divenne difficile trasportarli unitamente alla processione del Santo;
- di carattere economico, spostando la festa alla domenica successiva, dividendo la processione religiosa da quella degli obelischi, si aumentavano i giorni della fiera commerciale collegata alla festa a vantaggio della città e dei suoi commercianti.
Preparativi
Assegnazione
La preparazione della festa occupa tutto l’anno e già dalla sua conclusione, alla mezzanotte della domenica successiva al 22 giugno, i maestri di festa, cioè gli uomini designati a prendere il giglio per l’anno seguente, sottoscrivono in Municipio l’impegno, dando le più ampie garanzie, a preparare il giglio per la Corporazione corrispondente a quello scelto, assumendosi anche l’onore della spesa.
L’impegno (a caparra) viene stabilito con il denaro che viene dato ai cantanti, alle fanfare, ai costruttori dei gigli ed al maestro di festa per assicurarsi la loro prestazione. Così dopo pochi giorni dalla conclusione della festa, i vari comitati, ossia le associazioni di persone che divideranno con i maestri di festa l’impegno dell’organizzazione per il loro giglio.
Nei giorni successivi i futuri maestri con il comitato al completo e accompagnati da una banda musicale sfilano per le vie della città ancora in festa, annunziando all’intera cittadinanza che essi sono i depositari della prossima edizione.
Passaggio della bandiera
Alla fine di settembre avviene il passaggio, lo scambio della bandiera, che esce dalla casa del precedente maestro di festa per entrare nell'abitazione del successivo, che la conserverà con l’orgoglio di essere stato designato dal comitato a sovrintendere alla riuscita della festa che culminerà nella sfilata, cerimonia molto sentita e seguita dalla cittadinanza accompagnata dalla fanfara, e dalla ideale benedizione di San Paolino sotto il cui monumento avviene lo scambio, accompagnato da musiche e spari.
Il maestro di festa assieme alla sua famiglia deve, quindi, scegliere il mastro costruttore dell’obelisco, che presenterà i suoi bozzetti e avrà un acconto sulla somma pattuita. Queste macchine hanno una durata effimera, perché alla fine della stessa festa i gigli saranno abbattuti per poter essere ricostruiti l’anno seguente, secondo un rituale simbolico di morte-rinascita che richiama la ciclicità delle stagioni, attraverso la rinnovata esperienza creativa della costruzione annuale macchine.
Questua
La lunga e complessa preparazione della festa presuppone l’esistenza di un comitato organizzativo, ma in particolare l'indicazione a maestro di festa, che abbia una buona capacità di pianificazione economica per affrontare l’impegno di costruzione del giglio.
A primavera, nell'ultima settimana di marzo, iniziano le questue, anche queste annunciate dalla banda musicale che con il comitato e i cittadini sfilano per le vie della città, secondo un rituale ben definito:
- ore 9.00: dopo aver reso omaggio a san Paolino, il corteo si inoltra nel cuore della città passando per i negozi e le case dei conoscenti che offrono il loro contributo ricevendo in cambio vari doni che caratterizzano quel Giglio o le famiglie dei maestri di festa.
- ore 13.00: pranzo, detto a tavuliata, il comitato al completo, insieme alla banda musicale, si dirige presso il ristorante dove è stato prenotato il ricevimento. Durante il banchetto, i maestri passano per i tavoli a raccogliere, con una gran guantiera, le offerte economiche per la realizzazione del giglio a loro assegnato. Al termine del pranzo è annunciata la cifra raggiunta.
Tutte le questue hanno la durata di un giorno, mentre quella degli "Ortolani" si prolunga per otto giorni per dare la possibilità di raccogliere le offerte nelle campagne vicine e nella periferia della città.
Gigli
Struttura
I gigli sono macchine processionali lignee hanno assunto nel XIX secolo l'odierna altezza di 25 metri con base cubica di circa tre metri per lato, per un peso complessivo di oltre venticinque quintali. L'elemento portante è la "borda", asse centrale, su cui si articola la restante struttura che utilizza il triangolo come elemento strutturale di distribuzione del carico. Varre e varrette sono le assi di legno che costituiscono le leve atte a manovrarli. Vi si aggiunge la barca, una struttura simile ma più bassa con una barca posta sulla sommità.
Vestizione
Vengono addobbati dagli artigiani locali di decorazioni in cartapesta, stucchi o altri materiali secondo temi religiosi, storici o d'attualità. Essi rinnovano una tradizione chiaramente individuabile sin dalla fine del XIX secolo, che si ispira alle radici storiche individuabili nelle arti sceniche del teatro greco-romano, a quello nazionale bolognese e napoletano, all'artigianato veneziano o alle decorazioni architettoniche barocche leccesi.
Nel giorno della festa gli otto gigli e la barca vengono ciascuno sollevati a spalla dalla rispettiva paranza, un gruppo di circa 120 uomini, e fatti danzare in processione al ritmo di brani originali e reinterpretazioni attinte dalla tradizione musicale napoletana, italiana e internazionale; su ciascun giglio trova posto anche la banda musicale. Gli addetti al trasporto dei gigli assumono il nome di "cullatori", in dialetto "e cullature", termine che deriva dal movimento oscillante prodotto simile all’atto del cullare.
Descrizione
Processione
La giornata del 22 giugno si svolge secondo fasi ben precise scandite dalla tradizione:
- Durante la mattina, i nolani gremiscono il Cattedrale dell'Assunzione di Maria Vergine per partecipare alle Messe celebrate presso la Cappella del Santo.
- Processione con il Busto di san Paolino e i Gigli per le vie del centro storico fino alla loro entrata in piazza.
- Dalle scale del Duomo il Vescovo benedice i gigli e la barca e pronuncia il suo discorso alla città.
- Nel corso della giornata le nove bandiere delle Corporazioni rendono omaggio al patrono, portate dai maestri di festa e poste sulle pareti della Cappella di San Paolino.
Domenica di festa
Anche la giornata della domenica si articola in tempi e modi distinti, scanditi dalla tradizione.
Mattina
Alle ore 9.00, parte il corteo con la fanfara, il comitato e alcuni componenti della paranza con la propria divisa. I cortei delle nove corporazioni ritornano ognuno presso il proprio giglio, dove molte persone già attendono la prima "aizata". I musicanti prendono posto e anche i cullatori si sistemano sotto al giglio in attesa di comandi. Quando è tutto pronto il capo-paranza dice: "Vai con la seconda", intendendo che alla fine della seconda ripetizione del ritornello i cullatori devono alzare il giglio. Rompe il silenzio l’esplosione di una batteria e l’apertura di bottiglie di spumante. Seguono abbracci e auguri fra i presenti.
Da questo momento inizia il trasporto dell’obelisco che dovrà giungere nella grande piazza dove il giglio deve ballare e danzare in onore di San Paolino. Finalmente tutti i gigli giungono nella Piazza del Duomo, che sembra come un palcoscenico dove i giganti ballerini, al ritmo di musica e canti, daranno vita alla caratteristica ballata. L’obelisco, una volta alzato, viene portato davanti alla Cattedrale, dove il capo-paranza fa segno ai musicanti di intonare l'Inno al Santo patrono o l'Ave Maria, poi la musica si ferma, il capo-paranza dà l’attenti e via ad altre musiche. Così è per tutti i gigli, anche per la barca.
Intanto sono giunti in piazza tutti i gigli ed ognuno va a mettersi al posto stabilito dalla tradizione (in senso orario): il Sarto, il Fabbro, il Calzolaio, il Beccaio, la Barca, il Panettiere, il Bettoliere, il Salumiere e l'Ortolano.
Al suono delle campane, si apre il portale centrale della Cattedrale, compare il Busto argenteo di San Paolino, ed esce la processione con il Vescovo e gli stendardi delle Corporazioni con i propri rappresentanti, mentre la banda musicale intona l'Inno al San Paolino.
Pomeriggio
Nelle prime ore del pomeriggio si dà inizio alla ballata, i gigli nel loro tradizionale percorso attraverso le vie del centro storico, sfilando nel seguente ordine: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto.
Terminano la loro esibizione quando l’ultimo giglio, il Sarto, esce dallo stretto Vicolo di Piciocchi, a tarda notte o, come ormai succede sempre più spesso, nelle prime ore della mattina successiva.
La bravura e l’abilità delle paranze consistono nello sforzo di mantenere la stabilità del giglio durante tutto il percorso e di farlo ballare seguendo l’andamento della musica, il cui ritmo aumenta in un crescendo vorticoso sulle spalle dei cullatori. Il comando principale è il "cuoncie cuoncie e ghièttalo!" (piano, piano e posalo).
Riconoscimenti
- Il Ministero per il Turismo ha premiato questa manifestazione con il riconoscimento di Patrimonio d'Italia per la tradizione.
Patrimonio d'Italia per la tradizione 2011
- L'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto l'evento, quale Patrimonio immateriale d'Italia
Patrimonio immateriale d'Italia
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
- Tutte le feste popolari tradizionali
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