Festa di Sant'Efisio (Cagliari)
Festa di Sant'Efisio (Cagliari) | |
Manifesto con la Statua di sant'Efisio | |
Festa patronale Processione | |
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Festa regionale | |
Commemorazione celebrata | Sant'Efisio, patrono della città e dell'arcidiocesi |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Provincia | Cagliari |
Comune | Cagliari |
Luogo specifico | vie e piazze del centro storico, Chiesa di Sant'Efisio |
Diocesi | Cagliari |
Periodo | Primavera |
Data inizio | 1° maggio |
Data fine | 4 maggio |
Data d'istituzione | 1657 |
Organizzata da | Comune di Cagliari, Arciconfaternita del Gonfalone |
Tradizioni religiose | processione, pellegrinaggio, celebrazioni eucaristiche |
Tradizioni folcloristiche | sfilata con costumi tradizionali, infiorata |
Tradizioni culinarie | Favata, pani e dolci cerimoniali |
Informazioni |
Comune di Cagliari - Ufficio del Turismo Piazza Alcide De Gasperi, 1 Tel. +39 070 6778470 - Fax +39 070 6778350 santefisio@comune.cagliari.it |
Collegamenti esterni Sito web Sito ufficiale dell'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (IDEA) | |
La Festa di Sant'Efisio si svolge annualmente a Cagliari, dal 1° al 4 maggio, in onore di sant'Efisio, patrono della città e dell'arcidiocesi.
Storia
Nel 1652 una terribile epidemia di peste si era propagata in Sardegna a causa di alcuni marinai catalani colpiti dal morbo e sbarcati ad Alghero su un veliero mercantile. L'epidemia contagiò tutta l'isola, in particolare Cagliari, nella quale morirono circa diecimila persone, dimezzando quasi la cittadinanza: tra le vittime anche l'arcivescovo Bernardo Lacabra (1643 - 1655). Nei suoi testi, archeologo, linguista e presbitero sardo Giovanni Spano (1803 - 1878) narra che sant'Efisio sia apparso al vicerè Francisco Fernández de Castro Andrade, conte di Lemos (1653 - 1657) per chidere, al fine di liberare la città dalla peste, il voto della processione del 1º maggio.
Nel 1656, proprio l'Amministrazione Comunale cagliaritana chiese aiuto a sant'Efisio, facendo un voto: se fosse riuscito a sconfiggere la peste, la città s'impegnava a portare ogni anno la statua del Santo in processione, dal quartiere di Stampace, dove sant'Efisio era stato incarcerato, fino alla spiaggia di Nora, dove il Santo era stato martirizzato. Nel settembre di quell'anno, le abbondanti piogge lavarono via la peste, e dall'anno successivo, il 1º maggio, la città di Cagliari scioglie il suo voto.
Descrizione
La Festa di Sant'Efisio si articola in momenti celebrativi, devozionali e folcloristici, scanditi dalla tradizione:
Preparazione e riti preparatori
Durante l'anno la preparazione per la processione si svolge in vari borghi della Sardegna: i devoti dedicano ogni cura agli abiti tradizionali, spesso antichi e preziosi, tramandati per generazioni; cavalli e cavalieri si esercitano a sfilare in parata; i conducenti preparano i buoi alla fatica di trainare le traccas, i carri decorati di fiori che precederanno il cocchio dorato del Santo.
Nei giorni che precedono la festa vera e propria, i membri dell'Arciconfraternita del Gonfalone sono impegnati in una serie di operazioni pratiche e necessarie che si svolgono in genere in un atmosfera gioiosa ed emozionante.
Consegna della Bandiera
Nel pomeriggio del 25 aprile, nella Chiesa di Sant'Efisio, nel quartiere di Stampace, si compie il primo dei rituali preparatori della festa, quello che prevede il passaggio della bandiera (e quindi, simbolicamente, dei più importanti compiti di organizzazione della manifestazione) dal Terzo Guardiano dell'anno precedente a quello eletto per l'anno in corso. La qualifica di "terzo", un tempo, ne indicava l'appartenenza al ceto artigiano ed operaio, mentre il primo e il secondo guardiano, rispettivamente presidente e vice-presidente del sodalizio, appartenevano alla nobiltà ed alla borghesia.
Cocchio
Il cocchio, che porta da Cagliari a Nora la statua di Sant'Emidio (seconda metà del XVIII secolo), in legno policromo, dello scultore sardo Giuseppe Antonio Lonis, e una sua reliquia facendo tante soste, è una carrozza trainata solitamente da due buoi.
Ad occuparsi del cocchio sono due membri dell'Arciconfraternita detti i collaterali. La loro carica dura tutto il mese della festa, a loro è affidata la chiave che apre l'urna, collocata sul cocchio, e sono gli unici che possono estrarre il simulacro del Santo per portarlo nelle chiese per poi rimetterlo nella carrozza.
Le carrozze per il trasporto di sant'Efisio, in realtà, sono ben due:
- cocchio di gala o di città, in stile barocco, realizzato in legno dorato e vetri, di bottega toscana: esso viene esposto al centro della chiesa la mattina del 25 aprile quando viene prelevato dalla stanza adiacente alla chiesa dove è collocato durante l'anno, dove resterà, dopo la lunga processione-pellegrinaggio, fino al 25 maggio.
- cocchio di campagna, della seconda metà del XVIII secolo è custodito dalla famiglia Ballero nella "cocchiera", un'ambiente adiacente alla cappella: questo è una carrozza più robusta ed adatta al pellegrinaggio che dal rione cagliaritano di Giorgino porterà fino a Nora e ritorno, dove sant'Efisio sarà di nuovo posto collocato sul cocchio di città per il rientro notturno alla sua chiesa stampacina.
Valigia
Fino ad alcuni anni fa, nella sacrestia della Chiesa di Sant'Efisio, il sacrista maggiore eseguiva in forma assolutamente privata una prassi sia pratica che simbolica. Dopo aver ripulito la statua del Santo, egli curava personalmente la preparazione della valigia contenente il vestiario "di campagna" del patrono, utilizzato lungo l'itinerario extraurbano del pellegrinaggio a partire dalla tappa di Giorgino.
Vestizione del Santo
Nel pomeriggio del 29 aprile, nella Chiesa di Sant'Efisio, al simulacro del patrono viene fatto indossare il vestiario, gli oggetti e i preziosi gioielli, che porterà durante la prima parte della festa e, nella mattina del 30, in particolare:
- mantello rosso;
- colletto e i polsini di pizzo con fiocco azzurro;
- cinturone ricamato;
- palma del martirio;
- spada d'argento;
- aureola d'oro realizzata per il trecentenario della festa fondendo tanti ex voto;
- medagliere militare con le onorificenze che i reduci hanno donato al Santo;
- pendente, donato da Maria Teresa d'Austria;
- catena con dorini e quella in filigrana a maglia lunga.
La sacralità del rito della vestizione, sottolineata da tutti i presenti con la recita del rosario, si esprime anche attraverso la solennità delle azioni con cui il sacrista e le consorelle dell'Arciconfraternita portano a termine questo compito.
1 maggio
La mattina, prima dell'inizio della processione, la carrozza con la statua di Sant'Efisio, esce nella piazzetta, dove la aspettano, con le corna adorne di fiori, i due buoi scelti per trainarla. Nel frattempo, nella Chiesa di Sant'Efisio si procede alla vestizione della statua del Santo patrono.
La grande processione, che prepara il passaggio di sant'Efisio, inizia alle 10.00 della mattina ed è aperta dalle traccas, carri ornati di fiori, nastri e arazzi colorati, trainati da buoi, ai quali seguono nell'ordine:
- gruppi folkloristici, circa 5500 persone con i costumi e i gioielli tradizionali, provenienti da tutta l'isola che solitamente recitano il rosario o cantano i goccius;
- cavalieri del campidano e miliziani con le antiche divise dalla giubba rossa;
- membri dell'Arciconfraternita preceduti da un confratello che sorregge un Crocifisso (XVIII secolo);
- membri della Guardianìa e in prima fila il Terzo Guardiano che porta lo stendardo processionale della confraternita;
- Alter Nos a cavallo con indosso il frac, il cilindro, il medaglione con il Toson d'oro[1] e la fascia tricolore in quanto delegato a rappresentare il sindaco e tutta la città nello scioglimento del voto a sant'Efisio.
Alle 12.00, dalla Chiesa di Sant'Efisio, dopo la celebrazione eucaristica alla presenza della Guardiania e dell'Alter Nos, esce la carrozza con la statua del Santo. La partenza del cocchio è salutata da tre squilli di tromba e attentamente sorvegliata da due carabinieri e da altrettanti confratelli, detti Collaterali, mentre il suo passaggio nella processione è annunciato dal suono delle launeddas.
Quando il cocchio giunge in via Roma cammina su un colorato e profumato tappeto di petali di rose ed essenze odorose (s'arramadura o ramadura). Davanti al Municipio si ferma a ricevere l'omaggio della comunità, mentre suonano a festa le campane delle chiese e le sirene delle navi attraccate in porto: questo è forse il momento più suggestivo, quello in cui è tangibile la profonda partecipazione che accompagna questa giornata.
Dopo la processione nel centro storico di Cagliari, il corteo di sant'Efisio percorre il ponte che attraversa la laguna di Santa Gilla e che collega Giorgino (uno dei rioni marittimi) alla città ed arriva nella piazza del villaggio dei pescatori, dove si trova la piccola chiesa dedicata al Santo. In questo rione, in casa Ballero, si svolge il tradizionale cambio di vestiario e il trasferito del simulacro nel cocchio di campagna.
Il pellegrinaggio, dopo le tappe a Maddalena spiaggia e Villa d'Orri ed aver percorso oltre 20 km, giunge alla meta finale della giornata nella cittadina di Sarroch, dove il cocchio con sant'Efisio arriva a notte ormai inoltrata, accolto da molti di fedeli che lo celebrano presso la Chiesa di Santa Vittoria.
2 maggio
Il 2 maggio, dopo aver trascorso la notte nella chiesa parrocchiale di Sarroch, il cammino del Santo riprende per un lungo pellegrinaggio che lo porterà, passando per il borgo di Pula, dopo 10 km circa, a Nora, il luogo del martirio.
3 maggio
La statua di Sant'Efisio percorre la strada sino all'area archeologia di Nora, dove dopo la celebrazione eucaristica il Santo si congeda definitivamente dal luogo del suo martirio e prende la strada del ritorno. In serata il cocchio è già tornato a Pula, presso la Chiesa di San Raimondo, dove si celebra l'ultima funzione religiosa della giornata.
4 maggio
Il corteo riparte alle 8.00 della mattina per Cagliari, ripercorrendo lo stesso tragitto dell'andata (40 km circa), dove giunge alle 22.30 circa. Prima di mezzanotte la grande festa è finita: il voto è sciolto ancora una volta.
Sapori di festa
La festa, come vuole la tradizione, vive anche a tavola con i piatti tipici locali:
- favata, pani e dolci cerimoniali.
Riconoscimenti
L'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (IDEA) ha riconosciuto l'evento, quale Patrimonio immateriale d'Italia
Patrimonio immateriale d'Italia
Galleria fotografica
Note | |
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