Figure retoriche

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La Bibbia in cirillico. Nel disegno San Paolo

La figura retorica è un'alterazione rispetto all'uso consueto dei suoni e dei significati delle parole. Gli scrittori dei vari libri che compongono la Bibbia ne fecero largo uso, conferendo ai loro testi particolare vivacità espressiva e semantica.

La figura retorica può interessare:

  • il significato, ossia può alterare il significato di un'espressione
  • la parola stessa, ossia modificare i vari suoni che compongono la parola
  • il pensiero, ossia modificare il sistema di idee che ruotano attorno a quel termine.

Principali figure retoriche

Le principali figure retoriche che si incontrano nella Sacra Scrittura sono:

Allegoria

È una metafora che si realizza in un racconto continuo, in cui un concetto viene espresso attraverso un'immagine.

Esempi:

Allitterazione

È la ripetizione di segni fonetici uguali o simili.

Esempio:

  • Mc 13,1 in greco: ιδε ποταποι λιθοι και ποταπαι οικοδομαι, ide potapoi lithoi kai potapai oikodomai" ("guarda che pietre e che costruzioni")

Anafora

È la ripetizione di una o più parole all'inizio di enunciati successivi.

Esempio:

  • Mt 5,3-11 : "Beati i... Beati i... Beati i..."

Antitesi

È una relazione di opposizione tra due sintagmi, periodi o stichi.

Esempio:

  • Lc 1,53 : "Ha ricolmato di beni gli affamati, ha mandato i ricchi a mani vuote"

Campo semantico

Indica un insieme di vocaboli (sostantivi, aggettivi, verbi, pronomi, avverbi), con affinità contenutistiche tali da circoscrivere un determinato ambito di significato. Ad es.: edificio / mura / fondamenta / porte / ecc.

Più estesamente, indica un paradigma semantico, cioè ogni strutturazione di spazio, tempo, campi specifici, vocaboli, categorie logiche, valori, che un testo fa emergere o che lo caratterizza.

Chiasmo

Consiste nel ripetere due serie di termini, la seconda volta nell'ordine inverso rispetto alla prima, del tipo A B B¹ A¹.

È così chiamato dal segno della lettera greca "chi" [X].

Esempio:

Epìfora

È la ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati.

Esempio:

Inclusione

È la connessione lessicale tra l'inizio e la fine di una micro- o macrounità letteraria, ossia quando la parola o la frase si ripete al principio e alla fine, nel primo e nell'ultimo versetto.

Esempio:

Iperbole

È detta anche "esagerazione": attribuisce al pensiero proporzioni più vaste di quanto sia in realtà. Ha lo scopo di impressionare la fantasia dell'ascoltatore o del lettore e fargli ricordare meglio una verità.

Esempio:

  • Mt 19,24 : "È più facile che un cammello entri nella cruna di un ago"

Ironia

Consiste nell'esprimere un'idea mediante una frase che, letteralmente presa, direbbe il contrario.

Esempi:

  • Gen 3,22 : Dio dice "Ecco, Adamo è diventato uno di noi"
  • 1Cor 4,8 : "Già siete sazi; ormai siete diventati ricchi e, senza di noi, avete raggiunto il regno"

Metafora

Consiste nell'attribuire ad un soggetto un predicato nominale o verbale, che non gli conviene del tutto, ma solo per qualche caratteristica. Si attua mediante una serie di trasposizioni di significati. Può essere esplicita, cioè con il predicato, o implicita, senza il verbo "essere".

Esempi:

  • Mt 5,14 : "Voi siete la luce del mondo" (metafora esplicita)
  • Lc 13,32 : "Andate a dire a quella volpe"; dal contesto si capisce che Gesù allude ad Erode[1]

Metonimia

Consiste in uno "scambio di vocaboli". Si ha quando due termini stanno fra loro in qualche vicendevole rapporto, ad esempio di causa ed effetto, o di contenente e contenuto.

Esempi:

Parabola

È un racconto di tipo particolare, costruito strategicamente per ottenere un effetto. Si regge su una similitudine continuata, ma dissimulata fino alla fine. Si realizza mettendo in scena una vicenda, che trasporta gli ascoltatori, o i lettori, in un mondo fittizio. Ad un certo punto essi vengono trasferiti dalla situzione iniziale al reale, trovandosi così in un contesto ben determinato, che l'autore della parabola aveva in mente fin dall'inizio.

La parabola evangelica è sempre costituita da un racconto sostanzialmente verosimile. Talvolta essa presenta degli elementi allegorici, mentre diversi particolari della narrazione possono essere puramente ornamentali. Si distingue dall'allegoria, dove invece ogni dettaglio narrativo ha il suo significato.

Esempi:

Parallelismo

È la collocazione in parallelo di suoni, parole, forme grammaticali, strutture sintattiche, cadenze ritmiche. Si ha quando si verifica nel testo la ripetizione di una delle componenti del discorso.

Esempio:

  • Mt 25,35-44 : varie volte vengono ripetuti gli elementi "avevo fame... ero nudo... forestiero..."

Similitudine

È un paragone che si stabilisce tra due soggetti mediante l'uso di termini che denotano somiglianza, ed un termine viene chiarito dall'altro.

Esempi:

Note
  1. Da notare che per gli orientali "volpe" non significa "furbo", ma "sciocco".
Bibliografia
Voci correlate