Gesù Cristo crocifisso (Cimabue)

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Arezzo ChS.Domenico Cimabue CristoCrocifisso 1260-70ca.jpg

Cimabue, Gesù Cristo crocifisso (1260 - 1270 ca.), tempera e oro su tavola
Crocifisso di San Domenico
Opera d'arte
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Arezzo
Comune Arezzo
Diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro
Ubicazione specifica Chiesa di San Domenico
Uso liturgico quotidiano
Comune di provenienza Arezzo
Luogo di provenienza ubicazione originaria
Oggetto Croce dipinta
Soggetto Gesù Cristo crocifisso; Maria Vergine; san Giovanni evangelista; Gesù Cristo redentore benedicente
Datazione 1260 - 1270 ca.
Ambito culturale
Scuola fiorentina
Autore Cimabue (Cenni di Pepo)
detto Cimabue
Altre attribuzioni Coppo di Marcovaldo
Materia e tecnica tempera e oro su tavola sagomata
Misure h. 336 cm; l. 267 cm
Iscrizioni HIC EST IESUS / NAZARENUS / REX IUDAEORUM
Virgolette aperte.png
37Gesù, dando un forte grido, spirò.
Virgolette chiuse.png

Gesù Cristo crocifisso detto anche Crocifisso di San Domenico è una croce dipinta, realizzata tra il 1260 ed il 1270 circa, a tempera ed oro su tavola sagomata, da Cenni di Pepo detto Cimabue (1240 ca. - 1302), ubicata nella Chiesa di San Domenico di Arezzo.

Descrizione

Soggetto

Nella croce dipinta e sagomata, al centro, compare:

  • Gesù Cristo crocifisso con gli occhi chiusi, la testa reclinata sulla spalla, il volto sofferente, il corpo inarcato in avanti per le dolorose contrazioni e i piedi inchiodati separatamente alla pedana: questo tipo di iconografia, con Gesù sofferente sulla croce viene detta Christus patiens (in italiano, Cristo sofferente). Inoltre, il Cristo presenta: un perizoma bianco e azzurro; l'aureola realizzata a rilievo con una croce inscritta che crea un particolare effetto prospettico.

Nei terminali della traversa della croce sono dipinte due figure a mezzo busto, che appoggiano alla mano in segno di grande dolore e pateticamente piegano la testa verso Gesù, pur rivolgendo lo sguardo allo spettatore che si ritrova così coinvolto direttamente nella rappresentazione del dramma:

Nel clipeo sopra la cimasa è raffigurato:

  • Gesù Cristo redentore benedicente: questa raffigurazione è attribuibile ad un collaboratore di Cimabue.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

Cimabue, Gesù Cristo crocifisso (part.), 1260 - 1270 ca., tempera e oro su tavola

L'impostazione compositiva dell'opera deriva sicuramente dalle croci dipinte di Giunta Pisano e Coppo di Marcovaldo, che ha già definito lo schema del Christus pathiens, ossia una visione drammatica del Cristo agonizzante e dolorante nel fisico e nell'animo, che sostituisce l'iconografia precedente del Christus triumphans, adottata fino agli anni Venti del XIII secolo. Questo tipo di iconografia si diffonde parallelamente all'espandersi del francescanesimo, soprattutto nell'Italia centrale. Cimabue, partendo dall'esempio di Giunta Pisano e Coppo di Marcovaldo, imposta un'immagine analoga, ma ne accresce l'espressione drammatica, servendosi di alcuni elementi:

  • le linee di contorno che sottolineano la tensione muscolare e le linee del viso che sono esasperate nella smorfia di dolore;
  • la rinuncia all'apparato narrativo che, in genere, veniva collocato negli scomparti laterali, nel piede, nei bracci e nella cimasa. Utilizza solo la traversa della croce per inserire le due figure della Madonna e di san Giovanni evangelista. La sua attenzione si concentra solo sulla figura del Cristo, al quale cerca di dare un risalto plastico notevole;
  • l'introduzione di un accenno di volume con un chiaroscuro più deciso, cercando di dare l'illusione che il corpo del Cristo non fosse un'immagine piatta dipinta, ma quasi una scultura lignea;
  • le linee dei panneggi del perizoma che accompagnano le forme del corpo.
  • il volto di Cristo appare più dolce, ottenuto con pennellate più sciolte e morbide, ma con uno stile ancora asciutto, quasi "calligrafico";
  • il colore è steso in un tratteggio sottile che imprime al corpo uno stacco dalla tavola;
  • la smorfia di dolore è più realistica, in ossequio alle richieste degli ordini mendicanti;
  • il torace è segnato da una muscolatura schematicamente tripartita,
  • le mani appiattite sulla croce e i colori sontuosamente preziosi, sia per l'uso dell'oro che dello squillante rosso;
  • le striature d'oro nel panneggio che copre il corpo di Cristo o nelle vesti dei due dolenti.

Iscrizione

Nella croce figura un'iscrizione, in lettere gotiche, posta sulla cimasa, dove si legge il titulus crucis:

(LA) (IT)
« HIC EST IESUS / NAZARENUS / REX IUDAEORUM » « Questo è Gesù il Nazareno, Re dei Giudei »

Notizie storico-critiche

L'opera è una delle prime attribuite, con una certa sicurezza, a Cenni di Pepo detto Cimabue.

La notevole somiglianza di questo Crocifisso con quello bolognese di Giunta Pisano si comprende con una probabile esplicita richiesta dei monaci domenicani aretini, essendo la croce di Giunta Pisano collocata nella chiesa principale dell'Ordine, la Basilica di San Domenico a Bologna.

Bibliografia
  • Eugenio Battisti, Cimabue, Editore Istituto Editoriale Italiano, Milano 1963
  • Luciano Bellosi, Cimabue, Editore Federico Motta, Milano 1998 - ISBN 9788866480471
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 1, Editore Electa-Bruno Mondadori, Milano 1990, p. 460 ISBN 9788842445210
  • Giorgio Cricco et. al., Itinerario nell'arte, vol. 1, Editore Zanichelli, Bologna 1999, pp. 246 – 247 ISBN 9788808099761
  • Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Editore Rizzoli, Milano 1975
  • Alessandro Tomei, Cimabue, col. "Art e Dossier", Editore Giunti, Firenze 1997, pp. 8 - 12 ISBN 9788809762466
Voci correlate
Collegamenti esterni