Gioachimismo
Per Gioachimismo s'intende l'influsso che deriva dal pensiero di Gioacchino da Fiore su religiosi, pensatori e sulle correnti religiose e filosofiche successive.
Si distinguono di solito i gioachimiti dagli pseudogioachimiti o gioachimisti (che hanno recepito solo in parte le tesi di Gioacchino o hanno aggiunto teorie estranee al pensiero originario).
Tra i seguaci, diretti o indiretti, ricordiamo: Luca Campano; Raniero Da Ponza, che diffuse il pensiero gioachimita in Francia Meridionale e Spagna; l’abate Matteo da Fiore de la Tuscia, suo primo successore. Tra gli altri, si avvicinarono al pensiero di Gioacchino: Salimbene de Adam da Parma; Ruggero Bacone (1214-1292); il francescano francese Pietro di Giovanni Olivi (1248-1298); il pesarese Angelo Clareno (1247-1337); il forlivese Gabriele Biondo[1] (1440 circa - 1511), figlio di Flavio Biondo; l’inglese Guglielmo di Ockham (1280-1349); Papa Celestino V (1215-1296); Girolamo Savonarola (1452-1498).
Nella Divina Commedia Gioacchino è citato nel Paradiso, Canto XII, (vv. 140-141).
Negli scritti di Cristoforo Colombo si trovano numerosi richiami all'autorità profetica di Gioacchino; Michelangelo, che ebbe tra i suoi maestri spirituali gli illustri gioachimiti Egidio da Viterbo e Pietro Galatino, dispose gli affreschi della Cappella Sistina secondo geometrie e simbologie gioachimite[2]
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