Angelo Clareno
Angelo Clareno, O.F.M. Religioso | |
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al secolo Pietro di Fossombrone | |
Angelo Clareno e i suoi compagni parlano a Celestino V | |
Età alla morte | circa 82 anni |
Nascita | Fossombrone 1255 ca. |
Morte | Santa Maria dell'Aspro, Lucania 15 giugno 1337 |
Vestizione | Cingoli, 1257 |
Angelo Clareno, al secolo Pietro di Fossombrone, noto anche come fra Angelo da Cingoli, o Angelo da Fossombrone o da Chiarino (Fossombrone, 1255 ca.; † Santa Maria dell'Aspro, Lucania, 15 giugno 1337), è stato un religioso e scrittore italiano. Il suo nome resta associato al movimento degli Spirituali, al cui interno egli capeggiò il gruppo dei Fraticelli che, nell'Ordine francescano, difesero la povertà francescana ed evangelica..
Biografia
La sua tormentata esistenza è legata al movimento sorto nell'ambito del francescanesimo delle origini detto degli Spirituali, di cui fu un rappresentante di spicco insieme a Ubertino da Casale e Pietro di Giovanni Olivi.
In particolare, gli Spirituali si contrapponevano alla Communitas francescana, reputata, secondo loro, non più fedele alla forma di vita di san Francesco d'Assisi, come era stata codificata nella Regola e nel Testamento.
Ingresso nell'Ordine minoritico
Clareno entrò nell'ordine francescano probabilmente a Cingoli nel 1270 ca.
Studiò teologia ma rinunciò al sacerdozio - per il timore, come lui stesso disse a papa Giovanni XXII, di dover ascoltare le confessioni - e passò al partito degli Spirituali che difendevano l'osservanza della Regola di san Francesco ad litteram e sine glossa ("alla lettera" e "senza interpretazioni"), come richiesto dal testamento del santo.
Prigionia
Venne imprigionato una prima volta assieme ad altri compagni, dal 1275 (o 1280) al 1289, con severe privazioni e fu scarcerato solo nel 1290 per ordine del nuovo ministro generale dell'ordine, il provenzale Raimondo Gaufridi, simpatizzante degli Spirituali.
Motivo della detenzione furono le agitazioni nate tra i frati delle Marche, in seguito a notizie diffuse su presunte modifiche apportate alla struttura dell'ordine, decise dal secondo Concilio di Lione del 1274.
Clareno, con gli altri frati della sua parte, protestava per le mitigazioni e le dispense ottenute sulla povertà.
Prima permanenza in Oriente
Lo stesso ministro generale, considerando poco sicura la permanenza di Clareno e degli altri frati nei luoghi in cui erano stati detenuti, su richiesta del re Ayton II, che chiedeva missionari francescani, li inviò in Armenia. Qui rimasero fino al 1294.
In Armenia incontrarono, però, l'ostilità dei frati della Custodia di Terra Santa, contrari ai rigoristi.
Sempre su consiglio dello stesso ministro generale, il Clareno e Pietro da Macerata (poi fra Liberato), tornarono in Italia e vista l'ostilità degli altri frati della sua provincia picena, si stabilì nel romitorio di Santa Maria di Chiarino, nel comune di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno).
Incontro con Celestino V
Dopo il conclave di Perugia si recarono a L'Aquila per parlare con il nuovo papa, Celestino V.
Il pontefice, appena eletto, li pose sotto la sua protezione e diede loro la facoltà di osservare, in abito monastico e sotto la sua diretta obbedienza, la Regola e il Testamento di Francesco esentandoli dalla giurisdizione dei superiori dell'Ordine francescano e assegnò loro come speciale protettore il cardinale Napoleone Orsini
Venne così costituito un nuovo Ordine: quello dei Poveri Eremiti (Pauperes Eremitae Domini Celestini), che verrà poi sciolto d'autorità da Bonifacio VIII l'8 aprile 1295 (bolla Olim Coelestinus).
La decisione di papa Celestino favorevole agli Spirituali incontrò la violenta opposizione degli altri frati per cui, dopo l'abdicazione del papa, Clareno e gli altri compagni decisero di ritirarsi in luoghi solitari per poter servire il Signore lontano dagli scandali e dal tumulto degli uomini.
Secondo esilio
Scelse di nuovo la via dell'esilio, con destinazione l'Acaia in Grecia, presso l'isola di Trizonia, all'imbocco del golfo di Corinto, poi in Tessaglia, dove incorsero nelle censure di Bonifacio VIII, degli arcivescovi di Patras e di Atene e del patriarca latino di Costantinopoli.
La permanenza in Grecia, come già in precedenza in Armenia, influì in modo fondamentale nella formazione intellettuale del Clareno, perché con la padronanza della lingua greca, poté leggere nella loro lingua i Padri orientali che eserciteranno, nel suo pensiero e nei suoi scritti, una profonda influenza. Lo si avverte in modo particolare nel suo Commento alla Regola, nell' Apologia pro vita sua e anche nell'Epistolario.
Egli constatò con stupore la forte consonanza della Regola francescana con la forma di vita del monachesimo orientale primitivo.
Rientro in Italia e permanenza ad Avignone
Rientrò dal Vicino Oriente in Italia nel 1305; e di lui poco si conosce fino al 1311, quando si trasferì ad Avignone, dove fu accolto e protetto dal cardinale Giacomo Colonna.
Assistette al Concilio di Vienne (1311-1312) e si mostrò ottimista per ottenere da papa Clemente V quanto aveva già ottenuto da Celestino V ma che era stato abrogato dal suo immediato successore.
Clareno restò ad Avignone fino alla morte del suo protettore, il cardinale Giacomo Colonna, avvenuta l'11 agosto 1318.
Soggiorno a Subiaco
Tornò quindi in Italia e si trasferì a Subiaco, accolto dall'abate, Bartolomeo II. Qui assistette, in disparte, allo svolgersi di eventi turbinosi, vi scrisse le sue opere maggiori e si teneva in contatto epistolare con i suoi più fedeli seguaci.
Dal 1331 l'inquisizione intensificò la propria azione. Per questo Clareno, non sentendosi più sicuro a Subiaco, anche se ormai ottuagenario, si recò nel Regno di Napoli, dove contava delle amicizie e protezioni.
Morte in Lucania
Morì in Lucania, in totale solitudine, nell'eremo di Santa Maria dell'Aspro da lui fondato, presso Marsicovetere (PZ) il 15 giugno 1337, di cui, oggi, restano solo le rovine.
Figura indubbiamente controversa, non emise mai condanne inappellabili, consapevole che il giudizio era riservato a Dio solo e fiducioso in un prossimo intervento divino. Angelo Clareno fu, in definitiva, un "ribelle tranquillo" (Raoul Manselli).
Gli scritti
Nonostante la sua professione di inesperienza nell'arte dello scrivere e di parlare ha lasciato scritti di notevole interesse che rivelano una buona cultura teologica e una discreta conoscenza del greco.
È sua la Storia delle sette tribolazioni dell'Ordine dei Minori ( Chronicon seu Historia VII tribulationum Ordinis Minorum), redatta tra il 1322 e il 1326. Vi si narra delle vessazioni sofferte da parte dei frati della Comunità, dal governo del ministro generale frate Elia da Assisi (o da Cortona), ossia dal 1232.
Compose anche una Lettera di discolpa al Papa (Epistola excusatoria ad Papam), in cui difende la sua vita e le sue scelte,indirizzata a papa Giovanni XXII, durante la prigionia di Avignone, nella primavera del 1317; e una Apologia per la sua vita (Apologia pro vita sua), altra lettera di autodifesa scritta a Subiaco, nel 1330 e indirizzata ad Alvarez Pelayo (Alvaro Pais,o Alvaro Pelagio), O.F.M., penitenziere apostolico ad Avignone, che lo rimproverava per la sua secessione dall'Ordine e per il suo atteggiamento verso i superiori.
Compose anche una Spiegazione della regola dei Frati Minori (Expositio Regulae Fratrum Minorum) commento più spirituale che giuridico della regola minoritica, scritta nel 1321-1322.
Suoi anche due opuscoli: Preparazione all'inabitazione di Cristo Gesù (Preparantia Christi Jesu inhabitationem) in cui si spiega come esercitare gli atti preparatori all'inabitazione di Gesù Cristo nell'anima e ne favoriscono la permanenza, secondo i costumi dell'uomo esteriore e di quello interiore. L'altro opuscolo è un breve discorso sulla salvezza per i piccoli di Cristo (Breviloquium super doctrina salutis ad parvulos Christi).
Tradusse anche scritti di vari Padri orientali, tra i quali la Scala paradisi di san Giovanni Climaco, le Regole di san Basilio, dello Pseudo Macario di cui tradusse il Dialogus.
Nel periodo 1311-36 scrisse numerose lettere di edificazione e di direzione spirituale a discepoli e ad amici.
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Bibliografia | |
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