Egidio da Viterbo




Egidio da Viterbo, O.E.S.A. Cardinale | |
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Età alla morte | 63 anni |
Nascita | Viterbo 1469 |
Morte | Roma 12 novembre 1532 |
Sepoltura | Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio (Roma) |
Ordinazione presbiterale | non si hanno informazioni |
Nominato vescovo | 2 dicembre 1523 da papa Clemente VII |
Consacrazione vescovile | 10 gennaio 1524 dall'arc. Gabriele Mascioli |
Creato Cardinale |
1º luglio 1517 da Leone X (vedi) |
Cardinale per | 15 anni, 4 mesi e 11 giorni |
Incarichi ricoperti |
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Collegamenti esterni | |
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Egidio da Viterbo anche Egidio Antonini da Viterbo o Egidio di Viterbo (Viterbo, 1469; † Roma, 12 novembre 1532) è stato un cardinale italiano.
Cenni biografici
Nacque a Viterbo nel 1469, da genitori umili e il suo nome di battesimo non è noto; suo padre era Lorenzo Antonini, di Canepina, vicino a Viterbo, e sua madre, Maria nata del Testa.
Entrò nell'Ordine di Sant'Agostino nel giugno 1488, dove prese il nome di Egidio. Dopo fece un percorso di studi presso i priorati dell'Ordine in Amelia, Padova, Istria, Firenze e Roma, dove studiò filosofia. In seguito fu nominato dottore in teologia. Nel 1506 divenne Priore generale del suo Ordine. Alla morte del padre Priore Generale, sotto il patrocinio di papa Giulio II, fu confermato con l'elezione come suo successore in tre successivi capitoli generali dell'Ordine: nel 1507, 1511 e 1515.
Egidio aveva progressivamente approfondito e migliorato la sua conoscenza della lingua e della letteratura ebraica. Una delle caratteristiche che più colpirono i dotti del suo tempo furono proprio le sue inconsuete competenze linguistiche. Egli non solo padroneggiava magistralmente il latino e il greco, leggendo Platone e gli autori neoplatonici sui testi originali, ma conosceva anche l'arabo, il siriaco, l'ebraico e l'aramaico.
Egidio fu un noto predicatore, presiedendo a diverse funzioni papali per ordine di papa Alessandro VI. Viaggiò anche molto, a causa delle sue responsabilità come capo dell'Ordine. Questo gli permise di entrare in contatto con le principali figure intellettuali del periodo, con molte delle quali stringe collaborazioni lavorative. Un amico, Giovanni Pontano[1], gli dedicò un'opera.
Egidio è famoso nella storia ecclesiastica per l'audacia e la serietà del discorso che pronunciò all'apertura del Concilio Lateranense V, tenutosi nel 1512, nel Palazzo Lateranense.
Nel 1517, nel complotto antipapale ordito dal cardinale Alfonso Petrucci, venne coinvolto anche Raffaele Riario, cardinale di S. Giorgio al Velabro, protettore dell'Ordine agostiniano e legato a lui da vincoli di stima e di amicizia. Mentre il principale imputato venne giustiziato, il Riario, incarcerato, fu liberato solo grazie all'intervento dei potentati europei e al pagamento di un'altissima somma di denaro. Quando nel 1521, morì, Egidio gli subentrerà come cardinale protettore a vita dell'Ordine.
Cardinalato
Papa Leone X, alquanto preoccupato dall'episodio della cospirazione, nel corso di un fastoso concistoro provvide a creare un elevato numero di nuovi cardinali, al fine di rafforzare la propria posizione. Fra i trentuno neoeletti la scelta non poteva non cadere anche sul devoto agostiniano, il quale nel febbraio dell'anno seguente rinunciò al generalato dell'Ordine, che venne assunto dal fedele amico Gabriele Della Volta[2].
Gli fu affidata la chiesa titolare di San Bartolomeo all'Isola, che poco dopo mutò in quella di San Matteo in via Merulana. Papa Leone X gli affidò diverse sedi in successione, lo impiegò come legato in importanti missioni, in particolare presso Carlo di Spagna, che presto sarebbe diventato l'imperatore. Nel 1523 papa Leone X gli conferì il titolo di patriarca latino di Costantinopoli.
Partecipò al conclave del 1521-1522, che elesse papa Adriano VI. Il suo zelo per l'autentica riforma nella Chiesa lo spinse a presentare a papa Adriano VI un Promemoria. Partecipò al conclave del 1523, che elesse papa Clemente VII. Era universalmente stimato come un membro colto e virtuoso del grande senato pontificio e molti lo ritenevano destinato a succedere a papa Clemente VII.
Quando i riottosi soldati di Carlo V saccheggiarono Roma nel 1527, la sua vasta biblioteca fu distrutta. Trascorse l'anno successivo vivendo in esilio a Padova. Nel 1530 chiese il trasferimento della sua chiesa titolare in quella di San Marcello al Corso.
Morte
Morì a Roma il 2 novembre 1532 e fu sepolto nella Basilica di Sant'Agostino.
Pensiero e Opere
Nonostante le gravose incombenze pubbliche e la tenace operosità riformista (aspetto questo su cui richiama particolarmente l'attenzione la monografia di J. W. O'Malley, 1968) Egidio non manca di dedicarsi allo studio e alla composizione di testi, che, spesso non condotti a termine e nella maggior parte dei casi non pubblicati, egli descrive come tumultuosi.
Grazie alla vivace rinascita di interesse degli ultimi decenni per la figura e l'opera di Egidio che fu al centro degli eventi più rilevanti dei primi trent'anni del secolo e in rapporto con i personaggi politici, religiosi e intellettuali di maggiore spicco, una nuova attenzione è stata dedicata anche ai suoi scritti, per i quali un indispensabile punto di riferimento, da integrare con successive acquisizioni, resta l'elenco fornito da F.X. Martin (1979)[3]. Alcuni scritti inediti hanno visto la luce, altri creduti perduti sono stati rintracciati, altri ancora sono stati ristampati; ma, come si vedrà, almeno due delle opere di maggior rilievo giacciono tuttora manoscritte, come gran parte delle lettere, fonte documentaria quanto mai preziosa.
Significativo a chiarire i rapporti di Egidio con i valori umanistici è un breve testo di recente pubblicazione (O'Malley, 1972), non datato, ma presumibilmente composto tra il 1503 e il 1507.
Scritto in forma di lettera all'amico Antonio Zoccolo, cittadino romano e uomo di legge, esso affronta un tema centrale dell'età umanistica come quello della dignità dell'uomo in una prospettiva tutta particolare. La superiore dignità dell'uomo non è asserita, come in testi di altri autori su questo topos, facendo riferimento al fatto che l'uomo, secondo il versetto dei Genesi, è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza. La centralità e superiore dignità dell'uomo è messa invece in rapporto con l'incarnazione di Cristo e la conseguente effusione dell'amore divino. A in virtù di tale amore, e della trasformazione interiore da esso operata, che l'uomo diventa capace di superare le tendenze egoistiche ed elevarsi a un mondo superiore: l'uomo può diventare Dio in quanto Dio è diventato uomo. La dignitas pertanto non dipende da particolari prerogative di cui l'uomo è stato originariamente dotato, bensi dalla missione di cui egli è investito in quanto oggetto dell'amore divino. Tale missione viene poi strettamente connessa con il destino e la dignità della città di Roma, cui spetta, in quanto centro della Cristianità, la responsabilità di attuare e favorire la convergenza di umano e divino.
Interessanti sono i suoi studi approfonditi della Kabbalah ebraica, tanto da scrivere su questo soggetto i due trattati Schechina e Libellus de litteris hebraicis[4][5]. Riuscì inoltre a tradurre in latino testi fondamentali della Cabala estratti dallo Zohar, dal Commentario di Recanati, dal Libro della creazione, dall'Hortus Nucis, dal Raziel, dal Sefer Ha Temunah, dal Ginnat Egoz, dal Sefer Ha-Bahir, dal Ma'areceth haelohut. L'attività di Egidio da Viterbo, ("tra i più grandi cabalisti cristiani del Rinascimento" secondo l'opinione di François Secret[6]), è un esempio di quella nostalgia delle origini tipica della svolta tra Quattro e Cinquecento. Egidio esprime il desiderio di esplorare lo strato di verità comune a tutte le religioni e filosofie, espresso nell'antica sapienza dell'ebraismo e della letteratura ermetica e neoplatonica[7].
Genealogia episcopale
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Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Arcivescovo Gabriele Mascioli, O.E.S.A.
- Cardinale Egidio Antonini da Viterbo, O.E.S.A.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Priore generale dell'Ordine di Sant'Agostino | Successore: | ![]() |
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Agostino da Terni, O.E.S.A | 20 marzo 1507 - 1º febbraio 1518 | Gabriele da Venezia, O.E.S.A |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Bartolomeo all'Isola | Successore: | ![]() |
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- | 6 luglio - 10 luglio 1517 | Domenico Giacobazzi |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Matteo in Merulana | Successore: | ![]() |
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Cristoforo Numai, O.F.M. Obs. | 10 luglio 1517 - 9 maggio 1530 | Charles de Hémard de Denonville |
Predecessore: | Vescovo di Viterbo e Tuscania | Successore: | ![]() |
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Ottaviano Riario | 2 dicembre 1523 - 12 novembre 1532 | Niccolò Ridolfi (amministratore apostolico) |
Predecessore: | Patriarca titolare di Costantinopoli | Successore: | ![]() |
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Marco Corner | 8 agosto 1524 - 19 dicembre 1530 | Francesco de Pisauro |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Marcello | Successore: | ![]() |
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Enrique Cardona y Enríquez | 9 maggio 1530 - 12 novembre 1532 | Marino Grimani |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Zara | Successore: | ![]() |
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Francesco Pesaro (arcivescovo metropolita) |
19 dicembre 1530 - 12 novembre 1532 | Cornelio Pesaro (arcivescovo metropolita) |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Lanciano | Successore: | ![]() |
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Angelo Maccafani (vescovo) |
10 aprile - 12 novembre 1532 | Michele Fortini, O.P. (vescovo) |
Note | |
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Collegamenti esterni | |
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