Lampada pensile
La lampada pensile è un lume di varia forma e dimensioni, sospeso mediante catenelle, generalmente tre, attaccate ad un appendicolo.
Le lampade pensili, alimentate ad olio o a cera, erano collocate in particolare lungo gli intercolumni delle navate nelle chiese e sulle tombe dei martiri; l'olio che ardeva su queste ultime veniva anche conservato dai fedeli come reliquia.
Il termine lampada deriva dal greco λαμπάς, lampás, che significa "splendente".
Storia
L'utilizzo della lampada con finalità funzionali e devozionali risale alle origini del Cristianesimo, ma si stabilizzò soltanto in epoca costantiniana.
Nel Medioevo si potevano distinguere due tipologie:
- il cantaro
- la gabata.
In epoca barbarica le lampade erano realizzate con materiali poveri, ma già dall'età carolingia vennero prodotte con elementi nobili, quali l'argento, il bronzo, ecc. Dal XVI secolo, si diffusero in particolare le forme a:
- vaso, eventualmente fornito da anse;
- lampione;
- anfora.
Descrizione
La lampada pensile, sospesa con catenelle collegate tra loro da un anello o da un appendicolo, ha varie forme:
- a coppa,
- ad anfora,
- a cono,
- a piatto, ecc.
Non esistono prescrizioni liturgiche circa la forma e il sistema di sostegno della lampada.
Tipologie particolari
Tipologie particolari di questo oggetto sono:
Cantaro
Il cantaro è una lampada pensile la cui forma della coppa con piede e collo conici, eventualmente munita d'anse, deriva dal kantharos greco-romano, un recipiente utilizzato per le libagioni: questo già età paleocristiana fu trasformato in lampada che era sospesa o poggiata su un piatto e riempita d'olio, balsamo o cera.
Gabata
La gabata è una lampada pensile a forma di piatto rotondo, più o meno concavo.
Il termine gabata deriva dal latino gabatha che indicava una tipologia di "piatto utilizzato in tavola".
Si tratta di un tipo di lampada molto diffuso sia in epoca paleocristiana, sia medievale, di cui restano varie documentazioni iconografiche e testimonianze oggettive. Di particolare rilievo:
- Gabata (XII - XIII secolo), in bronzo a fusione e lavorato a traforo con aggiunte di ferro, di bottega islamica, conservata presso il Museo Diocesano di Barletta.
Lampada pensile del Santissimo Sacramento
La lampada pensile del Santissimo Sacramento [1]: è un lume che serve a segnalare la presenza dell'Eucarestia nel tabernacolo.
Nel Sinodo di Worcester (1240) venne stabilito l'uso di una lampada accesa, giorno e notte, davanti al Sacramento; prescrizione tuttora vigente.
La lampada del Santissimo Sacramento non si differenzia da quella pensile, se non per un vaso di vetro, prevalentemente di colore rosso, compreso nella coppa metallica in cui sono contenuti l'olio d'oliva o la cera d'api per alimentare la fiamma (per quanto oggi le lampade sono normalmente elettriche).
Esemplari significativi
[[File:Nicotera MuDi Bott.Egiziana Lampadapensile XVII.jpg|200px|thumb|right|Bottega egiziana, Lampada pensile (XVII secolo), argento dorato; Nicotera, Museo Diocesano Provinciale]
Fra gli esempi di maggior rilievo storico-artistico si ricorda:
- Gabata (XII - XIII secolo), in bronzo a fusione e lavorato a traforo con aggiunte di ferro, di bottega islamica, conservata presso il Museo Diocesano di Barletta.
- Lampada pensile (XVII secolo), in argento dorato, opera di bottega egiziana, conservata presso il Museo Diocesano Provinciale di Nicotera.
- Coppia di lampade pensili (XIX secolo), in argento sbalzato e cesellato, provenienti dalla Cattedrale, conservate presso il Museo Diocesano "Mons. Aurelio Sorrentino" di Reggio Calabria.
Note | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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