Tabernacolo
Il tabernacolo è un'edicola o nicchia chiusa in cui, nelle chiese cattoliche, si custodisce la pisside con l'Eucaristia, con lo scopo di adorarla e averla disponibile per la comunione eucaristica fuori della Celebrazione eucaristica.
Il termine tabernacolo deriva dal latino tardo tabernaculum, cioè "tenda", che a sua volta trae origine da taberna, ossia "casetta composta da tavole (tabellae) di legno"
Il tabernacolo è il cuore vivente di ciascuna chiesa[1]; una chiesa senza presenza eucaristica è in qualche modo morta, anche se invita alla preghiera[2].
« | La santissima Eucaristia conservata perennemente nelle chiese dà carattere di perennità al Sacrificio incruento dell'altare. » |
[3]. Infatti Cristo, anche dopo l'offerta del sacrificio, allorché viene conservata l'Eucaristia nelle chiese o negli oratori, è veramente l'Emmanuele, cioè il "Dio con noi". Giorno e notte resta in mezzo a noi, e in noi abita, pieno di grazia e di verità[4].
Storia
I primi secoli
La conservazione dell'Eucarestia al di fuori della Messa, per comunicarsi e per l'adorazione, sono sempre state presenti nella prassi liturgica della Chiesa[5]. Ciò è inconfutabile, anche se i riti del culto eucaristico (esposizione, benedizione, processioni, ecc.) sono maturati nel tempo ed hanno uno sviluppo storico ben definito.
Conservazione, adorazione e comunione fuori della Messa, sono rilevabili nel culto della Chiesa fino dalle sue prime manifestazioni. La santissima Eucaristia, infatti, veniva mandata agli assenti attraverso i diaconi; gli stessi fedeli, laici ed eremiti, la portavano con sé nelle loro dimore per cibarsene frequentemente.
La custodia eucaristica nasce nelle case dei cristiani per conservare con circospezione il Santo Sacramento, e quella cura con la quale conservavano e ricevevano il Pane santo non era altro che quell'adorazione intima e profonda che già san Paolo esigeva (cfr. 1Cor 11,28-29 ) e che Sant'Agostino ribadiva[6].
In analogia con le case, anche le chiese dovevano avere un luogo per la conservazione dell'Eucaristia, sempre più necessario nella misura in cui veniva a scomparire l'uso domestico. Il luogo veniva chiamato Pastoforio in Oriente e Sacrarium in Occidente[7], ed era attiguo al presbiterio.
Il Medioevo
Dopo il IX secolo, in seguito alla prescrizione di consevare la pisside eucaristica sull'altare si andò affermando la necessità di racchiuderla, per sicurezza entro un contenitore chiuso che alla fine del XIII secolo viene detto Propitiatorium . Si trattava in queso caso, di un tabernacolo piccolo e mobile che venne adottato soprattutto in Francia ed in Italia. È da evidenziare, tuttavia che in questo periodo il tabernaculum era usato, particolarmente in Francia, per indicare il tendaggio che ricopriva la colomba eucaristica o il tabernacolo pensile.
All'inizio del XII secolo appaiono i tabernacoli murali, molto frequenti dal XIII al XV secolo, soprattutto in Italia e Germania. Si trattava di edicole nel muro vicino all'altare, in cornu Evangelii o nel coro, con uno sportello munito di serratura e decorate da una mostra, generalmente in marmo, con figurazioni a rilievo allusive all'Eucarestia.
Alla fine del XIV secolo, nel nord dell'Europa si diffonde l'uso di strutture architettoniche verticali, dette Edicole del Sacramento, erette a fianco dell'altare, munite di una grata attraverso la quale era visibile l'ostia consacrata posta in un ostensorio; l'uso molto radicato si mantenne sino al XVIII secolo. In Italia possono considerarsi vicini a questi esempi nordici i tabernacoli isolati su alto fusto di cui ne esistono vari esempi e che nelle cattedrali e collegiate, erano collocati nelle apposite cappelle dette del Santissimo Sacramento, mentre negli atri casi, si trovano sull'altare maggiore.
Dal Rinascimento ad oggi
Alla metà del XVI secolo, il vescovo di Verona, Gian Matteo Giberti (1524 - 1543) introdusse l'uso del tabernacolo eucaristico fisso al centro dell'altare, chiuso da una solida serratura per eviatare furti sacrileghi. Questa prassi si difusse rapidamente in tutta l'Italia stentrionale; fu accolta anche a Milano da san Carlo Borromeo (1564 - 1584), e quindi a Roma, dove Paolo IV (1555 - 1559) e Paolo V (1605 - 1621) lo imposero nella Diocesi romana, raccomandandolo anche altrove.
I tabernacoli a muro, non più adibiti a custodia, per la riserva eucaristica, furono impiegati per riporre i vasetti degli oli santi. Nell'Europa settentrionale, invece, l'adozione del tabernacolo sull'altare fu più lenta, mantenendo a lungo l'uso di quelli di tipo murale e delle edicole eucaristiche.
Nel 1863 un decreto della Congregazione dei Riti vietava ogni altro tipo di custodia del Santissimo Sacramento che non fosse il tabernacolo al centro dell'altare maggiore, limitando solo alle cattedrali e alle collegiate l'appposita Cappella del Sacramento che, pur distinta dalla navata principale, ne era tuttavia collegata, e con la sua preziosità e sacralità veniva ad essere il Sancta Sanctorum della chiesa stessa. Il tabernacolo doveva, inoltre, essere inamovibile (come confermato dalla Sacra Congregazione dei Riti, il 26 maggio 1938) e non coperto da altri arredi (cartegloria, vasi sacri o reliquiari); al di sopra si poteva solo la croce d'altare oppure, temporaneamente, il tronetto per l'esposizione eucaristica.
Tipologie e materiale
Esistono varie tipologie di tabernacolo:
- Architettonico: tabernacolo posto al centro dell'altare o del gradino; questo si può distinguere in due tipologie principali:
- A frontale architettonico: tabernacolo in cui l'elemento caratterizzante è formato dal solo prospetto;
- A tempietto: tabernacolo costituito una struttura a sé stante, differenziata dal gradino o dalla mensa dell'altare; questo si può classificare ulteriormente in base alla forma della pianta (rettangolare, ovale, circolare)
- Monumentale: tabernacolo poggiante su un piedistallo che costituisce una struttura isolata;
- Pensile: tabernacolo sospeso con catenelle sopra o presso l'altare;
- Portatile: tabernacolo utilizzato per le celebrazioni liturgiche a carattere provvisorio o qualora non sia possibile usare l'altare fisso.
Il tabernacolo può essere realizzato in marmo, pietre dure, bronzo, legno dipinto o dorato, ecc. L'interno deve essere rivestit di materiale che respinga l'umidità, dorato e foderato di seta bianca (rossa nel rito ambrosiano). Quando sono presenti le sacre specie, la fronte di tabernacolo deve essere coperta dal conopeo.
Riflessione teologica: tabernacolo e altare
L'altare e il tabernacolo sono inseparabili, almeno in linea di principio. Questa affermazione, che a prima vista potrebbe creare difficoltà, è in realtà teologicamente fondata.
L'altare è il luogo santo sul quale si compie in modo sacramentale il Mistero pasquale della Redenzione; esso è anche il simbolo più qualificato, che esprime con la sua stessa struttura le tre dimensioni del Mistero che su di esso si compie.:
- esso, con la sua dignità e centralità, è il segno di Cristo presente nella Chiesa quale Capo dell'assemblea liturgica;
- come ara in pietra ed elevata richiama il Sacrificio della Croce, attualizzato nella celebrazione dei santi misteri;
- la sua mensa ricoperta con la tovaglia ricorda il sacro convito in cui ai fedeli è dato il Pane santo della vita eterna e il calice dell'eterna salvezza.
L'altare porta quindi impresse su di sé in maniera simbolica le coordinate fondamentali dell'Eucaristia.
Separare dall'altare il Sacramento a celebrazione conclusa crea per sé qualche disagio, sia all'altare come al tabernacolo, come se l'altare improvvisamente si spegnesse e la sua vita passasse al tabernacolo. Se nell'antichità l'altare era l'incontestato luogo sacro al quale tutti si volgevano durante e dopo la celebrazione (il Sacramento era custodito nella sacrestia), con il tabernacolo in chiesa, ma separato dall'altare, si crea una bipolarità, che dopo la celebrazione va decisamente a favore del tabernacolo, perché i fedeli, istruiti dal dogma della fede, si volgono alla realtà (l'Eucaristia custodita nel tabernacolo), lasciando in disparte il simbolo (l'altare).
Ma anche il tabernacolo subisce danno dalla separazione dall'altare. Se esso infatti richiama certamente e soprattutto la presenza reale di Cristo nel Santo Sacramento, non ne esprime altrettanto l'aspetto di sacrificio, che non abbandona mai l'Agnello immolato e glorioso; neppure ne esprime la forma di convito, che rimane insita nel Sacramento, il quale, prima o poi, dovrà essere assunto nella comunione.
L'altare è quindi il miglior interprete del tabernacolo, perché garantisce l'espressione simbolica di tutti gli aspetti del Mistero in esso racchiuso, e aiuta il fedele che in esso cerca Cristo a percepirne adorante la Presenza, a unirsi al suo Sacrificio e a nutrirsi degnamente del suo Corpo e del suo Sangue[8].
La normativa attuale
L'Institutio generalis del Messale Romano del 1970 raccomanda vivamente che il tabernacolo in cui si conserva la santissima Eucaristia sia collocato in una cappella adatta alla preghiera e all'adorazione privata dei fedeli. Se però, data la struttura particolare della chiesa e in forza di legittime consuetudini locali, tale sistemazione non fosse possibile, il Santissimo venga collocato su qualche altare o anche fuori dell'altare in posto d'onore e debitamente ornato[9].
La Chiesa, oggi, sceglie quindi come posto ideale per il tabernacolo la cappella, distinta dalla chiesa, degna e adatta alla preghiera personale dei fedeli. E il costume tradizionale e costante, che costituisce la regola nella liturgia pontificale[10], e viene proposto a tutte le chiese.
Nelle chiese di nuova costruzione sarà facile realizzare con le qualità necessarie la cappella del Santissimo Sacramento. Invece nella maggioranza delle chiese storiche tale cappella non esiste e perciò si prevedeva che il Sacramento fosse conservato su un altare laterale o in un altro posto d'onore.
Questa disposizione, tuttavia, ha provocato qualche difficoltà in quanto il Santissimo Sacramento è stato posto in linea con le devozioni e così privato della sua centralità e della sua unicità. In molte chiese il grande tabernacolo dell'altare maggiore rimane ancora vuoto e il Santissimo Sacramento giace in un tabernacolo laterale e dimesso. Ciò ha contribuito al collasso della pietà eucaristica nei fedeli e ha ridotto la portata dogmatica dell'Eucaristia e la sua assoluta preminenza nella chiesa. Si capisce quindi il perché dell'emendamento introdotto nell'Ordinamento Generale della terza edizione del Messale Romano (2000) che recita:
« | Conviene quindi che il tabernacolo sia collocato, a giudizio del vescovo diocesano: a) o in presbiterio, non però sull'altare della celebrazione, nella forma e nel luogo più adatti, non escluso il vecchio altare che non si usa più per la celebrazione (cfr. n. 303); b) o anche in qualche cappella adatta all'adorazione e alla preghiera privata dei fedeli[11], che però sia unita strutturalmente con la chiesa e ben visibile ai fedeli. » | |
(n. 315)
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Approfondimento
La disposizione liturgica del tabernacolo negli ordinamenti seguiti al Concilio Vaticano II è determinata da due scelte specifiche:
- la celebrazione della Messa verso il popolo;
- la ragione del segno, per cui non deve esserci l'Eucaristia sull'altare prima della consacrazione.
Queste due condizioni orientano la normativa vigente sul posto per la custodia della santissima Eucaristia.
In primo luogo, la prassi della celebrazione rivolta al popolo non consente di avere il tabernacolo sulla mensa dell'altare, soprattutto se esso è di carattere monumentale. La diffusione universale di questo modo di celebrare ha portato prevalentemente alla separazione dei due luoghi liturgici, anche se, in alcuni casi, le dimensioni esigue del tabernacolo permettono di mantenerlo sull'altare.
In secondo luogo, è più conveniente che il tabernacolo in cui si conserva l'Eucaristia non sia collocato sull'altare su cui si celebra la Messa[12]. Le premesse al Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico, riferendosi al n. 7 della Sacrosanctum Concilium, affermano:
« | Nella celebrazione della Messa sono gradualmente messi in evidenza i modi principali della presenza di Cristo nella Chiesa. È presente in primo luogo nell'assemblea stessa dei fedeli riuniti in suo nome; è presente nella sua parola, allorché si legge in chiesa la Scrittura e se ne fa il commento; è presente nella persona del ministro; è presente infine e soprattutto sotto le specie eucaristiche: una presenza, questa, assolutamente unica, perché nel sacramento dell'Eucaristia vi è il Cristo tutto e intero, Dio e uomo, sostanzialmente e ininterrottamente. Proprio per questo la presenza di Cristo sotto le specie consacrate viene chiamata reale, non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per antonomasia. Ne consegue che, per ragione del segno, è più consono alla natura della sacra celebrazione che sull'altare sul quale viene celebrata la Messa non ci sia fin dall'inizio, con le specie consacrate conservate in un tabernacolo la presenza eucaristica di Cristo: essa infatti è il frutto della consacrazione, e come tale deve apparire. » | |
(n. 6)
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Tale intento è importante: esso vuol mettere in luce le varie forme della presenza del Signore nelle azioni liturgiche e dare a ciascuna la possibilità di essere percepita e valorizzata. La tradizione liturgica attesta però anche un incontro col Santissimo Sacramento immediatamente prima della celebrazione eucaristica stessa, soprattutto la celebrazione eucaristica stazionale del Papa o del Vescovo. L'Ordo Romanus I informa che nella processione introitale il Papa sosta per venerare i Sancta che gli sono portati dagli accoliti, che a loro volta recano i doni presantificati presso l'altare, affinché il Pontefice nel rito dell'immixtio li infonda nel calice[13]. Ancora oggi, nell'ingresso corale del Vescovo, prima della Messa stazionale o nella visita pastorale, è prevista una breve adorazione davanti al Santissimo Sacramento[14]. Anche in alcune Liturgie Orientali l'Eucaristia è custodita sulla mensa dell'altare insieme con l'Evangeliario e la Croce.
Tutto ciò fa capire che, se da un lato deve essere osservata con precisione la normativa attuale della Chiesa, non si deve disdegnare di celebrare su un altare sul quale vi è già il Santissimo Sacramento, né è possibile escludere che il tabernacolo possa essere posto permanentemente sull'altare della celebrazione.
Inoltre va osservato che è soltanto nel caso in cui il Santissimo Sacramento è effettivamente fuori dal presbiterio, nella sua cappella propria, che si realizza visivamente la ragione del segno. Infatti, anche se assente dalla mensa dell'altare sul quale si celebra, nella gran parte dei casi il tabernacolo si trova comunque nell'orizzonte ottico dei fedeli che partecipano alla celebrazione eucaristica.
Indicazioni concrete
Nelle chiese storiche nelle quali vi è già la cappella del Santissimo Sacramento non vi è bisogno di alcun adattamento.
Nella maggioranza delle chiese storiche, però, tale cappella non c'è, e il Santo Sacramento è da sempre conservato nel tabernacolo dell'altare maggiore. In questo caso esso rimane il luogo più degno e opportuno per custodire l'Eucaristia[15]. In ogni caso si dovrà evitare un altare laterale o un altro luogo qualunque privo di un proprio spazio e di una spiccata dignità.
Nelle chiese nuove la cappella del Santissimo Sacramento:
- dovrà essere distinta e non separata dall'aula della chiesa, essendo uno dei luoghi liturgici specifici e più importanti della chiesa stessa; non potrà essere la cappella feriale o un oratorio esterno alla chiesa anche se comunicante con essa;
- dovrà essere unica ed eminente: non sarà cioè una della eventuali altre cappelle devozionali, e dovrà distinguersi tra tutte per l'architettura ed emergere per l'arte;
- dovrà essere ben visibile, facilmente accessibile e adatta all'adorazione e alla preghiera personale, in modo che i fedeli possano con facilità e con frutto venerare, anche con culto privato, il Signore presente nel Sacramento.
Nelle piccole chiese, dove non si possa costruire una apposita cappella, l'Eucaristia dovrebbe essere conservata nel presbiterio e in luogo centrale.
Indicazione recente del magistero
Papa Benedetto XVI espone con chiarezza l'interpretazione più attuale della normativa relativa al tabernacolo:
« | In relazione all'importanza della custodia eucaristica e dell'adorazione e riverenza nei confronti del sacramento del Sacrificio di Cristo, il Sinodo dei Vescovi si è interrogato riguardo all'adeguata collocazione del tabernacolo all'interno delle nostre chiese. La sua corretta posizione, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È necessario pertanto che il luogo in cui vengono conservate le specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa. A tal fine, occorre tenere conto della disposizione architettonica dell'edificio sacro: nelle chiese in cui non esiste la cappella del Santissimo Sacramento e permane l'altare maggiore con il tabernacolo, è opportuno continuare ad avvalersi di tale struttura per la conservazione ed adorazione dell'Eucaristia, evitando di collocarvi innanzi la sede del celebrante. Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile. Tali accorgimenti concorrono a conferire dignità al tabernacolo, che deve sempre essere curato anche sotto il profilo artistico. Ovviamente è necessario tener conto di quanto afferma in proposito l'Ordinamento Generale del Messale Romano. Il giudizio ultimo su questa materia spetta comunque al Vescovo diocesano. » | |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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