Latino ecclesiastico
Il latino è la lingua ufficiale della Chiesa cattolica. Numerose sono le attestazioni che lo confermano nei documenti della Sede Apostolica. Nel secolo scorso l’ufficialità del latino si basava principalmente sulla plurisecolare Tradizione e di conseguenza i documenti che l’attestano sono piuttosto modesti.
A partire dal Concilio Vaticano II, invece, tantissimi sono i testi del Magistero Pontificio che definiscono con chiarezza che il latino è la lingua ufficiale della Chiesa. Nella Costituzione Apostolica Pastor Bonus pubblicata da Giovanni Paolo II nel 1988 si legge all’art.16:
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« | Romanam Curiam fas est adire, praeterquam officiali Latino sermone, cunctis etiam sermonibus hodie latius cognitis.
» |
« | Si può ricorrere alla Curia romana, oltre che nella lingua ufficiale latina, anche in tutte le lingue oggi più largamente conosciute.
» |
Giovanni Paolo I, nell'omelia pronunciata il 3 settembre 1978 in occasione della sua elezione a Pontefice, scrive ancora:
« | Abbiamo voluto iniziare questa nostra omelia in latino, perché, come è noto, esso è la lingua ufficiale della Chiesa, della quale esprime, in maniera palmare ed efficace, la universalità e la unità. » |
Prima di lui i suoi predecessori, papa Paolo VI[1] e papa Giovanni XXIII[2] definiscono nei loro scritti il latino come la lingua ufficiale della Chiesa.
Anche il Codex Iuris Canonici (CIC) al canone 8, dove prescrive le modalità di pubblicazione delle leggi ecclesiastiche fa riferimento al latino.
Il mensile Acta Apostolicae Sedis che in altre parole è il bollettino ufficiale dei documenti della Santa Sede ha il latino come lingua redazionale. Molti scritti del magistero pontificio fanno poi riferimento alle qualità artistico–espressive della lingua latina che hanno accompagnato la diffusione del cattolicesimo.
Il documento più recente in ordine cronologico, in cui è possibile ritrovare riferimenti alla preziosità linguistica del latino, è la lettera Motu proprio data Summorum Pontificum di Benedetto XVI del 7 luglio 2007 in cui il pontefice afferma:
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« | Tali modo sacra liturgia secundum morem Romanum non solum fidem et pietatem sed et culturam multarum gentium fecundavit. Constat utique liturgiam latinam variis suis formis Ecclesiae in omnibus aetatis christianae saeculis permultos Sanctos in vita spirituali stimulasse atque tot populos in religionis virtute roborasse ac eorundem pietatem fecundasse.
» |
« | La sacra Liturgia celebrata secondo l'uso romano arricchì non solo la fede e la pietà, ma anche la cultura di molte popolazioni. Consta infatti che la liturgia latina della Chiesa nelle varie sue forme, in ogni secolo dell'età cristiana, ha spronato nella vita spirituale numerosi Santi e ha rafforzato tanti popoli nella virtù di religione e ha fecondato la loro pietà.
» |
L'ufficialità del latino riguarda esclusivamente il suo uso scritto, perché nella comunicazione orale è venuta meno. Sebbene l'italiano sia la lingua franca delle università pontificie e riconosciuta al pari delle altre lingue straniere moderne, la conoscenza del latino scritto resta condizione indispensabile per accedere ad alcuni istituti specifici come ad esempio lo Studio Rotale.
In particolari situazioni ufficiali, le comunicazioni dei vari prelati con i loro vertici o con la Sede Apostolica avviene tuttavia in latino. I caratteri della lingua latina che meglio la definiscono sono :
- l'universalità
- l'unità
- l'imparzialità.
Benedetto XVI, in relazione al Catechismo della Chiesa cattolica, invita a presentare le preghiere della Tradizione anche nella lingua latina. Il loro apprendimento anche in questa lingua, scrive, faciliterà la preghiera comunitaria dei fedeli appartenenti a diverse culture.[3]
Proprio per il suo carattere universale il latino favorisce la sintesi del cattolicesimo e ne rinsalda i vincoli dell’unità. Non essendo però legato a nessuna cultura specifica il latino mantiene la sua imparzialità. Infatti non è una lingua nazionale al pari delle altre e dunque proprio perché non appartiene nello specifico ad un popolo, è universale, dunque cattolica, secondo il significato lessicale del termine.
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