Legatura dell'Evangelario di Teodolinda

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Monza MuTeDu EvangelarioTeodolinda.jpg
Bottega romana, Legatura dell'Evangelario di Teodolinda (603), lamine d'oro, pietre preziose, smalti e cammei
Legatura dell'Evangelario di Teodolinda
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Lombardia
Regione ecclesiastica Lombardia
Provincia Monza e Brianza
Comune

Monza

Località
Diocesi Milano
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Museo e Tesoro del Duomo
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Monza
Luogo di provenienza Basilica di San Giovanni Battista
Oggetto legatura di libro liturgico
Soggetto Croce gemmata
Datazione 603
Datazione
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Ambito culturale bottega romana
Autore

anonimo

Altre attribuzioni
Materia e tecnica lamine d'oro, pietre preziose, smalti e cammei
Misure h. 34,1 cm; l. 26,5 cm (per ciascuna faccia)
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni

La Legatura dell'Evangelario di Teodolinda è una legatura di libro liturgico, eseguita nel 603, in lamine d'oro, pietre preziose, smalti e cammei, da una bottega orafa romana, proveniente dalla Basilica di San Giovanni Battista di Monza ed attualmente conservata presso il Museo e Tesoro del Duomo nella stessa città.

Descrizione

Oggetto

Dell'Evangelario rimane solo la legatura, composta da due facce realizzate su un supporto ligneo ricoperto da lamine d'oro decorate da granati, smalti, pietre preziose, tagliate a cabochon, e cammei.

In ciascuna faccia, all'interno di una cornice a sbalzo decorata con motivi geometrici, è racchiusa una croce gemmata. La forma è quella della croce latina, con i bracci svasati alle estremità: al centro ha una pietra preziosa, bordata da un motivo a rilievo, mentre sui bracci ne sono incastonate altre alternate ad alcune più piccole. Le prime, quadrate ed ovali, sono state scelte in modo da accostare forme e colori diversi, ma sempre mantenendo la simmetria dei bracci.

Nel campo di ciascuna faccia due listelli sottili si trovano perpendicolari ad un terzo dell'altezza dei montanti della croce. Ognuna delle due facce è divisa in quattro scomparti, dove sono incastonati cammei romani tardo-imperiali[1] ed un bordo a "L", che come la cornice esterna, è realizzato con granati almandini incrostati con tecnica cloisonné, girato in modo da suggerire un rettangolo che intersechi la croce.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

  • La legatura è non soltanto preziosa, ma dotato di un certo equilibrio dovuto all'armonica composizione geometrica ed all'assenza di un'esagerata decorazione.
  • Le pietre preziose, che formano le due croci gemmate, sono in prevalenza smeraldi e zaffiri, simbolo della gloria di Cristo, motivo già presente nella tradizione pittorica paleocristiana e ravennate.
  • L'opera presenta con limpida chiarezza la sintesi di due mondi: quello germanico, rappresentato dalla cornice e dalle quattro "L", e quello romano, illustrato dai cammei. I due mondi sono presentati insieme, rivolti verso la croce posta al centro: una croce gemmata, che rappresenta la divinità di Cristo, ovvero quello che gli ariani negavano sostenendo un grado minore di divinità di Gesù rispetto al Padre. Mondo germanico, romano e cristiano sono dunque rappresentati armoniosamente uniti in un oggetto che può essere considerato uno straordinario manifesto dell'integrazione tra i due popoli e al tempo stesso espressione del programma della regina, che aspirava al superamento di tutte le divisioni nel segno della fede cattolica.

Iscrizione

Nella legatura figura un'iscrizione, in lettere capitali, incisa sui listelli delle due facce, nella quale si legge:

(LA) (IT)
« DE DONIS D(E)I OFFERIT THEODELENDA REG(INA) / GLORIOSISSEMA S(AN)C(T)O IOHANNI BAPT(ISTAE) / IN BASELICA QUAM IPSA FUND(AVIT) / IN MODICIA PROPE PAL(ATIUM) SUUM » « Da quanto ricevuto da Dio la gloriosissima regina Teodolinda offre a san Giovanni Battista / nella basilica che ella stessa ha fondato a Monza presso il suo palazzo »

Notizie storico-critiche

L'opera, secondo la tradizione, venne donata nel 603 a san Gregorio Magno dalla regina longobarda santa Teodolinda (570627), in occasione del battesimo del figlio Adaloaldo (603626) e come ringraziamento per l'azione pastorale svolta per la conversione del suo popolo al cristianesimo.

Note
  1. Due dei cammei vennero sostituiti nel 1773.
Bibliografia
  • AA.VV., Magistra barbaritas, i barbari in Italia, Editore Scheiwiller, Milano 1984
  • Giorgio Cricco et. al., Itinerario nell'arte, vol. 1, Editore Zanichelli, Bologna 1999, a. 34 ISBN 9788808079503
  • Luigi Di Corato, Graziano Alfredo Vergani, Museo e Tesoro del Duomo di Monza. Guida breve, Milano 2007
  • Chiara Maggioni, Il Tesoro di Teodelinda, in "Lombardia. L'arte, la bellezza, le città, i tesori da riscoprire", a cura di R. Cordani, Milano 2001, pp. 49 - 50
  • Timothy Verdon, La bellezza nella Parola. L’arte a commento delle letture festive. Anno B, Editore San Paolo, Milano 2008, pp. 348 – 351 ISBN 9788821563904
Voci correlate
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