Arcidiocesi di Milano

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Arcidiocesi di Milano
Archidioecesis Mediolanensis
Chiesa latina
MailaenderDom.jpg
arcivescovo metropolita monsignore Mario Enrico Delpini
Sede Milano
Regione ecclesiastica Lombardia
Regione ecclesiastica Lombardia
Collocazione geografica della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Vigevano
Vicario Franco Agnesi[1]
Ausiliari Franco Agnesi[1],
Luca Raimondi[2],
Giuseppe Vegezzi[3]
Arcivescovi emeriti: cardinale Angelo Scola
Parrocchie 1.107 (7 zone pastorali, divise in 63 vicariati )
Sacerdoti 2.450 di cui 1.712 secolari e 738 regolari
2.003 battezzati per sacerdote
1.033 religiosi 3.915 religiose 156 diaconi
5.608.331 abitanti in 4.208 km²
4.908.331 battezzati (87,5% del totale)
Eretta I secolo
Rito ambrosiano e romano
Cattedrale Cattedrale di Santa Maria nascente
Santi patroni
Indirizzo

Piazza Fontana 2, 20122 Milano, Italia

tel. +390285561 fax. 02.861.396 @
45°27′48″N 9°11′35″E / 45.463332, 9.19301 Curia vescovile
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2022 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica


La lapide in Duomo

L'Arcidiocesi di Milano (in latino: Archidioecesis Mediolanensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla Regione ecclesiastica Lombardia. Nel 2021 contava 4 908 331 battezzati su 5 608 331 abitanti. È retta dall'arcivescovo Mario Delpini.

La Diocesi è stata segnata profondamente dall'attività pastorale del suo principale patrono Sant'Ambrogio, arcivescovo dal 374 al 397, tanto da essere chiamata anche con l'aggettivo ambrosiana. È compatrono San Carlo Borromeo, arcivescovo dal 1560 al 1584.

Territorio

L'Arcidiocesi comprende le province di Milano, la maggior parte della provincia di Varese, la provincia di Monza e Brianza e la provincia di Lecco esclusa l'alta val San Martino, nonché alcuni comuni in provincia di Como, provincia di Pavia e Treviglio in provincia di Bergamo.

Sede arcivescovile è la città di Milano, dove si trova la Cattedrale di Santa Maria Nascente, il famoso Duomo di Milano.

La provincia ecclesiastica di Milano comprende inoltre le seguenti diocesi suffraganee:

L'Arcidiocesi di Milano, composta da 1108 parrocchie e con un numero di abitanti superiore ai 5 milioni, è una delle diocesi più grandi nel mondo.

Le parrocchie sono raggruppate in 73 decanati, a loro volta ragruppati in 7 zone pastorali.

Rito ambrosiano

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Rito ambrosiano

Elemento fortemente caratterizzante dell'arcidiocesi di Milano è il rito ambrosiano, adottato in quasi tutta l'arcidiocesi (con l'eccezione dei decanati di Monza, Treviglio e Trezzo sull'Adda, delle parrocchie di Civate e Varenna nella zona pastorale di Lecco e delle chiese non parrocchiali rette da religiosi, in cui si adotta il rito romano). Esso prevede, tra le altre particolarità, l'adozione del lezionario, un messale e un calendario liturgico differenti da quelli del rito liturgico romano.

Storia

Le origini

La nascita dell'Arcidiocesi di Milano viene indicata al I secolo dal successivo stratificarsi di tradizioni tese a far risalire le prime predicazioni cristiane a Sant'Anatalone o addirittura a San Barnaba apostolo. Pur essendo improbabile tale datazione, gli storici ritengono attendibile la cronologia dei vescovi precedenti Ambrogio (di cui l'ultimo, Aussenzio, di confessione ariana) seppur dilatata artificiosamente dal III al I secolo. La Chiesa di Milano viene chiamata per la prima volta "Chiesa ambrosiana" durante l'episcopato di Ansperto (868-881). Il primo Arcivescovo eletto cardinale è Attone, vescovo dell'XI secolo.

Ambrogio

Camillo Procaccini, Sant'Ambrogio ferma Teodosio (primo quarto del XVII secolo), olio su tela; Milano, Museo della Basilica di Sant'Ambrogio: il dipinto presenta sant'Ambrogio che impedisce all'imperatore Teodosio I di entrare nella cattedrale (l'odierna Basilica di Sant'Ambrogio) dopo il massacro di Tessalonica (episodio avvenuto nel 390)


A partire dal IV secolo, dopo l'avvento di Costantino come Imperatore romano, le notizie e le datazioni divengono più attendibili. Anche se il primo a venire chiamato "Arcivescovo" fu Teodoro II[4], l'elevazione ad arcidiocesi viene fatta coincidere con l'episcopato di Ambrogio, momento in cui quest'ultimo si adoperò fortemente per ristabilire il predominio della dottrina romana su quella ariana e in cui acquisì grande peso politico, in corrispondenza anche della presenza a Milano della corte imperiale e approfittando delle posizioni di relativa debolezza degli imperatori del suo tempo, Graziano e Valentiniano II. Nonostante la sostanziale accettazione dell'Impero da parte di Ambrogio, con Teodosio I i contrasti furono più accesi, ma vennero infine ricomposti.

La storia della diocesi di Milano rimarrà profondamente legata alla figura di Sant'Ambrogio, vescovo della città dal 374 al 397.

Già nel settembre del 600 papa Gregorio Magno parlò del neoeletto vescovo di Milano, Deodato, non tanto come successore, bensì come "vicario" di sant'Ambrogio.[5] Nell'anno 881 invece papa Giovanni VIII definì per la prima volta la diocesi "ambrosiana", termine che è rimasto ancora oggi per identificare non solo la Chiesa di Milano, ma talvolta anche la stessa città.

L'eredità di Ambrogio è delineata principalmente a partire dalla sua attività pastorale: la predicazione della Parola di Dio coniugata alla dottrina della Chiesa cattolica, l'attenzione ai problemi della giustizia sociale, l'accoglienza verso le persone provenienti da popoli lontani, la denuncia degli errori nella vita civile e politica.[5]

La caduta dell'Impero e l'esilio genovese

Dopo Ambrogio, nel periodo finale dalla tarda antichità fino al regno dei Goti di Teoderico (tra il IV e la prima metà del VI secolo), con il trasferimento della corte imperiale da Milano a Ravenna prima e con la caduta dell'Impero poi, l'arcivescovo assunse sempre più un ruolo civile di "supplenza" delle istituzioni imperiali in disfacimento, arrivando anche ad amministrare la giustizia.

La situazione cambiò radicalmente con l'avvento dei Longobardi in Italia, meno tolleranti dei Goti (anche se ariani come loro) nei riguardi delle istituzioni preesistenti il loro dominio. Con la discesa di Alboino e l'occupazione del 568, l'arcivescovo del tempo, Onorato Castiglioni, lasciò addirittura Milano trasferendosi con tutto il seguito a Genova, dove la curia rimase per 80 anni affievolendo così la conduzione della diocesi e favorendo indirettamente l'affermarsi a Milano dello scisma tricapitolino. Con la conquista da parte di Rotari della Liguria, l'allora arcivescovo Forte fuggì a Roma lasciando la carica a Giovanni Bono (oggi venerato come santo) che nel 649 riportò la sede a Milano.

Il periodo carolingio

Affresco raffigurante Anselmo I (raffigurato con le insigne vescovili) e Bernardo d'Italia per la tomba di quest'ultimo nella Basilica di Sant'Ambrogio.

La seconda metà del VII secolo vide il ritorno del ruolo dell'arcivescovo in ambito prettamente spirituale, cosa che consentì una coesistenza pacifica con le autorità civili longobarde. Con la discesa in Italia di Carlo Magno e la conseguente sconfitta dei Longobardi da parte dei Franchi, la situazione subì un ulteriore mutamento. Dato che la politica carolingia aveva forti connotazioni religiose, la nuova classe dirigente preferì assecondare la nomina di figure a lei fedeli la prima delle quali fu Pietro I Oldrati. Seguirono una serie di arcivescovi sempre più attivi nella sfera politica fino ad arrivare a partecipare alla lotta di successione per il Regnum Italiae tra Ludovico il Pio e Berengario d'Italia in cui Anselmo I prese le parti di quest'ultimo.

Questo episodio indusse la fazione vincente della contesa (quella di Ludovico) a favorire l'elezione di successivi arcivescovi di origine franca: Angilberto I e Angilberto II. Quest'ultimo, in particolare, assunse un ruolo politico preminente che lo portò a farsi intermediario nel contrasto sorto tra Lotario (allora re d'Italia) e l'imperatore Ludovico. Il successo di tale mediazione fece sì che Angilberto acquisisse, oltre che un notevole prestigio politico, anche numerose donazioni feudali nelle zone d'influenza di Pavia e del Canton Ticino.

Angilberto fu figura preminente anche durante l'impero di Ludovico II e lasciò ai suoi successori una situazione di grande prestigio. Fu poi Ansperto Confalonieri, anch'egli uomo di fiducia di Ludovico II seppur di origini longobarde, a consolidare definitivamente il potere politico dell'arcidiocesi.

Ansperto divenne messo di Ludovico II ed entrò nel merito della successione dell'imperatore il quale, non avendo figli maschi, aveva designato lo zio Ludovico o uno dei figli di quest'ultimo. Al contrario papa Giovanni VIII appoggiava la candidatura di Carlo il Calvo, appartenente al ramo francese della famiglia. Ansperto, la cui opinione risultò essere determinante, si schierò col papa e Carlo il Calvo venne incoronato. Ovviamente l'appoggio di Ansperto venne ripagato con nuove donazioni imperiali che, sia in termini di ricchezza che di forza militare, riportarono Milano in posizione di preminenza nel nord Italia.

Dal IX secolo all'epoca del Comune

L'influenza politica dell'arcidiocesi si mantenne forte anche dopo l'abbandono di Milano da parte della dinastia carolingia. L'arcivescovo Valperto de' Medici ricevette dall'imperatore Ottone I diverse donazioni di castelli nell'area lombarda, ma i suoi successori cercarono di limitare il potere dei vescovi operandosi per favorire l'elezione di figure a loro più vicine. Questa strategia culminò con l'elezione di Landolfo II, il quale però venne costretto dalla cittadinanza a lasciare la città. In questo periodo iniziò a prendere forma la lotta tra l'autorità religiosa, rappresentata dalla curia e quella civile, rappresentata dalle famiglie comitali fedeli all'imperatore, per la supremazia del governo delle città, contrasto che sfocerà più tardi nella lotta per le investiture.

Due figure rilevanti di questo periodo furono Arnolfo II e Ariberto da Intimiano. Il primo fu molto vicino a Ottone III, tanto da dare il proprio appoggio militare al figlio Enrico II nella sua lotta contro Arduino d'Ivrea, ottenendone onori e ricompense; con il secondo l'arcidiocesi di Milano arrivò a tenere sotto controllo (sempre con il consenso di Enrico II) gran parte del territorio delimitato dal Po, dall'Adda e dal Ticino.

Fu però proprio questa presenza di Ariberto a far sì che le città vicine e antagoniste e gli stessi feudatari della città si rivoltassero contro l'arcivescovo. Tali lamentele furono appoggiate da Corrado II che vide un'occasione per poter ridimensionare il peso di Ariberto. L'arcivescovo riuscì però a ricompattare la città con lo spauracchio della perdita di autonomia di Milano rispetto all'impero; resistette all'impero fino alla morte di Corrado e si riconciliò con il suo successore Enrico III. Venuto a mancare il pericolo comune che aveva riunito le componenti della Milano dell'XI secolo, le famiglie più potenti ritornarono a cercare di svincolarsi dal potere dell'arcivescovo per governare la città in maniera autonoma attraverso le istituzioni comunali.

Il periodo comunale

Nel periodo successivo gli arcivescovi milanesi furono coinvolti nella lotta per le investiture e nella rivolta dei Patarini. Si alternarono così elezioni, non sempre considerate legittime, dettate spesso dall'imperatore o dai Patarini (sostenuti questi in chiave anti-imperiale anche da papa Gregorio VII) come ad esempio quelle di Guido da Velate, di Goffredo da Castiglione e di Attone. Tali figure dovettero affrontare spesso rivolte tanto da dover sostenere scomuniche, accuse di simonia e da essere talvolta persino costretti alla fuga come successe a Tedaldo da Castiglione.

Dopo questo periodo di disordine, la Chiesa milanese tornò a svolgere un ruolo di rilievo nella politica del nord Italia, riuscendo a sfruttare l'intenzione del papato di farne un avamposto contro l'impero. Il primo arcivescovo che assunse questo ruolo fu Anselmo III da Rho. Egli non volle però rompere in maniera definitiva i rapporti con Enrico IV di cui accettò le regalie, cosa che secondo le regole stabilite da Gregorio VII gli sarebbe dovuta costare la scomunica. La sua posizione, però, si alleggerì con l'elezione del successore di Gregorio, Urbano II, la cui politica più pragmatica gli consigliò di limitarsi a farlo ritirare per un certo periodo in un convento lombardo per poi reintegrarlo nel suo incarico.

Nel XII secolo i successori di Anselmo III, Arnolfo III e Anselmo IV da Bovisio, continuarono la politica del predecessore osteggiando Enrico IV anche mediante l'appoggio dato a Corrado di Lorena, il suo figlio "ribelle". Anselmo IV fu anche promotore della [[Crociata del 1101]] indetta da Urbano II, tanto da raccogliere delle forze armate e partire per la Terra santa per non fare più ritorno.

Le nomine successive furono condizionate da papa Pasquale II (allora in lotta con l'imperatore Enrico V) che fece eleggere prima Grossolano, per poi farlo deporre successivamente a favore di Giordano da Clivio. Tali nomine finirono però per produrre, come un secolo prima, distacco e ostilità della società milanese nei confronti di Roma, che preferì cambiare atteggiamento per non acuire troppo i contrasti con la più importante diocesi dell'Italia settentrionale.

Appena fu allentato il controllo del papato, l'arcivescovo Anselmo V Pusterla sostenne la guerra di Milano contro Como (partecipando persino alle azioni militari) cosa che provocò un forte "raffreddamento" dei rapporti con Roma, che culminò nell'incoronazione da parte di Anselmo V di Corrado di Svevia a Re dei Romani in opposizione a Lotario, la cui nomina a imperatore era stata favorita dal papa. La situazione divenne ancora più confusa nel 1130, anno in cui la morte di papa Onorio II portò a uno scisma con l'elezione di Innocenzo II e dell'antipapa Anacleto II. Quest'ultimo cercò e ottenne l'appoggio di Anselmo, ma con la finale affermazione di Innocenzo II, l'arcivescovo venne scomunicato e deposto.

Dopo un altro periodo d'instabilità, con l'elezione di Oberto da Pirovano si riformò l'unità delle componenti della società milanese. Oberto, seppur riavvicinatosi al papato, era riuscito a mantenere i tradizionali rapporti di vicinanza dell'arcidiocesi con l'impero. La situazione era però destinata a cambiare con la salita al trono di Federico Barbarossa. Questi infatti, deciso a ridimensionare l'influenza di Milano nell'ambito dell'Italia del nord, accolse le proteste delle città vicine e si dimostrò immediatamente ostile alla metropoli. In seguito poi alla contesa tra Alessandro III e Vittore IV (sostenuto da Federico), che si contesero il soglio papale alla morte di Adriano IV, Oberto decise di appoggiare Alessandro contro Vittore, ponendosi così definitivamente in contrasto con l'autorità imperiale. Si creò quindi un conflitto aperto tra Alessandro III e Milano da una parte e Federico, Vittore IV e le città antagoniste di Milano dall'altra. Tale conflitto sfociò negli assedi e nella resa e distruzione totale di Milano da parte del Barbarossa del marzo 1162. Oberto si rifugiò a Genova da Alessandro III e non fece mai più ritorno a Milano.

La distruzione di Milano diventò il simbolo della dominazione imperiale sul nord Italia e in reazione a essa si organizzò l'opposizione a Federico, che si concretizzò in seguito nella Lega Lombarda. Tale opposizione fu sostenuta da Alessandro III e quando, in seguito alla Battaglia di Legnano e ad altre sconfitte subite, Federico stipulò il Trattato di Costanza, Milano poté godere di nuovo della sua autonomia (pur riconoscendo formalmente l'autorità dell'impero). L'arcivescovo di Milano divenne così la figura di riferimento per le relazioni tra Milano e Federico (e quindi tra il papato e l'impero).

Il successore di Oberto, Galdino della Sala (oggi venerato come santo), si assunse questo importante compito, divenendo il referente di Alessandro III e una delle figure più influenti del suo tempo in tutto il nord Italia: curò infatti le alleanze formatesi nella Lega Lombarda e anche per sua iniziativa venne fondata la città di Alessandria per contrastare il Marchesato del Monferrato, fedele a Federico. La sua opera pastorale fu tale che Galdino venne presto nominato compatrono della città insieme ad Ambrogio, sia per la sua opera di defensor civitatis (difensore e addirittura "ricostruttore" di Milano dopo la distruzione della città), sia per quella di pater pauperum ("padre dei poveri") attraverso opere di carità e di assistenza rivolte nello specifico ai poveri e a quanti erano finiti in prigione per debiti non saldati.[6]

Dopo la fine dello scisma con l'affermazione definitiva di Alessandro III, Milano firmò nel 1185 un trattato con Federico in cui le era permesso di espandere la propria influenza verso sud (Pavia e Cremona), purché si impegnasse a sostenere l'impero nella sua lotta per il riottenimento dei beni che aveva perso in Italia durante lo scisma e il cui possesso non era stato definito dai trattati precedenti.

Ritratto di papa Urbano III (1842), al secolo Uberto Crivelli

Milano si trovava quindi di nuovo tra impero e papato. Per questo motivo il clero milanese elesse arcivescovo il cardinale Uberto Crivelli, deciso sostenitore del papato. La figura di Uberto si rivelò tanto forte da imporsi anche nella successione al soglio pontificio dopo la morte di papa Lucio III, il cardinale arcivescovo divenne così papa con il nome di Urbano III, senza però per questo lasciare l'arcidiocesi di Milano. La città venne così, pur avendo siglato un trattato che la legava all'impero, a trovarsi sede di una delle arcidiocesi più impegnate nella lotta anti-imperiale. Ciò fece sì che gli organismi comunali segnassero il loro progressivo distacco dalla curia. In risposta Urbano III diede il proprio appoggio a Cremona (avversaria di Milano e dell'impero). Il contrasto tra curia e Comune si arrestò solo con la morte di Urbano III, a cui fece seguito l'elezione ad arcivescovo di Milone da Cardano, già vescovo di Torino.

Milone, che faceva parte della curia Milano già all'epoca della sua distruzione da parte del Barbarossa ed era stato al seguito di Alessandro III, si dimostrò più diplomatico del predecessore riuscendo a ricomporre i dissidi creatisi in precedenza con la classe nobile che dominava il Comune. Anche i suoi successori, continuando sulla stessa linea, si avvicinarono sempre più al ceto dominante e vennero trascinati nei conflitti con l'allora nascente Partito del Popolo, perdendo in questo modo autorità anche in campo ecclesiastico. Solo nella seconda metà del XIII secolo, con l'ascesa di Ottone Visconti e la definitiva sconfitta del Partito del Popolo, si riaffermò il potere dell'arcidiocesi a Milano, anche se in una forma totalmente diversa, legata all'inizio del periodo delle Signorie.

L'età dei Visconti

Incisione raffigurante Giovanni Visconti

Dopo la morte di Leone da Perego nel 1257, che aveva cercato invano di ricomporre i dissidi interni tra la fazione dei nobili e quella popolare (tanto da essere costretto all'esilio a Legnano), l'elezione del successore risultò essere problematica.

La figura politica di spicco di Milano a quel tempo era Martino della Torre, Capitano del Popolo e successore del fratello Pagano, il quale fu di fatto il primo dei reggenti di Milano a dare al comune la forma di signoria. Di ispirazione guelfa, nominò però, per mantenere un ampio consenso all'interno della città, il ghibellino Oberto Pallavicino come capitano delle milizie, più vicino alla fazione nobiliare.

Tale nomina provocò una certa frizione con Roma e finì con l'impedire l'elezione ad arcivescovo sia di Raimondo della Torre (nipote di Martino), appoggiato dai popolari, sia di Francesco da Settala appoggiato dai nobili, così nel 1262 papa Urbano IV nominò arcivescovo Ottone Visconti.

La reazione dei Della Torre si esplicitò nella confisca dei beni dell'arcidiocesi e nell'attacco da parte del Pallavicino dei numerosi castelli e possedimenti dei Visconti nell'area del Lago Maggiore. In questo modo però, Ottone divenne il punto di riferimento per gli oppositori dei Della Torre e del partito del popolo. Gli scontri si protrassero per anni, ben oltre la morte sia di Urbano IV sia di Martino della Torre che del Pallavicino.

Nel 1277 la battaglia di Desio segnò la vittoria definitiva di Ottone che sconfisse il partito del popolo e ridusse in prigionia l'allora signore di Milano Napoleone della Torre, ottenendo così di fatto, oltre l'arcivescovato, la signoria. L'affermazione di Ottone ebbe come effetto l'avvicinamento della curia alla fazione nobile, egli infatti con la Matricula nobilium familiarum sancì che l'accesso alle maggiori cariche ecclesiastiche del clero milanese dovesse essere riservato a chi provenisse dalla cerchia della nobiltà locale. Nel 1287 poi Ottone indicò il nipote Matteo come capitano del popolo, istituendo di fatto la dominazione viscontea su Milano.

La morte di Ottone coincise con un momentaneo ritorno in auge dei Della Torre che potevano contare sull'appoggio di Raimondo (nel frattempo diventato Patriarca di Aquileia), ma il controllo ottenuto dai Visconti su Milano permise loro di superare il momento interlocutorio culminato con la cacciata da Milano di Matteo Visconti e l'elezione ad arcivescovo di Cassono della Torre. Dopo qualche anno l'arcidiocesi ritornò ai Visconti nella persona di Giovanni Visconti.

Nella seconda metà del XIX secolo l'arcivescovo Ballerini fu impedito dall'autorità civile a esercitare la sua attività pastorale; la diocesi venne di fatto retta da mons. Carlo Caccia Dominioni (1859-1866) nella sua duplice veste di vicario capitolare di fronte allo stato italiano e di vicario generale di mons. Ballerini di fronte alla Santa Sede.

Cronotassi dei vescovi

La cronotassi dei vescovi è incerta per i primi secoli, la tradizione vuole che l'apostolo San Barnaba fondasse la diocesi nel 52. Una lapide con l'elenco dei vescovi è presente nel Duomo nella navata meridionale.

Quattro arcivescovi sono diventati papi (Uberto Crivelli, Giovanni Angelo Medici, Achille Ratti e Giovanni Battista Montini) e uno antipapa (Pietro Filargo).

Cronotassi dei vescovi
N. Nome Periodo Immagine
1 San Barnaba(?) (50 - 55)
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2 Sant'Anatalo(?) (53 - 63)
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3 San Caio(?) (63 - 85)
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sede vacante
4 San Castriciano(?) (97 - 138)
5 San Calimero(?) (138 - 191)
sede vacante
6 San Mona(?) (fine III secolo - inizio IV secolo)
7 San Mirocle (circa 313 - 316)
8 San Materno (316 - 328)
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9 San Protasio Algisi (328 - 343)
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10 Sant'Eustorgio I (343 o 344 - circa 350)
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11 San Dionisio Mariani (circa 349 - 355)
12 Aussenzio (circa 355 - 374 deceduto)
13 Sant'Ambrogio (374 - 4 aprile 397 deceduto)
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14 San Simpliciano Soresini (397 - 400)
15 San Venerio Oldrati (400 - 408 deceduto)
16 San Marolo (408 - 423 deceduto)
17 San Martiniano Osio (423 - 435 deceduto)
18 San Glicerio Landriani (436 - 438 deceduto)
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19 San Lazaro Beccardi (438 - 449 deceduto)
20 Sant'Eusebio Pagani (449 - 462 deceduto)
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21 San Geronzio Bescapè (462 - 465 deceduto)
22 San Benigno Bossi (465 - 472 deceduto)
23 San Senatore da Settala (472 - 475 deceduto)
24 San Teodoro I de' Medici (475 - 490 deceduto)
25 San Lorenzo I Litta (490 - 512 deceduto)
26 Sant'Eustorgio II (512 - 518 deceduto)
27 San Magno de' Trincheri (518 - 530 deceduto)
28 San Dazio (530 - 552 deceduto)
29 Vitale de' Cittadini (552 - 555 deceduto)
30 Frontone (556 - 566 deceduto)(tricapitolino)
31 Sant'Ausano Crivelli (566 - 567 deceduto)
32 Sant'Onorato Castiglioni (568 - 572 deceduto)
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33 Lorenzo II (573 - 592 deceduto)
34 Costanzo de' Cittadini (593 - 3 settembre 600 deceduto)
35 Deodato (15 settembre 601 - 30 ottobre 629 deceduto)
36 Asterio (630 - 4 luglio 640 deceduto)
37 Forte (641 - 643 deceduto)
38 San Giovanni I Bono (649 - 660 deceduto)
39 Sant'Antonino Fontana (660 - 661 deceduto)
40 San Maurisilio (661 - 662 deceduto)
41 Sant'Ampelio di Milano (667 - 672 deceduto)
42 San Mansueto Savelli (672 - 681 deceduto)
43 Benedetto I (681 - 725 deceduto)
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44 Teodoro II (725 - 739 deceduto)
45 San Natale (740 - 741 deceduto)
46 Arifredo (741 - 742 deceduto)
47 Stabile (742 - 744 deceduto)
48 Leto Marcellino (7 maggio 745 - 759 deceduto)
49 Tommaso Grassi (22 settembre 759 - 27 settembre 783 deceduto)
50 Pietro I Oldrati (784 - 801 deceduto)
sede vacante
51 Odelperto (803 - 813 deceduto)
52 Sant'Anselmo I Biglia (813 - 818 deposto)
53 San Buono Castiglioni (818 - 23 gennaio 822 deceduto)
54 Angilberto I (822 - 9 ottobre 823 deceduto)
55 Angilberto II da Pusterla (27 o 28 giugno 824 - 13 dicembre 859 deceduto)
56 Tadone (860 - 26 maggio 868 deceduto)
57 Ansperto Confalonieri (26 giugno 868 - 7 dicembre 881 deceduto)
58 Anselmo II Capra (882 - 27 settembre 896 deceduto)
59 Landolfo I Grassi (896 - 2 novembre 899 deceduto)
60 Andrea da Cantiano (30 novembre 899 - 26 febbraio 906 deceduto)
61 Aicone Oldrati (giugno 906 - 7 settembre 918 deceduto)
62 Gariberto di Besana (918 - 15 luglio 921 deceduto)
63 Lamperto (5 ottobre 921 - 19 giugno 931 deceduto)
64 Elduino (931 - 23 luglio 936 deceduto)
65 Arderico Cotta (936 - 15 ottobre 948 deceduto)
66 Manasse (15 ottobre 948 - 948 deposto)
67 Adelmano (948 - 953 dimesso)
68 Valperto de' Medici (953 - 6 novembre 970 deceduto)
69 Arnolfo I (970 - 16 aprile 974 deceduto)
70 Gotofredo (27 luglio 974 - 19 settembre 979 deceduto)
71 Landolfo II da Carcano (23 dicembre 979 - 23 marzo 998 deceduto)
72 Arnolfo II da Arsago (Arnolfo Castiglione) (19 maggio 998 - 25 febbraio 1018 deceduto)
73 Ariberto da Intimiano (16 marzo 1018 - 16 gennaio 1045 deceduto)
74 San Guido da Velate (1045 - 1069)
75 Attone (1070 - 1075 deceduto)
76 Gotifredo da Castiglione (1070 - 1075)(antivescovo)
77 Tebaldo da Castiglione (1075 - 1080)(illegittimo)
Sede vacante (1075-1086)
78 Anselmo III da Rho (1º luglio 1086 - 4 dicembre 1093 deceduto)
79 Arnolfo III (6 dicembre 1093 - 1097 deceduto)
80 Anselmo IV da Bovisio (3 novembre 1097 - 30 settembre 1101 deceduto)
81 Grossolano (1102 - 1112 deposto)
82 Giordano da Clivio (1º gennaio 1112 - 4 ottobre 1120 deceduto)
83 Olrico da Corte (17 novembre 1120 - 28 maggio 1126 deceduto)
84 Anselmo V Pusterla (30 giugno 1126 - 1135 deposto)
85 Robaldo (2 agosto 1135 - 30 dicembre 1145 deceduto)
86 Umberto I da Pirovano (18 gennaio 1146 - 17 marzo 1166 deceduto)
87 San Galdino della Sala (1166 - 18 aprile 1176 deceduto)
88 Algisio da Pirovano (2 luglio 1176 - 29 marzo 1182 deceduto)
89 Uberto Crivelli (9 maggio 1185 - 20 ottobre 1187 deceduto)(dal 25 novembre 1185 papa con il nome di Urbano III)
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90 Milone da Cardano (5 dicembre 1187 - 16 agosto 1195 deceduto)
91 Umberto III da Terzago (11 settembre 1195 - 15 giugno 1196 deceduto)
92 Filippo I da Lampugnano (14 luglio 1196 - novembre 1206 dimesso)
93 Umberto IV da Pirovano (11 dicembre 1206 - 13 marzo 1211 deceduto)
94 Gerardo da Sessa, O.Cist. (4 maggio 1211 - 22 aprile 1212 deceduto)
95 Enrico I da Settala (7 novembre 1213 - 16 settembre 1230 deceduto)
Cronotassi dei vescovi
N. Nome Periodo Immagine
96 Guglielmo I da Rizolio (15 ottobre 1230 - 28 marzo 1241 deceduto)
97 Leone da Perego (1241 - 14 ottobre 1257 deceduto)
Sede vacante (1257-1262)
98 Ottone Visconti (22 luglio 1262 - 2 agosto 1295 deceduto)
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99 Ruffino da Frisseto (31 ottobre 1295 - 21 luglio 1296 deceduto)
100 Francesco Fontana (1296 - 6 febbraio 1308 deceduto)
101 Cassono della Torre (12 febbraio 1308 - 31 dicembre 1316 nominato patriarca di Aquileia)
102 Aicardo Antimiani (28 settembre 1317 - 10 agosto 1339 deceduto)
sede vacante
103 Giovanni Visconti (1342 - 5 ottobre 1354)
104 Roberto Visconti (29 ottobre 1354 - 8 agosto 1361 deceduto)
105 Guglielmo II Pusterla (23 agosto 1361 - 1370 deceduto)
106 Simon da Borsano (18 giugno 1371 - 20 dicembre 1375 dimesso)
sede vacante
107 Antonio de' Saluzzi (1380 - 1401 deceduto)
108 Pietro Filargo, O.F.M. (17 maggio 1402 - 26 giugno 1409 eletto antipapa con il nome di Alessandro V)
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109 Francesco Crippa (1409 - 7 febbraio 1414 deceduto)
110 Bartolomeo Capra (1414 - 1435 deceduto)
111 Francesco Piccolpasso (7 giugno 1435 - 23 agosto 1443 deceduto)
112 Enrico Rampini (27 agosto 1443 - 4 luglio 1450 deceduto)
113 Giovanni III Visconti (3 agosto 1450 - 9 marzo 1453 deceduto)
114 Nicolò Amidano (19 marzo 1453 - 24 marzo 1454 deceduto)
115 Timoteo Maffei (1454 - 1454 dimesso)
116 Gabriele Sforza, O.E.S.A. (21 giugno 1454 - 12 settembre 1457 deceduto)
117 Carlo Nardini (19 ottobre 1457 - 13 novembre 1461 deceduto)
118 Stefano Nardini (13 novembre 1461 - 22 ottobre 1484 deceduto)
Parione - Stefano Nardini - dona alla compagnia del Salvatore le case al Governo Vecchio 1480 O3250030.JPG
119 Giovanni Arcimboldi (25 ottobre 1484 - 2 ottobre 1488 deceduto)
120 Guidantonio Arcimboldi (23 gennaio 1489 - 18 ottobre 1497 deceduto)
121 Ottaviano Arcimboldi (1497 - ottobre 1497 deceduto)(arcivescovo eletto)
122 Ippolito I d'Este (8 novembre 1497 - 20 maggio 1519 dimesso)
123 Ippolito II d'Este (20 maggio 1519 - 19 marzo 1550 dimesso)(amministratore apostolico)
124 Giovan Angelo Arcimboldi (19 marzo 1550 - 6 aprile 1555 deceduto)
125 Ippolito II d'Este (1555 - 16 dicembre 1555 dimesso)(amministratore apostolico per la seconda volta)
126 Filippo Archinto (1556 - 21 giugno 1558 deceduto)
127 Giovanni Angelo Medici (1559 - 1560)(amministratore apostolico)
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128 San Carlo Borromeo Amministratore apostolico 7 febbraio 1560 - 12 maggio 1564 e arcivescovo 12 maggio 1564 - 3 novembre 1584 deceduto
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129 Gaspare Visconti (28 novembre 1584 - 12 gennaio 1595 deceduto)
130 Federico Borromeo (1595 - 21 settembre 1631 deceduto)
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131 Cesare Monti (20 dicembre 1632 - 16 agosto 1650 deceduto)
132 Alfonso Litta (1652 - 28 agosto 1679 deceduto)
133 Federico Visconti (25 giugno 1681 - 7 gennaio 1693 deceduto)
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134 Federico Caccia (aprile 1693 - 14 gennaio 1699 deceduto)
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135 Giuseppe Archinto (18 maggio 1699 - 9 aprile 1712 deceduto)
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136 Benedetto Erba Odescalchi (5 ottobre 1712 - 6 dicembre 1736 deceduto)
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137 Carlo Gaetano Stampa (6 maggio 1737 - 23 dicembre 1742 deceduto)
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138 Giuseppe Pozzobonelli (15 luglio 1743 - 27 aprile 1783 deceduto)
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139 Filippo Maria Visconti (25 giugno 1784 - 30 dicembre 1801 deceduto)
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140 Giovan Battista Caprara (24 maggio 1802 - 21 giugno 1810)
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Sede Vacante (1810 - 1818)
141 Karl Kajetan von Gaisruck (1º marzo 1818 - 19 novembre 1846 deceduto)
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142 Carlo Bartolomeo Romilli (14 giugno 1847 - 7 maggio 1859 deceduto)
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143 Paolo Angelo Ballerini (30 giugno 1859 - 27 marzo 1867 nominato patriarca latino di Alessandria)
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144 Luigi Nazari di Calabiana (27 marzo 1867 - 23 ottobre 1893 deceduto)
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145 Beato Andrea Carlo Ferrari (21 maggio 1894 - 2 febbraio 1921 deceduto)
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146 Achille Ratti (13 giugno 1921 - 6 febbraio 1922 eletto papa con il nome di Pio XI)
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147 Eugenio Tosi, O.SS.C.A. (7 marzo 1922 - 7 gennaio 1929 deceduto)
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148 Beato Alfredo Ildefonso Schuster, O.S.B. (26 giugno 1929 - 30 agosto 1954 deceduto)
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149 Giovanni Battista Montini (1º novembre 1954 - 21 giugno 1963 eletto papa con il nome di Paolo VI)
Paulus VI, by Fotografia Felici, 1969.jpg
150 Giovanni Colombo (10 agosto 1963 - 29 dicembre 1979 ritirato)
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151 Carlo Maria Martini, S.J. (29 dicembre 1979 - 11 luglio 2002 ritirato)
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152 Dionigi Tettamanzi (11 luglio 2002-28 giugno 2011 ritirato)
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153 Angelo Scola (28 giugno 2011-7 luglio 2017 ritirato)
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154 Mario Enrico Delpini dal 7 luglio 2017
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Organizzazione

Arcivescovo attuale

Vicario generale

Vescovi ausiliari

Vicari episcopali di zona

Città

Forese

Vicari episcopali di settore

Consulenti del Consiglio Episcopale Milanese

Statistiche

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 5 608 331 persone contava 4 908 331 battezzati, corrispondenti al 87,5% del totale.

Parrocchie

L'arcidiocesi, composta da 1108 parrocchie e con un numero di abitanti superiore ai 5 milioni, è una delle diocesi più grandi nel mondo. Le parrocchie sono tutte comprese nel territorio della Lombardia. Esse sono divise sotto l'aspetto dell'amministrazione civile tra le province di Bergamo, Como, Lecco, Milano, Monza e Brianza, Pavia e Varese. In ogni parrocchia dell'arcidiocesi è distribuito il mensile Il Segno, voluto dal card. Giovanni Battista Montini per accompagnare e rendere più "universale" il ruolo dei singoli bollettini parrocchiali.

Le parrocchie sono raggruppate in 73 decanati, a loro volta raggruppati in 7 zone pastorali.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Decanati e parrocchie della Chiesa Ambrosiana
Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni