Museo e Tesoro del Duomo di Monza
Museo e Tesoro del Duomo di Monza | |
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Bottega ostrogota, Corona ferrea (IV - IX secolo), oro, gemme e smalti | |
Categoria | Musei del Duomo |
Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Lombardia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Monza |
Comune | Monza |
Diocesi | Arcidiocesi di Milano |
Indirizzo | Via Frisi, 26 20052 Monza (MB) |
Telefono | +39 039 326383 |
Fax | +39 039 2300349 |
Posta elettronica | info@museoduomomonza.it |
Sito web | [1] |
Proprietà | Parrocchia |
Tipologia | architettura, arte sacra |
Contenuti | arazzi, arredi sacri, dipinti, disegni, gioielli, paramenti sacri, suppellettile liturgica, sculture, tessuti, vetri |
Servizi | archivio storico, biblioteca, bookshop, didattica, guardaroba, sale per eventi e mostre temporanee, visite guidate |
Sede Museo | Concattedrale di San Giovanni Battista, sotterranei |
Datazione sede | XIV secolo |
Data di fondazione | 1963 |
Il Museo e Tesoro del Duomo di Monza, allestito nei sotterranei della Concattedrale di San Giovanni Battista, edificata tra il XIV e il XVII secolo, venne aperto al pubblico per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico proveniente dalla Duomo stesso e dal territorio monzese.
Storia
Il primo nucleo del Museo, istituito nel 1963, è la sezione dedicata a Filippo Serpero. Il 10 novembre 2007 è stata inaugurata la nuova sistemazione museologica e l'allestimento di una più ampia sezione intitolata a Carlo Gaiani.
Il lavoro di generazioni di artisti e artigiani e la generosità di devoti committenti hanno costituito l'importante patrimonio di opere d'arte e suppellettile liturgica ospitato nel Museo; raccolta unica, non solo per la rarità e la preziosità dei materiali, ma anche perché permette di seguire con puntualità le vicende storiche Concattedrale di San Giovanni Battista dalla sua fondazione fino ai nostri giorni.
Un percorso lungo più di 1400 anni, durante i quali la storia del Duomo si è spesso intrecciata con le vicende politiche e religiose dell'Italia e dell'Europa, di cui le collezioni sono un'importante testimonianza.
Percorso espositivo e opere
L'itinerario museale prevede due nuclei espositivi collegati tra loro, anche se strutturalmente distinti, che riflettono la ripartizione del patrimonio in altrettante sezioni, assumendo come spartiacque il XIV secolo, periodo in cui la famiglia Visconti, in occasione del primo Giubileo di papa Bonifacio VIII, decise di ricostruire completamente la chiesa ed abbattere la basilica fatta edificare dalla regina Teodolinda nel VI secolo.
Sezione I - Filippo Serpero
La sezione è dedicata al Tesoro della scomparsa Basilica alto medievale ed ripartita in due grandi tematiche.
Longobardi
Per dare al Duomo di Monza il ruolo di fondazione regia e di importante centro di culto cattolico, Teodolinda e Agilulfo lo dotarono di un prezioso corredo di reliquie e suppellettili, che oggi costituiscono una preziosa testimonianze della corte longobarda. Di rilievo:
- Tazza di zaffiro, una coppa di vetro blu (IV - V secolo), di bottega romana, rimontata nel XV secolo su un fusto in oro, da un orafo lombardo, identificata per tradizione con quella che Teodolinda avrebbe utilizzato per la cerimonia del fidanzamento con Agilulfo;
- Chioccia con sette pulcini (IV - VII secolo), in argento dorato e pietre preziose, realizzato in due tempi da orafi milanesi: IV secolo (chioccia); VII secolo (pulcini). La tradizione vuole che questa opera sia stata rinvenuta nel Medioevo nella tomba della regina longobarda Teodolinda.
- Sedici ampolle da pellegrino (fine VI -inizio VII secolo), lega di piombo e stagno, argento, di botteghe palestinesi, contenenti campioni degli oli delle lampade accese nei santuari della Terra Santa.
- Ventisei ampolle (600 ca.), in vetro, contenenti gocce di olio estratte dalle lampade che ardevano sulle tombe dei martiri nelle catacombe di Roma.
- Croce pettorale di Teodolinda (603), in oro e cristalli di rocca, donata dal papa Gregorio Magno alla regina in occasione del battesimo del figlio Adaloaldo.[1]
- Legatura dell'Evangelario di Teodolinda (603), in lamine d'oro, pietre preziose, smalti e cammei, di bottega orafa romana, donato dalla regina a papa Gregorio I.
- Corona pensile di Teodolinda (fine VI - inizio VII secolo), in oro, pietre preziose e madreperla, di bottega longobarda.
- Croce pensile di Agilulfo (inizio VII secolo), in oro e pietre preziose, di bottega longobarda.
Regnum Italiae
All'inizio del X secolo, grazie alla generosità di Berengario del Friuli, eletto re d'Italia nell'888 e imperatore nel 915, entrarono nel Tesoro altri splendidi manufatti, fra i quali:
- Dittico di Stilicone (magister militum dell'imperatore Onorio), databile all'inizio V secolo, in avorio, donato al Duomo dal re Berengario I nel 900 circa.[2]
- Reliquiario a borsa del dente di san Giovanni Battista (IX secolo), con il fronte decorato in oro, pietre preziose e perle disposte intorno ad una stella a otto raggi, e il dorso inciso con una scena di Crocifissione.
- Croce pensile di Berengario I detta Croce del Regno (fine IX - inizio X secolo), in oro, gemme e perle, di bottega orafa carolingia.
Sezione II - Carlo Gaiani
La sezione espone le opere che costituiscono il patrimonio del Duomo dalla sua ricostruzione nel XIV secolo ad oggi.
Il percorso di questa sezione è stato ripartito in quattro grandi temi. Infatti, sorretto l'asse cronologico come presupposto essenziale, il patrimonio è stato aggregato secondo "temi forti", che aiutassero a contestualizzare gli oggetti, a legarli tra loro e a metterli in relazione con il Duomo e con il tessuto urbano.
Età dei Visconti
Questa prima parte del percorso è dedicata al rapporto tra il Duomo di Monza] e la famiglia Visconti, e copre un arco cronologico che va dal 1277, quando questa si impossessò di Milano, al 1447, anno della morte del duca Filippo Maria. Di particolare interesse storico-artistico:
- Ritratto di Giovanni Visconti, l'arcivescovo di Milano (1342 - 1354) che nel 1345 ottenne la restituzione del Tesoro al Duomo, trasferito nel 1324 presso la sede pontificia ad Avignone.
- Lastre con figure di santi e simboli religiosi (seconda metà del XIV secolo), scolpite in marmo, di Matteo da Campione e bottega, provenienti dalla facciata della Cattedrale.
- Messa a cui assistono Gesù e Maria Vergine, vari santi tra cui san Michele arcangelo che reca uno scettro gigliato alla presenza della corte longobarda con la regina Teodolinda avvolta nel mantello e incoronata, il re Agilulfo e i loro figli Gundeperga e Adaloaldo (inizio del XIV secolo), affresco staccato, proveniente dalla Chiesa di San Michele Arcangelo.[3]
- Calice di Gian Galeazzo Visconti (1396 - 1402), argento dorato e smalti, opera di bottega milanese.
- Frammento di Crocifissione (1417 ca.), affresco staccato, attribuito a Michelino da Besozzo.
- Storie di Teodolinda: sogno e partenza della Regina alla ricerca del luogo di fondazione del Duomo (1444 ca.), affresco.
- Statua di san Giovanni evangelista (XIV - inizio XV secolo), in rame sbalzato, proveniente dal protiro del portale centrale del Duomo.
Dagli Sforza alla metà del Cinquecento
La seconda parte del percorso è dedicata al periodo della signoria sforzesca, che va dal 1450, anno dell'elezione di Francesco Sforza a duca di Milano, al 1535, quando, con la fine della sua discendenza diretta, lo Stato passò sotto il controllo della monarchia spagnola. Di particolare interesse storico-artistico:
- Polittico con Madonna con Gesù Bambino in trono e santi (1450 ca.), tempera e oro su tavola, di anonimo pittore lombardo.[4]
- San Giovanni Battista (1450 - 1460), in terracotta, proveniente dalla Chiesa di San Pietro Martire.
- Vetrate del rosone del Duomo, realizzato alla fine del XV secolo su cartoni preparatori di Stefano de' Fedeli e sostituito nel XIX secolo, oggi ricomposto nel Museo al centro di una parete;
- Serie di nove arazzi con Storie di san Giovanni Battista (1536 - 1537 ca.), che venivano annualmente esposti in Duomo nel giorno della festa del santo (24 giugno).
Dominio spagnolo ed austriaco
La terza parte della sezione riguarda i manufatti giunti in Duomo, durante il lungo periodo delle dominazioni spagnola e austriaca sulla Lombardia, quando l'edificio assunse il suo aspetto definitivo, Di rilievo:
- San Michele Arcangelo (XVII secolo), olio su tela, di Agostino Santagostino.
- Ostensorio (1688 ca.), in argento dorato, gemme e perle, di Antonio Grossi.
- San Giuseppe con Gesù Bambino (XVIII secolo), olio su tela, di Ercole Procaccini il Giovane;
- Gloria della Corona Ferrea, bozzetto per un affresco della cappella del Sacro Chiodo in Duomo (1719 ca.), olio su tela, di Giovan Angelo Borroni.
Età moderna e contemporanea
Il quarto ed ultimo settore è dedicato all'arte del XIX e XX secolo, fra i quali:
- Bozzetti in gesso di statue (1794 - 1796), realizzati da Angelo Pizzi su disegno di Andrea Appiani per il ciborio neoclassico dell'altare maggiore.
- Cofanetto contenitore per la Corona Ferrea (XIX secolo), in legno dipinto e tessuto.
- Crocifissione (1953 ca.), ceramica policroma, di Lucio Fontana.
- Gesù Cristo risorto (1974), in bronzo, di Luciano Minguzzi.
- Sant'Ambrogio e San Carlo Borromeo (1995), due cartoni preparatori dipinti per le vetrate del presbiterio, di Sandro Chia.
Cappella di Teodolinda
Completa la visita al Museo la Cappella di Teodolinda, dove nell'altare è conservata la Corona Ferrea, uno dei prodotti di oreficeria più importanti e densi di significato di tutta la storia dell'Occidente:
- Corona ferrea (IV - IX secolo), composta da sei piastre d'oro con pietre preziose e smalti, recanti all'interno un anello metallico, dal quale prende il nome di “ferrea”, che un'antica tradizione, ricordata anche da sant'Ambrogio (fine del IV secolo), identifica con uno dei chiodi utilizzati per la crocifissione di Cristo: una reliquia, quindi, che sant'Elena avrebbe rinvenuto nel 326, durante un viaggio in Palestina e inserito nel diadema del figlio, l'imperatore Costantino. Recenti indagini scientifiche indicano che la Corona, che così come si presenta possa essere un'insegna reale tardo-antica, realizzata da una bottega orafa ostrogota, passata ai re longobardi e pervenuta infine ai sovrani carolingi, che l'avrebbero fatta restaurare e donata al Duomo di Monza.[5]
Galleria fotografica
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