Madonna con Gesù Bambino fra angeli e santi (Filippo Lippi)
Filippo Lippi, Madonna con Gesù Bambino fra angeli, san Frediano e sant'Agostino (1437 - 1438), tempera su tavola | |
Pala Barbadori | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Île-de-France |
Dipartimento | Parigi |
Comune | |
Diocesi | Parigi |
Ubicazione specifica | Museo del Louvre |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Chiesa di Santo Spirito |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Madonna con Gesù Bambino, fra angeli, san Frediano e sant'Agostino |
Datazione | 1437 - 1438 |
Autore |
Filippo Lippi |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 208 cm; l. 244 cm |
La Madonna con Gesù Bambino fra angeli e santi (detta anche Pala Barbadori) è una pala d'altare, eseguita tra il 1437 - 1438, a tempera su tavola, da Filippo Lippi (1406 ca. - 1469), proveniente dalla Chiesa di Santo Spirito a Firenze e attualmente conservata al Museo del Louvre di Parigi (Francia).
Descrizione
Soggetto
Nella Pala Barbadori compaiono:
- al centro, Madonna con Gesù Bambino fra angeli
- a destra e sinistra: sant'Agostino e san Frediano di Lucca raffigurati inginocchiati in posizione obliqua.
Filippo Lippi innovò profondamente l'iconografia della Maestà (ossia della Madonna con Gesù Bambino in trono) rappresentando Maria Vergine in piedi, in un rinnovato rapporto tra madre e figlio, e imperniando l'intera composizione sulla sua figura. L'insieme può sembrare a prima vista dispersivo, ma ad un'attenta osservazione si snoda simmetricamente sui suoi lati, con precise corrispondenze. L'unità della composizione è data, infatti, dall'andamento ritmico delle linee di contorno, un elemento sul quale si focalizzerà sempre maggiormente la pittura di Filippo Lippi, affievolendo gradualmente la lezione masaccesca nel dare forte sbalzo volumetrico alle figure, quasi come fossero statue. In quest'opera e ancora maggiormente nei lavori successivi, le ombre sembrano avvolgere morbidamente le figure e modulare i colori con molti passaggi intermedi, dando un effetto di rilievo più delicato.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il dipinto si dispiega in modo unitario, ma vi è un accenno alla forma tradizionale dei trittici negli archi della parte superiore e nella tripartizione tramite colonne.
- L'artista s'ispira anche alla contemporanea statuaria: l'angelo sulla sinistra, intento a rialzarsi la veste, è ripreso dal gruppo statuario dei Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco, collocato in una nicchia d'Orsanmichele.
- La figura del monaco fanciullo (a sinistra), dietro la balaustra, sarebbe secondo alcuni studiosi l'autoritratto.
- Originale, per quegli anni, è la sostituzione del fondo oro con una quinta architettonica, operata in quegli stessi anni anche da Beato Angelico, con una finestra che si apre sul paesaggio collinare esterno derivata dall'arte fiamminga.
- La nicchia con la calotta a conchiglia sullo sfondo è un elemento tipico dell'arte toscana del XV secolo e di Lippi in particolare, che venne ispirata dalla nicchia del Tribunale della Mercanzia in Orsanmichele, opera di Donatello.
Predella
La pala era originariamente corredata di una predella, conservata attualmente alla Galleria degli Uffizi di Firenze è composta di tre scomparti, che raffigurano:
- San Frediano devia il corso del Serchio [1]
- Annunciazione della morte di Maria Vergine e arrivo degli Apostoli
- Visione di sant'Agostino[2]
Nella predella, le figure sono di grande evidenza plastica, con costumi classicheggianti. Inoltre, alcune innovazioni iconografiche furono probabilmente suggerite dai monaci agostiniani per armonizzare il racconto tradizionale con la loro dottrina teologica.
Filippo Lippi, Pala Barbadori: predella, (1437 - 1438), tempera su tavola
Notizie storico-critiche
Gherado di Bartolomeo Barbadori, morto senza figli nel 1429, lasciò i suoi averi ai Capitani d'Orsanmichele, perché realizzassero a Chiesa di Santo Spirito una cappella dedicata al san Frediano, vescovo di Lucca, patrono del quartiere.
La cappella fu costruita nella sagrestia della Chiesa e si decise il 7 luglio 1433 di collocarvi una pala d'altare.
L'opera fu commissionata a Filippo Lippi e da alcune testimonianze storiche indirette veniamo a sapere che il pittore era al lavoro sull'opera nel 1437, mentre la lettera a Piero Piero de' Medici di Domenico Veneziano del 1º aprile 1438 cita il dipinto come non ancora terminato.
La pala rimase nella Chiesa di Santo Spirito fino al 1810, quando venne smembrata e asportata dall'esercito napoleonico.
Dopo la Restaurazione (1814), mentre la predella venne ricondotta a Firenze, la pala rientrò in quel gruppo di grandi opere su tavola che, a causa delle dimensioni e della difficoltà di trasporto, rimasero a Parigi senza essere mai restituite ai proprietari originari.
Note | |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
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