Madonna del parto (Piero della Francesca)
Piero della Francesca, Madonna del parto (1467 - 1468), affresco | |
Madonna del parto | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Arezzo |
Comune | |
Diocesi | Arezzo-Cortona-Sansepolcro |
Ubicazione specifica | Museo della Madonna del parto |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Monterchi |
Luogo di provenienza | Chiesa di Santa Maria di Momentana, altare di Sant'Agostino |
Oggetto | dipinto murale |
Soggetto | Madonna del parto |
Datazione | 1460 - 1483 |
Autore |
Piero della Francesca (Piero di Benedetto de' Franceschi) |
Materia e tecnica | affresco staccato |
Misure | h. 260 cm; l. 203 cm |
La Madonna del parto è un dipinto murale, eseguito tra il 1460 e il 1483, ad affresco, da Piero di Benedetto de' Franceschi, detto Piero della Francesca, proveniente dall’altare di Sant'Agostino nella Chiesa di Santa Maria di Momentana a Monterchi (Arezzo) e conservato nel Museo della Madonna del parto nella stessa città toscana.
Descrizione
Scena
La scena del dipinto murale si svolge sotto una tenda-tabernacolo, dove compaiono:
- Maria Vergine non possiede attributi regali, non ha alcun libro in mano, ma è colta nel gesto di puntare la mano sul fianco per dare sostegno al peso del ventre e con la schiena leggermente inarcata in avanti, caratteristica posa delle gestanti. La Madonna è in piedi, che accarezza con la mano destra il ventre, dischiudendo la veste e sottolineando così l'avanzata gravidanza. Maria è vestita con l'abito delle puerpere dell'epoca, caratterizzato dalla possibilità di allargarsi grazie alla plissettatura interna. Come nella Santa Maria Maddalena (1468 ca.), conservato nel Duomo di Arezzo, sempre opera di Piero della Francesca, lo sguardo è abbassato, come per dare un tono nobile e austero, e il ritratto incede su una dolce bellezza giovanile, sottolineata dalla postura fiera del collo e la fronte alta e nobile (secondo la moda del tempo che voleva le attaccature dei capelli rasate o bruciate con una candela). Lo splendido ovale del volto della Vergine è percorso da sottili asimmetrie e da una vibrazione inquieta che si condensa nello sguardo sfuggente, sotto le palpebre socchiuse: pur nel suo isolamento divino la futura madre di Gesù, appare conscia del suo stato ed assorta dolcemente nel mistero dell'Incarnazione.
- Due angeli che tengono aperte le cortine della tenda; nelle due figure si comprende l'interesse dell'artista per le simmetrie, infatti, è evidente come questi siano stati dipinti sulla base di un medesimo cartone rovesciato. Nei loro abiti e nelle ali i colori sono alternati: manto verde, ali e calzari bruni per quello di sinistra, viceversa per quello di destra. Gli angeli guardano verso lo spettatore, richiamando la sua attenzione, come se stessero spalancando un sipario proprio per lui. Il gesto perfettamente simmetrico degli angeli sottolinea il valore cerimoniale e spirituale dell'immagine.
Ambientazione
L'ambientazione nella tenda ha come precedente il dipinto con il Sogno di Costantino [1]negli affreschi aretini. La forma geometrica del tendaggio enfatizza volumetricamente i personaggi e la spazialità del dipinto, inoltre, da un punto di vista teologico, offre riparo e protezione come il ventre di Maria per Gesù: non è casuale che la veste della Madonna sia slacciata all'altezza del ventre rotondeggiante, come dischiusi sono i lati della tenda.
Varie sono le interpretazioni degli studiosi circa il significato dell’ambientazione dell’opera, tra queste citiamo:
- Maurizio Calvesi [2] ha letto nella tenda una precisa illustrazione del tabernacolo dell'Arca dell'Alleanza, così come è descritto nell'Esodo in questo modo Maria sarebbe la nuova Arca dell'Alleanza, il cui pegno è Gesù.
- Mario Thomas Martone, tenendo conto di un brano della Lettera agli Ebrei (Eb 9,1-28 ), e del fatto che la manna dell'Esodo è prefigurazione del corpo eucaristico di Gesù Cristo, scrisse che Piero della Francesca: "Collocando la Vergine all'interno di una tenda formata con i materiali di quella dell'Antico Testamento, alludeva chiaramente alla natura eucaristica del corpo di Cristo contenuto nella Madonna-Ecclesia, che, come la manna, può essere vista solo con gli occhi della fede".[3]
- Altri storici dell'arte, ritengono che il padiglione rappresenti sia la Chiesa, sia la Madonna, nel suo particolare stato, simboleggia il tabernacolo eucaristico in quanto contiene il corpo di Gesù Cristo.
Notizie storico-critiche
L’opera è tradizionalmente fatta risalire a dopo il [[1459, quando l'artista giunse a Monterchi in occasione dei funerali della madre, Romana di Perino, nobildonna umbra, che era originaria del borgo.
Il dipinto murale fu realizzato per l’altare di Sant'Agostino nella Chiesa di Santa Maria di Momentana, località alle pendici della collina di Monterchi. Non si conoscono le motivazioni per cui l’artista, già celebre, dipinse un soggetto così impegnativo in una pieve di campagna e se ne ignora il committente.
Il culto della Madonna del parto, come patrona delle donne incinte ha radici devozionali molto profonde, per questo l’icona era visitata dalle puerpere per chiedere la sua protezione, durante la gravidanza ed il travaglio, in un’epoca in cui il parto poteva essere fatale.
Tra il 1784 e il 1786, il sito della chiesa fu scelto per la costruzione del cimitero cittadino, e la chiesa venne demolita per due terzi e riadattata a cappella funeraria. In tale occasione, l'affresco venne tagliato "a massello", cioè segnando il muro su cui era dipinto, e spostato entro una nicchia centinata sull'altare maggiore, l'unica zona superstite della costruzione originaria.
Il dipinto fu trascurato e dimenticato, fino alla sua riscoperta da parte dell'erudito Vincenzo Funghini, che lo visitò nel 1889 riconoscendolo come opera di Piero della Francesca e ridestando così l'interesse degli studiosi.
Nel 1911 la Regia Soprintendenza ai Monumenti decise, per ragioni di tutela e conservazione, lo stacco del dipinto, che effettuato dal restauratore Domenico Fiscali, il quale trasferì l'opera su un supporto di gesso e rete metallica.
Il violento terremoto del 1917 costrinse le autorità a mettere l'opera a riparo: prima in un deposito, dove rimase fino 1919, poi nel Museo Civico di Sansepolcro, dove fu esposta fino al 1922; in quella data tornò nella sua ubicazione originaria.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, che lasciò la cappella indenne, tra il 1952 e il 1953 la Madonna del parto subì un restauro curato da Dino Dini.
Dal 1992 l'affresco, dopo il restauro effettuato in occasione del quinto centenario della morte di Piero della Francesca, venne "temporaneamente" collocato in una teca climatizzata visibile all'interno di una mostra organizzata nell’edificio dell'ex-Scuola media, che venne dal quel momento attrezzato a "museo" per accogliere adeguatamente questa celebre opera.
Curiosità
Nel film La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini, il protagonista prof. Daniele Dominici (Alain Delon), nuovo supplente del liceo classico, illustra questo dipinto all'allieva Vanina Abati (Sonia Petrova), con una splendida descrizione dove s’intrecciano emozione, passione e cultura.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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