Madonna di Foligno (Raffaello)
Raffaello Sanzio, Madonna con Gesù Bambino in gloria tra san Giovanni Battista, san Francesco d'Assisi e san Girolamo che presenta Sigismondo de' Conti (1511 - 1512), olio su tavola trasportata su tela | |
Madonna di Foligno | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comune | |
Diocesi | Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Ubicazione specifica | Pinacoteca Vaticana, ottava sala |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Roma |
Luogo di provenienza | Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio, altare maggiore |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Madonna con Gesù Bambino in gloria tra san Giovanni Battista, san Francesco d'Assisi e san Girolamo che presenta Sigismondo de' Conti |
Datazione | 1511 - 1512 |
Autore |
Raffaello Sanzio |
Materia e tecnica | olio su tavola trasportata su tela |
Misure | h. 308 cm; l. 198 cm |
La Madonna di Foligno è una pala d'altare, eseguita tra il 1511 ed il 1512, ad olio su tavola trasportata su tela, da Raffaello Sanzio (1483 - 1520), proveniente dall'altare maggiore della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio di Roma ed ora conservato nella Pinacoteca Vaticana, presso i Musei Vaticani.
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto, ambientato in un paesaggio naturale, compaiono:
- in alto: Madonna con Gesù Bambino, appare, entro un grande nimbo dorato, seduta su una nuvola e circondata da una corona di angeli che prendono forma dalle nuvole.
- in basso:
- a sinistra, San Giovanni Battista, vestito di pelli, che indica la visione celeste, e san Francesco d'Assisi inginocchiato;
- a destra, San Girolamo, in abito cardinalizio con affianco il leone mansueto, che presenta a Maria il donatore genuflesso in preghiera.
- al centro:
- Angelo che rivolge uno sguardo stupito verso l'apparizione celeste e regge in mano una targa biansata in cui originariamente doveva trovarsi l'iscrizione che ricordava il voto del committente esaudito dalla Vergine.
- Borgo di Foligno, nel quale è descritto sinteticamente l'evento miracoloso, con un arcobaleno che simboleggia la protezione divina e il lieto fine.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Il paesaggio, dall'atmosfera umida e trepidante, con effetti luminosi di grande originalità, sono leggibili influenze del tonalismo veneto, nonché di autori ferraresi quali Dosso Dossi. Inoltre, l'artista sembra seguire volutamente nell'opera una sorta di "contaminatio" di modelli celebri:
- la posizione al centro del dipinto per rievocare l'evento miracoloso ricorda l'impostazione della Pala Portuense di Ercole de' Roberti (1479 - 1481);
- Maria ricorda l'Adorazione dei Magi (1481 - 1482) di Leonardo;
- Gesù Bambino rammenta quello del Tondo Doni (1504 - 1507) di Michelangelo.
- Il collegamento tra le due parti della pala è intensificato dall'orchestrazione cromatico-luminosa e dai gesti e sguardi dei personaggi che guidano l'occhio dell’osservatore verso la Vergine, che si rivolge al donatore, ricambiata. Il gruppo della Madonna con Gesù Bambino è raccolto in un ovale sotto il mantello protettivo di Maria ed ha quella viva naturalezza che rende l'ideale bellezza estremamente familiare allo spettatore. Il Bambino ad esempio non è ritratto come il Dio benedicente conscio della sua missione, ma come un vero e proprio fanciullo che sembra divincolarsi dall'abbraccio della madre per coprirsi sotto il velo.
- Il ritratto del committente è particolarmente nitido ed intenso, infatti l'anziano prelato è raffigurato con il volto scavato, gli zigomi angolosi, gli occhi infossati ed espressivi, le mani ossute e grinzose.
Notizie storico-critiche
La pala d'altare fu commissionata a Raffaello Sanzio da Sigismondo de' Conti, celebre umanista, prefetto della fabbrica di San Pietro e segretario di papa Giulio II, come voto alla Madonna, per il fulmine (o forse un bolide che apparve al momento della caduta di un meteorite) che aveva colpito, senza alcun danno, la sua casa di Foligno: l'episodio miracoloso è ricordato nello splendido inserto di paesaggio sullo sfondo.
L'opera era collocata sull'altare maggiore della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio di Roma, luogo di sepoltura del committente, da dove nel 1565 una monaca, sua nipote, la fece trasferire nella Chiesa di Sant'Anna a Foligno, presso il Monastero delle Contesse della Beata Angelina dei conti di Marsciano.
Nel 1797 le truppe napoleoniche la portarono a Parigi, dove tra il 1800 ed 1801, l'opera venne trasportata su tela, da Francois Toussaint Hacquin.
In seguito al Trattato di Tolentino, il dipinto rientrò in Italia (1816), ma il papa Pio VII, come per altre opere importanti d'arte sacra, decise di trattenerla a Roma, inserendola nella Pinacoteca Vaticana.
Bibliografia | |
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