Adorazione dei Magi (Leonardo)
Leonardo da Vinci, Adorazione dei Magi (1481 - 1482), olio su tavola | |
Adorazione dei Magi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Adorazione dei Magi |
Datazione | 1481 - 1482 |
Autore |
Leonardo da Vinci |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 243 cm; l. 246 cm |
|
L'Adorazione dei Magi è un dipinto, eseguito tra il 1481 e il 1482, ad olio su tavola, da Leonardo da Vinci (1452 - 1519), attualmente conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.
Descrizione
Soggetto
La scena della Adorazione dei Magi, contrariamente a quanto altri pittori hanno fatto in precedenza, Leonardo la colloca all'aperto. Nel dipinto, in primo piano, compaiono:
- al centro, Madonna con Gesù Bambino raffigurata come un'immagine fissa, fulcro di un anfiteatro di gesti, movimenti e turbamenti, che contaminano tutta la scena. La Vergine è attorniata da:
- Magi inginocchiati (in basso), san Giuseppe (alle sue spalle), pastori (due gruppi a destra e a sinistra) e da Angeli (nella parte posteriore).
- alle estremità, due personaggi in piedi, che con i loro gesti e atteggiamenti sembrano invitare l'osservatore a riflettere sul senso e sui misteri dell'Incarnazione:
- a sinistra, Uomo anziano, in atteggiamento meditativo;
- a destra, Uomo giovane che rivolge lo sguardo verso l'esterno del dipinto, potrebbe essere un autoritratto giovanile di Leonardo, realizzato sul modello del David (1475 ca.) di Andrea Verrocchio.
In secondo piano, si vedono:
- a destra, capanna della Natività, relegata in una posizione decentrata e solo parzialmente visibile, al pari del bue e dell'asino;
- a sinistra,
- rovine di grandi edifici (simbolo della distruzione del Tempio di Gerusalemme), ad indicare la decadenza della civiltà antica (ebrea e romana), restaurata e rinnovata dalla venuta di Gesù Cristo;
- alcuni cavalieri che lottano con i loro cavalli imbizzarriti che tentano di disarcionarli: questi sono simbolo della follia degli uomini che non hanno ancora ricevuto il messaggio cristiano.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il tema dellAdorazione dei Magi era molto frequente nell'arte fiorentina, fin dalla fine del XIV secolo, poiché permetteva d'inserire scene marginali e personaggi che celebravano la ricchezza e il potere dei committenti. Leonardo cambia completamente quest'impostazione, ricercando il senso religioso più profondo dell'Epifania, cioè del momento in cui Gesù Bambino, facendo un gesto di benedizione, rivela (ossia manifesta, secondo il significato originario del termine "epifania") la sua natura divina: l'incontro con Gesù costituisce per tutti gli uomini (in questo caso, impersonati da Magi venuti da terre lontane) la rivelazione che Egli è nato per portare la Salvezza al mondo. Ciò è chiaro, soprattutto, nella reazione dei protagonisti, presi in un movimento vorticoso di gesti, attitudini ed espressioni dovuti alla presenza divina e alla manifestazione della verità rivelata, anticipando così le scelte compositive dellUltima Cena (1494 - 1498), dove la concitazione delle azioni rivela i moti anteriori ("moti mentali", come li chiama Leonardo) e crea una tensione dinamica a partire da un centro propulsore.
- La forma quasi quadrata del dipinto permise all'artista di organizzare la composizione lungo linee direttrici diagonali, il cui punto d'incontro è la testa della Vergine. Inoltre, la figura di Maria, posta su un piano arretrato, costituisce il vertice di un'ideale piramide che ha per base i Magi e accenna un movimento rotatorio, poiché, mentre le gambe sono orientate verso sinistra, il busto e Gesù Bambino piegano a destra. Questo leggero movimento si diffonde, come un'onda a tutte le figure presenti e sembra essere una manifestazione visibile delle intensità delle emozioni e dei turbamenti suscitati dalla "manifestazione" del Salvatore.
- Il dipinto, rimasto incompiuto, sembra come un grande bozzetto a monocromo. Proseguendo sulle regole della tradizione fiorentina, Leonardo predispone un disegno preciso, prima di passare alla pittura vera e propria; anche se, in questa fase esecutiva usa il meno possibile le linee nette per i contorni e così si discosta dalla consuetudine pittorica di realizzare il disegno con un confine accurato dell'oggetto raffigurato. L'artista preferisce contorni sfumati per suggerire la continuità tra gli oggetti e lo spazio, dando così una visione indefinita delle cose.
- La costruzione prospettica è sottolineata da due alberi centrali, posti sulla stessa "linea di fuga" che dividono anche in due parti lo sfondo. Essi non sono solo pretesti geometrici, ma anche elementi simbolici:
- alloro, simbolo della vittoria sulla morte, ossia della resurrezione;
- palma, simbolo della passione di Gesù Cristo.
- L'opera svela una grande abilità dell'artista nell'uso del bistro, del marrone rossastro e del nero. L'effetto dei volumi che si allungano, illuminati, dalle profonde zone d'ombra è raggiunto lasciando a vista il fondo; velature e vernici, oggi molto deteriorate, servivano ad amalgamare tutta la composizione pittorica.
Notizie storico-critiche
Un documento del luglio 1481 attesta che Leonardo da Vinci aveva ricevuto dai Canonici regolari di Sant'Agostino l'incarico di dipingere una pala, da completare in due anni, con l'Adorazione dei Magi per l'altare maggiore della Chiesa di San Donato in Scopeto, situata fuori dalla cerchia muraria di Firenze, oltre Porta Romana.
Leonardo studiò approfonditamente la struttura del dipinto, lasciando vari disegni preparatori: uno della composizione generale, dove compare anche la capanna, conservato al Cabinet des Dessins del Museo del Louvre (Parigi), uno dello sfondo, al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria degli Uffizi e vari studi raffiguranti i cavalli o alla posizione della Madonna e di Gesù Bambino.
Nel settembre del 1481 Leonardo stava ancora lavorando al dipinto, ma nell'estate del 1482, il pittore abbandonò Firenze per recarsi a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, lasciando incompiuta l'opera.
Nel 1496, certi ormai dell'inadempienza del pittore, gli agostiniani si rivolsero a Filippino Lippi per ottenere un dipinto di analogo soggetto, anche questo conservato attualmente alla Galleria degli Uffizi.
L'Adorazione era rimasta allo stato di bozzetto in casa di Amerigo de' Benci, dove poté ammirarla il giovane Raffaello; qui, nel 1568, la vide anche Giorgio Vasari:[1]
« | Cominciò una tavola della adorazione dei Magi, che v'è su molte cose belle massime di teste. La quale era in casa d'Amerigo Benci dirimpetto alla loggia dei Peruzzi, la quale anche ella rimase imperfetta come l'altre cose sua. » |
Nel 1601 si trovava nelle collezioni di Antonio de' Medici (1576 - 1621) e, dopo la morte di suo figlio Giulio, nel 1670 passò alla Galleria degli Uffizi.
Nel 1681 andò perduta la cornice originaria in noce con dorature, probabilmente in seguito al trasferimento del dipinto alla villa di Castello.
Dal 1794, l'opera è rientrata nella collezione della Galleria fiorentina, dove ancora oggi è custodita.
Note | |
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Bibliografia | |
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