Mauretania (provincia romana)

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La Mauretania Tingitana nel II secolo d.C.
La Mauretania Caesariensis nel II secolo d.C.

La Mauretania (dal latino: Mauritania) era il nome di due e poi tre province dell'impero romano che comprendevano i territori dell'attuale Marocco ed Algeria. La Mauretania Sitifense era quella più orientale (ai confini della Numidia), poi veniva quella Cesariense, situata ad est del fiume Mulucha (oggi Muluya) ed infine la Mauritania Tingitana, ad occidente nell'attuale Marocco.

Nella regione era in origine insediato un regno berbero, che prendeva il nome dalla tribù dei Mauri (da cui il nome successivo di Mori in Nordafrica e nella Spagna musulmana, nonché più in generale quello di Mauro).

Statuto

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci province romane e Regno di Mauretania

Il regno di Mauretania fu lasciato in eredità da Bocco II, una volta morto nel 33 a.C., ad Ottaviano, il quale instituiì ben nove colonie lungo le sue coste: a Igilgili, Saldae, Tubusuctu, Rusazu, Rusguniae, Aquae Calidae, Zuccabar, Gunugu e Cartenna.[1][2] Nel 25 a.C. però, una volta divenuto princeps con il nome di Augusto, preferì ricostituirne un regno cliente, affidandolo a Giuba II, suo compagno di studi, che era stato allevato a Roma dopo essere stato condotto nella capitale, in seguito alla sconfitta del padre Giuba di Numidia contro Gaio Giulio Cesare a Tapso nel 46 a.C.

L'annessione avvenne nel 40 sotto Caligola, mentre la costituzione in province, di Mauretania Caesariensis e di Mauretania Tingitana avvenne solo nel 42 al tempo dell'imperatore, Claudio. Entrambe furono province imperiali, governate da un procurator Augusti.

A partire dalla Tetrarchia di Diocleziano (293), le due province subirono un'ulteriore suddivisione e dalla Mauretania Caesariense venne staccata la piccola regione all'estremità orientale con il nome di Mauretania Sitifense (Mauretania Sitifensis), che prendeva il nome dalla città di Sitifis, attuale Setif). La Mauretania Tingitana venne annessa alla diocesi della Spagna. Nella successiva riorganizzazione operata nel periodo compreso tra la riunificazione imperiale di Costantino I (nel 324) e la morte di Teodosio I (nel 395), la diocesi delle Spagne fu sottoposta al controllo della Prefettura del pretorio delle Gallie.

Storia

Annessione di Caligola e trasformazione in provincia di Claudio (40-44 d.C.)

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Dinastia giulio-claudia

Con la messa a morte da parte di Caligola, del figlio di Giuba II, Tolomeo, nel 40 la Mauretania passò sotto il controllo diretto di Roma.[3] Due anni più tardi, nel 42, le popolazioni della Mauretania appena annessa si ribellarono, ed il nuovo imperatore, Claudio, fu costretto ad inviare nella nuova provincia, il generale Gaio Svetonio Paolino.[4] Costui condusse l'offensiva romana fin nell'Atlante sahariano,[5] mentre in parallelo un altro generale, Gneo Osidio Geta, attaccò il comandante nemico Salabo, riuscendo a batterlo in due successivi scontri.[4] E quando Salabo, dopo aver lasciato alcuni armati a guardia dei confini, si rifugiò nel deserto, Geta ebbe il coraggio di seguirlo dopo essersi approvvigionato del quantitativo d'acqua maggiore che poteva.[6] Ma le provviste d'acqua non furono sufficienti e Geta si trovò in difficoltà sia nell'avanzare, sia nel ritirarsi.[7] Cassio Dione racconta allora che:

« Allora Geta non sapendo cosa si doveva fare, un indigeno che stava dalla parte dei Romani, lo persuase a richiedere incantesimi, dicendo che con queste cose spesso al suo popolo era stata data acqua in abbondanza; all'improvviso piovve tanta acqua da dissetare i soldati romani e contemporaneamente da lasciare sbigottiti i nemici, che credettero che una divinità fosse giunta in aiuto di Geta »

Dopo questi eventi, i barbari posero fine alla rivolta e vennero a patti tanto che Claudio poté istituire due nuove province sottoposte a due governatori di rango equestre:[8] la Mauretania Cesariens (Mauretania Caesariensis), con capitale Iol-Caesarea (Cherchell), che comprendeva l'Algeria occidentale e centrale, fino all'attuale Cabilia, e la Mauretania Tingitana (Mauretania Tingitana), con capitale prima, probabilmente Volubilis e quindi Tingis (Tangeri). Le due province erano separate dal fiume Mulucha (oggi Muluya), circa 60 km ad ovest dell'attuale città di Orano. Alcuni principati indigeni conservarono un'indipendenza di fatto nelle regioni interne montuose.

Disordini da Traiano agli Antonini

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Imperatori adottivi e Dinastia degli Antonini

La Historia Augusta ci informa che se Traiano aveva sottomesso le tribù della Mauretania, il suo successore Adriano, al momento di succedergli al trono (nel 117), si trovò in serie difficoltà,[9] tanto da essere costretto ad inviare in queste province, Quinto Marcio Turbone,[10] reduce dalla guerra giudaica, per soffocare l'insurrezione appena scoppiata.[11] Le ribellioni dei Mauri furono, quindi, domate.[12] Sembra anche che i Baquati, provenienti dalla Tingitana, abbiano assediato una città costiera della Caesariensis, Cartenna.[13]

Tribù maure che si trovavano a sud del medio Atlante, tornarono a premere lungo i confini della Tingitana ed a incunearsi tra le due province, fino a compiere scorrerie marittime lungo le coste della Betica durante il principato di Antonino Pio. E sebbene quest'ultimo fosse stato in grado di respingere i Mauri, costringendoli a chieder pace[14] attraverso il generale Sesto Flavio Quieto[15] e numerose vexillationes provinciali[16] guidate anche dal prefetto degli auxilia spagnoli Tito Vario Clemente[17] (145-148 d.C.), nuove incursioni si presentarono durante il regno di Marco Aurelio, proprio mentre l'imperatore filosofo era impegnato lungo il fronte settentrionale nella guerra contro Marcomanni, Quadi e Iazigi. I Mauri, che stavano compiendo saccheggi in tutta la Spagna e si erano spinti profondamente nella Betica fino ad Italica e ponendo sotto assedio la città di Singilia Barba,[18] furono respinti dai suoi legati imperiali.[19][20] Tra questi vi era anche l'amico fraterno di Marco, Aufidio Vittorino, accompagnato da forze speciali (vexillationes di altre province[21]), ed il governatore della Tingitana, Vallio Massimiano. L'area a sud dell'Atlante fu quindi sottoposta ad un controllo diretto più efficace (172-177 circa), mentre al figlio del capotribù degli Zegrensi, un certo Giuliano il giovane, fu concessa la cittadinanza romana insieme alla moglie Faggura.[22][23] Anche il figlio Commodo, durante il suo regno (180-192), fu costretto a combattere queste genti attraverso i suoi generali, riuscendo a vincerli.[24]

Il terzo secolo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci dinastia dei Severi, anarchia militare e tetrarchia

Al tempo dell'imperatore Settimio Severo, l'allora legato pro praetore della Hispania Citerior, Tiberio Claudio Candido, fu costretto a combattere per terra e per mare alcune popolazioni ribelli, che il Mommsen non esclude possano essere stati della Mauretania.[25][26] Il governatore della Tingitana, un certo Furio Celso, al tempo di Alessandro Severo, riuscì a respingere nuove incursioni delle tribù berbere della regione.[27]

Durante il principato di Gallieno, nel mezzo dell'anarchia militare, il governatore di Numidia, un certo Saturnino, sembra riuscì a respingere una nuova incursione di Mauri.[28] Ancora sul finire del III secolo (nel 297) l'augusto Massimiano, partito per la Mauretania, riuscì a debellare una tribù della zona, i Quinquegentiani, che erano penetrati anche in Numidia. L'anno successivo (298) rinforzò le difese della frontiera africana dalle Mauritanie alla provincia d'Africa.[29]

I romani abbandonarono gran parte della Mauretania Tingitana già alla fine del III secolo, compresa la città di Volubilis, per ragioni ancora poco chiare.[30]

Note
  1. N.Constable, Historical atlas of ancient Rome, New York 2003, p.96.
  2. T. Cornell & J. Matthews, Atlante del mondo romano, Novara 1984, p.72.
  3. Cassio Dione, Storia romana, LIX, 25.
  4. 4,0 4,1 Cassio Dione, Storia romana, LX, 9, 1.
  5. H.Devijver, L'Armée romaine en Maurétanie césarienne, "Latomus", 43 (1984), pp.584-595.
  6. Cassio Dione, Storia romana, LX, 9, 2.
  7. Cassio Dione, Storia romana, LX, 9, 3.
  8. Cassio Dione, Storia romana, LX, 9, 5.
  9. Historia Augusta, De Vita Hadriani, 5, 2.
  10. AE 1980, 970; AE 1931, 35; AE 1911, 108.
  11. Historia Augusta, De Vita Hadriani, 5, 8; 6, 7.
  12. Historia Augusta, De Vita Hadriani, 12, 7.
  13. CIL VIII, 9663.
  14. Historia Augusta, Antoninus Pius, 5, 4.
  15. AE 1960, 28.
  16. RMD-V, 405; RMM 32; CIL XVI, 99.
  17. CIL III, 5212; CIL III, 5215.
  18. ILS 1354 e 1354a.
  19. Historia Augusta, Vita Marci Antonini philosophi, 21, 1.
  20. Historia Augusta, Severus, 2, 4.
  21. AE 1987, 795; CIL III, 5211.
  22. AE 1971, 534.
  23. A.Birley, Marco Aurelio, Milano 1986, pp.255-256.
  24. Historia Augusta, Commodus Antoninus, 13, 5.
  25. CIL II, 4114.
  26. T.Mommsen, L'Impero di Roma, vol.3, Milano Dall'Oglio Editore, p.230.
  27. Historia Augusta, Alexander Severus, 58 1.
  28. Historia Augusta, Quadrigae Tyrannorum, 9, 5.
  29. Grant, p.274.
  30. Christopher Wickham, Framing The Early Middle Ages - Europe And The Mediterranean, 400-800, Oxford University Press, 2005, p.18.
Bibliografia
Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • N.Constable, Historical atlas of ancient Rome, New York 2003.
  • T.Cornell & J.Matthews, Atlante del mondo romano, Novara 1984.
  • C.Daniels, Africa, in Il mondo di Roma imperiale: la formazione, Bari 1989.
  • Michel Grant, Gli imperatori romani, storia e segreti, Roma, 1984. ISBN 88-541-0202-4
  • S.Rinaldi Tufi, Archeologia delle province romane, Roma 2007.
  • G.Webster, The roman imperial army of the first and second contury A.D., Oklahoma 1998.
  • (DE) Westermann, Großer Atlas zur Weltgeschichte.
  • C.R.Whittaker, Land and labour in North Africa, in Klio, n.60, 1, 1978.
Collegamenti esterni