Miracolo eucaristico di Cascia
Il miracolo eucaristico di Cascia avvenne in realtà a Siena nel 1330: un'ostia consacrata, conservata impropriamente da un sacerdote tra le pagine del breviario, si tramutò in sangue[1].
La storia
Secondo antichi documenti,[2] conservati nel convento agostiniano di Perugia, nel 1330 a Siena un sacerdote, dovendo recarsi da un contadino infermo per portargli la comunione, aveva riposto tra le pagine del breviario l'ostia consacrata: al momento di somministrare il Sacramento, si accorse che la particola si era trasformata in sangue, macchiando entrambe le pagine del libro.
Pentito per la propria leggerezza, il prete si recò allora al convento agostiniano di Cascia, raccontando l'accaduto a padre Simone Fidati, oggi beato, che gli concesse l'assoluzione per la poca devozione dimostrata, ottenendo inoltre di poter tenere le pagine macchiate, conservate in seguito l'una a Perugia, l'altra a Siena, dove si trova tuttora nel nuovo santuario, costruito al posto dell'antica chiesa di Sant'Agostino, custodita nello stesso luogo che ospita le spoglie di Santa Rita da Cascia e del beato Simone Fidati.
La reliquia conservata a Cascia, custodita in un reliquiario d'argento, è oggetto da secoli di devozione; il 10 gennaio 1401, papa Bonifacio IX riconobbe l'evento con una bolla, con la quale concedeva la stessa indulgenza della Porziuncola a quanti, "contriti e confessati", avessero visitato la chiesa di Sant'Agostino il giorno del Corpus Domini.
Secondo alcuni,[3] nella macchia di sangue impressa sulla pagina è possibile distinguere un volto umano sofferente, mentre dalla reliquia emanerebbe a volte lo stesso profumo emanato spesso dal corpo di Santa Rita.
Non è rimasta traccia invece della reliquia conservata a Perugia, la cui devozione è però ricordata in alcune testimonianze dell'epoca.[4]
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