Santa Rita da Cascia

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Santa Rita da Cascia, O.S.A.
Monaca
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al secolo Margherita Lotti
battezzata
Santa
Religiosa Agostiniana
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Antonio Sparapane, Santa Rita da Cascia (part. dalla Cassa da sepoltura), 1457, in legno dipinto; Cascia, Monastero di Santa Rita: questa è la più antica immagine conosciuta della santa.
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 66 anni
Nascita Roccaporena
1381
Morte Cascia
22 maggio 1447
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono
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Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
Fine del
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 1627, da Urbano VIII
Canonizzazione 24 maggio 1900, da Leone XIII
Ricorrenza 22 maggio
Altre ricorrenze
Santuario principale Basilica di Santa Rita, Cascia
Attributi Santa degli impossibili. Avvocata dei casi disperati.
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di donne maritate infelicemente, casi disperati
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 22 maggio, n. 1:
« Santa Rita, religiosa, che, sposata con un uomo violento, sopportò con pazienza i suoi maltrattamenti, riconciliandolo infine con Dio; in seguito, rimasta priva del marito e dei figli, entrò nel monastero dell'Ordine di Sant'Agostino a Cascia in Umbria, offrendo a tutti un sublime esempio di pazienza e di compunzione. »

Santa Rita da Cascia, al secolo Margherita Lotti (Roccaporena, 1381; † Cascia, 22 maggio 1447) è stata una religiosa italiana.

Agiografia

Roccaporena

Era figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri, entrambi persone molto religiose e pacieri di Cristo nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini. I genitori le insegnarono a leggere e a scrivere, e le agiografie la descrivono come una ragazza mite che assecondava i desideri dei genitori.

Affascinata dalla famiglia Agostiniana, Rita desiderava farsi suora, ma per volere dei suoi si sposò. Come era usanza del tempo, i matrimoni spesso venivano programmati già in giovanissima età, soprattutto quando l'età dei genitori cominciava ad essere elevata. Così anche Rita, all'età di sedici anni, andò sposa a Paolo Mancini (detto anche Paolo di Ferdinando), discendente da una diramazione della nobile famiglia Mancini e ufficiale comandante la guarnigione di Collegiacone, uomo dal carattere molto orgoglioso e autoritario. Ebbero due figli forse gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.

Rita si dedicò instancabilmente alla sua famiglia creando le premesse per la conversione di suo marito. Infatti riavvicinò il suo sposo alla fede ed educò i suoi figli alla religione. Proprio quando l'unione matrimoniale, che durò circa diciotto anni, sembrava andare bene, una notte mentre rincasava Paolo Mancini fu ucciso, probabilmente dai suoi amici per rancori passati.

Rita, credente fino in fondo, perdonò gli assassini di suo marito, ma si angosciò quando capì che i suoi figli prendevano la strada della vendetta. Si affidò allora alla preghiera, auspicando addirittura la loro morte fisica piuttosto che vederli responsabili di atti di violenza e quindi alla morte dell'anima. Poco tempo dopo i due ragazzi si ammalarono contemporaneamente e morirono.

L'ingresso nel monastero

Per tre volte chiese inutilmente di entrare presso il monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia: gli ostacoli forse si frapponevano a causa del suo stato vedovile e forse anche delle implicazioni dell'omicidio del marito.

Finalmente, dopo aver pacificato gli animi e riconciliato la famiglia di suo marito e quella dell'assassino, entrò nel monastero: la Badessa, compresa la vera fede di Rita, la accolse nella comunità, dove Rita visse dedicandosi alla preghiera, per quarant'anni fino alla sua morte nel 1447.

Il culto

Celebrazioni ritiane

Alcuni episodi agiografici

La leggenda delle api

Ancora oggi è tramandata la leggenda delle api. La leggenda narra che mentre i genitori di Rita erano occupati a mietere, lei si trovava sotto un albero dentro una cesta. Un contadino si ferì con la falce ed abbandonò il lavoro per andare a farsi medicare, passò davanti a Rita e vide delle api intorno alla cesta e con la mano ferita tentò di allontanarle. La ferita si rimarginò. Le api non punsero la piccola Rita, ma le depositarono il miele nella bocca. Questo dalla tradizione è considerato il primo miracolo di Rita.

Il trasporto in volo

Morti il marito e i figli tentò di farsi monaca e la tradizione narra come in piena notte Rita sia stata portata in volo dai suoi tre Santi protettori Sant'Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino dallo scoglio di Roccaporena (luogo dove la Santa andava spesso a pregare) fino dentro le mura del monastero. L'episodio simboleggia l'efficacia della preghiera rivolta ai santi ai quali Rita si era raccomandata per poter entrare in monastero, pur essendo vedova.

La spina nella fronte

Molti sono i segni straordinari che vengono attribuiti a Rita da Cascia: la sera del Venerdì Santo, dopo la predica di San Giacomo della Marca, affascinata dalla descrizione della Passione di Cristo avrebbe ricevuto una spina dalla corona di Cristo conficcata sulla fronte. La madre badessa rifiutò, in seguito a tale evento, la richiesta della santa di partire per Roma con le altre suore per un pellegrinaggio in occasione del Giubileo. Però, il giorno prima di partire, la tradizione vuole che la spina nella fronte sparisse e così Rita poté partire.

Altri prodigi

La spina fu portata da santa Rita per i suoi ultimi quindici anni di vita. Il giorno del battesimo sarebbero apparse api bianche sulla sua culla, api nere al suo letto di morte, una rosa rossa fiorita in inverno e due fichi sull'albero nel suo orto vicino a casa. Prima di morire mandò sua cugina a prenderli.

La canonizzazione

Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1447, il suo corpo venne collocato in una cassa di pioppo chiamata codex miraculorum, eseguita da Cecco Barbari.

La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dal numero e dalla qualità di eventi prodigiosi riferiti alla sua intercessione, tanto che divenne "la santa degli impossibili". La sua beatificazione è del 1627, 180 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, già vescovo di Spoleto. Leone XIII, nel 1900, la canonizza come santa. I credenti suoi devoti la chiamano "santa degli impossibili", perché dal giorno della sua morte sarebbe "scesa" al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli molto prodigiosi, detti "impossibili".

Il corpo

Il corpo di santa Rita è custodito all'interno di una teca in vetro, in un ambiente del convento annesso alla basilica: da essa si può osservare, attraverso un'ampia grata, che il corpo stesso risulta essere mummificato.

Voci correlate
Collegamenti esterni