Perché non possiamo non dirci "cristiani"
Perché non possiamo non dirci "cristiani" | |
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Benedetto Croce | |
Nazione | Italia |
Lingua originale | italiano |
Autore | Benedetto Croce |
Datazione | 1942 |
Genere | saggio |
Perché non possiamo non dirci "cristiani" è il titolo di un breve saggio del filosofo italiano Benedetto Croce.
Esso comparve per la prima volta il 20 novembre 1942 sulla rivista La Critica, fondata e diretta dallo stesso Croce; nel 1945 fu poi pubblicato a Bari dalla casa editrice Laterza nel primo volume dei Discorsi di varia filosofia.
Secondo l'autore, la nostra civiltà non può non definirsi cristiana senza rinnegare la propria identità.
Contenuto
La più grande rivoluzione dell'umanità
Croce sostiene che
« | Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta: così grande, così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivoluzione dall'alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate [...]. E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro precedenti antiche, ma investirono tutto l'uomo, l'anima stessa dell'uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana [...]. La ragione di ciò è che la rivoluzione cristiana operò al centro dell'anima, nella coscienza morale, e, conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fin allora era mancata all'umanità. » |
Obiezioni e repliche
Croce risponde poi alle obiezioni che ai suoi tempi erano mosse a tale tesi.
Il ristagno del pensiero cristiano nell'età medievale
L'autore accenna a chi lamentava la battuta d'arresto che lo sviluppo del pensiero cristiano avrebbe subito nel Medio Evo, dopo i primi secoli di entusiasta progresso. A questi, Croce replica che tale fase servì al consolidamento e alla sistemazione della dottrina e della disciplina della Chiesa, in vista di un nuovo fiorire del pensiero cristiano. In quest'epoca, il cristianesimo sconfisse il politeismo e le eresie gnostica e manichea, assorbì e conservò la tradizione del crollato Impero romano, ricostituendolo su nuove basi spirituali, cristianizzò e incivilì i barbari, animò la difesa contro l'Islam, "minaccioso alla civiltà europea".
La corruzione del clero
L'autore replica poi a chi lamentava la corruzione che la Chiesa cattolica lasciò penetrare in sé e allargare in modo spesso grave. Tali critiche, secondo Croce, non sono valide, in quanto ogni istituzione reca in sé il rischio della corruzione, come accadde anche alle comunità protestanti:
« | Un istituto non muore per i suoi errori accidentali e superficiali, ma solo quando non soddisfa più alcun bisogno, o a misura che scema la quantità e si abbassa la qualità dei bisogni che esso soddisfa. » |
La Chiesa cattolica, "giovandosi degli spiriti cristiani che spontanei rifiammeggiavano dentro e fuori dei suoi quadri", seppe rinnovarsi già negli ultimi secoli del Medio Evo. Più tardi il cattolicesimo rischiò di scomparire, sia per la Riforma protestante, sia per la rivoluzione scientifica che rendeva antiquata la scolastica; la Chiesa tuttavia seppe ancora una volta rinnovarsi ed espandersi ulteriormente nel Nuovo Mondo.
La fonte del pensiero moderno
Il messaggio cristiano, secondo Croce, è stato la sorgente del pensiero moderno: un accrescimento e una trasformazione del cristianesimo furono l'umanesimo e il rinascimento, la Riforma protestante, la rivoluzione scientifica, il giusnaturalismo, il liberalismo, l'illuminismo, le filosofie di Vico, Kant, Fichte ed Hegel.
« | Una ben giustificata riprova porge di questa storica interpretazione il fatto che la continua e violenta polemica antichiesastica, che percorse i secoli dell'età moderna, si è sempre arrestata e ha taciuto riverente al ricordo della persona di Gesù, sentendo che l'offesa a lui sarebbe stata offesa a sé medesima, alle ragioni del suo ideale, al cuore del suo cuore. » |
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