Prove dell'esistenza di Dio

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Guercino, San Tommaso scrive assistito dagli angeli. Il santo è conosciuto per le sue cinque vie, "prove" a posteriori dell'esistenza di Dio

Si dicono prove dell'esistenza di Dio quelle argomentazioni che cercano di legittimare in maniera riflessa e razionale la convizione dell'esistenza di Dio e una sua più precisa definizione[1].

Nella Bibbia

I primi abbozzi di prove dell'esistenza di Dio, nella Bibbia, si trovano nei libri sapienziali: essi cercano di far conoscere Dio alla luce della creazione e dell'alleanza. L'interesse degli autori canonici non è né scientifico, né metodico o critico, ma concreto e pratico, apologetico e parenetico. Dal nostro punto di vista, tuttavia, tali accenni costituiscono incoraggiamento ad un uso della ragione non solo strumentale, bensì aperto all'indagine sul senso ultimo delle cose. Il testo più importante al riguardo è Sap 13,1-9 , passo nel quale si introduce il concetto di analogia (v. 5): Dalla grandezza e bellezza delle creature, per analogia si conosce l'autore. Come rileva, dunque, l'enciclica Fides et Ratio: "Se l'uomo con la sua intelligenza non arriva a riconoscere Dio creatore di tutto, ciò non è dovuto tanto alla mancanza di un mezzo adeguato, quanto piuttosto all'impedimento frapposto dalla sua libera volontà e dal suo peccato" (n. 19).

Nel Nuovo Testamento, San Paolo riprenderà il discorso parlando del noûs (l'"intelletto" quale autogiudizio critico, o meglio quale capacità intuitiva della ragione dell'uomo, in cui gioca un ruolo anche il cuore) come organo della conoscenza di Dio (Rm 1,20 ). A questo proposito, va sempre ricordato che solo l'epoca moderno-contemporanea ha finito per ridurre la ragione ad un'attività puramente strumentale, fredda e calcolatrice, che, in quanto tale, non può aver nulla da dire su Dio o sul senso della vita. Nella concezione classica, la ragione, invece, ha come fondamento la capacità intuitiva dell'intelletto, la capacità, cioè, di cogliere la reale profondità delle cose. In questo senso, comprende appunto anche il cuore. Quindi, anche nel greco neotestamentario, la ragione non è contrapposta all'intuizione, ma anzi la suppone e ne parte. Tenere presente questo risolve molti falsi problemi su ciò che la "ragione" possa o non possa fare: si tratta sempre, in primo luogo, di chiarire di che ragione si stia parlando.

Nella storia del pensiero

La preoccupazione della filosofia antica era quella di far riconoscere Dio come fattore attivo nel divenire del cosmo; in essa il mondo è concepito come un ordine (in effetti, in greco cosmo significa ordine) orientato a un fine, e come un tutto armonico. Vanno in questa direzione il platonismo, l'aristotelismo e lo stoicismo, sia pure con forti differenze interne.

Tra le prove più antiche dell'esistenza di Dio, inteso come ordinatore dell'universo, va ricordato l'argomento di Socrate, attestatoci dalla testimonianza di Senofonte, storico e suo discepolo.

I teologi antichi e medioevali

Sant'Anselmo d'Aosta è conosciuto per la prova ontologica dell'esistenza di Dio

Molti dei ragionamenti dei filosofi antichi vennero adottati dai primi teologi.

Agostino si differenzia dalle prove dell'esistenza di Dio di tipo cosmologico, e mette l'accento su una argomentazione antropologica: l'uomo, soggetto spirituale attivo, ha in sé un desiderio di felicità (beatitudo); ora, l'esperienza dimostra che gli oggetti più svariati nei quali l'uomo possa cercare la felicità, dai più umili ai più eccelsi, si rivelano via via come illusori. Agostino ne deduce che deve esistere un summum bonum ("sommo bene") per il quale siamo creati, ma che sta al di là di ogni limite concepibile. Questo summum bonum non è altri che il summum amabile: Dio.

Anselmo d'Aosta riporta il suo famoso argomento ontologico: Dio, dice Anselmo è "l'essere tale che non se ne può concepire uno più grande o migliore" (maior); ma una tale pienezza, che è di Dio per definizione, include necessariamente l'esistenza. Qualche secolo dopo Cartesio riprenderà l'argomento sostituendo all'id quo non est maior ("colui del quale non esiste un maggiore") l'idea dell'essere perfetto. Il problema di questo ragionamento sta nel passo dal livello del pensiero al livello dell'essere: come ha fatto giustamente osservare San Tommaso, ciò che con tale argomento si dimostra non è che Dio esiste, ma che l'idea che di lui si fa Anselmo implica la sua esistenza.

Ed effettivamente Tommaso d'Aquino elabora le sue cinque vie (quinque viae) per affermare l'esistenza di Dio a partire dall'esperienza. Secondo alcuni esse possono essere ridotte a una sola: la contingenza di tutte le cose del mondo rimanda ad un essere necessario senza del quale qualsiasi esistenza apparirebbe come sorta dal nulla. Tuttavia, osserva Gilson, la molteplicità delle vie della dimostrazione cosmologica è essenziale: Dio infatti non può apparire come la conclusione inevitabile di una sola linea di pensiero sul mondo, bensì come la conclusione di tutte quelle linee lungo le quali la conoscenza umana del mondo può raggiungere profondità[2], secondo quella forma di ragione che, con altri, il papa Benedetto XVI chiamerebbe logos.

Nell'argomento cosmologico il nodo problematico è il tipo di necessità che spinge il mondo ad affermare Dio per spiegare se stesso: Dio serve solo a spiegare il mondo o è il Dio vivo? In Tommaso le prove sfociano nella proposizione: colui che dona vita, senso e fine "è detto da tutti Dio"[3]. Di qui risulta che egli pensa al Dio vivo della Bibbia.

L'epoca moderna

Kant rimproverò all'argomento ontologico di Anselmo di compiere in maniera illegittima un salto dal pensiero alla realtà, né accetto prove a posteriori come quelle di Tommaso, senza però comprenderne e riportarne correttamente le vie, per fare di Dio un postulato della ragion pratica. Suo scopo era infatti dimostrare che la ragione scientifica non può né dimostrare né confutare l'esistenza di Dio. Ma è evidente che il concetto di "ragione" vigente presso i moderni, ed in particolare presso gli Illuministi, era connotato da aspetti strumentali e limitato dall'esperienza empirica a tal punto da non essere più coincidente con la ragione degli antichi, che era invece ragione-logos. Ciò, in definitiva, risale alla crisi di fiducia nella ragione che si produsse nel XIV secolo.

In epoca recente le prove cosmologiche dell'esistenza di Dio hanno lasciato il posto a quelle antropologiche: Dio è concepito come condizione della possibilità dell'uomo di comprendere se stesso. Qui il problema è che Dio appare facilmente come funzione dell'uomo, e non l'uomo come dono di Dio.

Un nuovo punto di partenza offrono le vie che vogliono condurre a saper rendere conto in maniera razionale del Dio creduto e sperato, muovendo dalla responsabilità etica dell'uomo verso il prossimo, il mondo e il futuro.

Il dibattito attuale

Oggi i dibattiti se nel caso delle prove dell'esistenza di Dio si tratti di prove stringenti o di semplici postulati, dibattiti ancora condotti nella Neoscolastica contro Kant, hanno raggiunto una chiarificazione[4]. Una prova esatta, del tipo di quelle delle scienze naturali, dell'esistenza di Dio sarebbe una contraddizione in se stessa, perché Dio non è oggetto di conoscenza empirica; ma neppure un semplice postulato può realmente provare l'esistenza di Dio. Infatti, le vie per raggiungere una certezza razionale dell'esistenza di Dio richiedono una piena riflessione non sul piano della conoscenza empirico-strumentale, bensì sul piano della ragione-logos, quella razionalità "intellettiva" capace di raggiungere i fondamenti delle cose, senza fermarsi al gioco dei fenomeni. A questo logos, ed al suo recupero, si richiama sovente anche il papa Benedetto XVI. A tale recupero, oggi molti ritengono, può certamente contribuire una sana riflessione sugli argomenti sull'esistenza di Dio come le vie di Tommaso.

Peraltro, molti, oggi, anziché di prove dell'esistenza di Dio, preferiscono parlare di indicazioni dell'esistenza di Dio. Sul che, Tommaso d'Aquino inviterebbe a non fare questioni di parole: il punto è se la riflessione umana abbia o no la capacità di avviare, a partire dalla natura, un discorso sul Creatore.

Nel Magistero

Il Concilio Vaticano I afferma che Dio può essere conosciuto col lume della ragione naturale (DS 3026): tale affermazione pensa anche alla possibilità di una dimostrazione argomentativa, però non prescrive in maniera vincolante alcun tipo di argomentazione.

Sistemazione teologica

La teologia cattolica, sempre fiera avversaria del fideismo irrazionale, sostiene oggi la possibilità e la necessità di saper rendere conto della fede. A questo scopo non adotta però un unico tipo di ragionamento, ma cerca di scoprire in tutto il proprio pensiero la razionalità della professione di fede in Dio, cosa che fa di preferenza attraverso vie storiche.

Nello stesso tempo tiene presenti i momenti essenziali delle prove classiche dell'esistenza di Dio: all'argomento cosmologico affianca quello etico, mentre continua a riconoscere la validità dell'elemento personale della riflessione agostiniana. Considerando la storia, e i segni che nella storia rimandano a lui, riconosce e afferma Dio come il Dio della speranza.

Tali indicazioni inducono a concludere che la fede in Dio non è decisionistica (fideistica), ma si alimenta anche di elementi naturali. Le prove dell'esistenza di Dio aiutano a credere in maniera illuminata, a credere con una fede che supera la ragione ma che non la contraddice, a credere con una fede che non sa tutto, ma che però sa a chi si rivolge (cfr. 2Tim 1,12 ).

Note
  1. Wilhelm Breuning (1990), p. 529.
  2. Etienne Gilson, Le Thomisme, Parigi 1942, pp. 85ss. Cit. da Louis Bouyer (1979), p. 73.
  3. Summa Theologiae I 2,3.
  4. Durante la discussione attorno alla filosofia di Kant sorsero controversie tra la teologia protestante e quella cattolica, controversie che sono oggi in gran parte superate e storicizzabili, in quanto legate al nuovo significato di ragione emerso in età moderna, a cui soprattutto i luterani si rifacevano, per le note affinità filosofiche tra Lutero e Guglielmo di Occam. Un tema importante rimasto sul tappeto in campo ecumenico è il rapporto tra fede e ragione.
Bibliografia
Voci correlate