Trittico del Salvatore (XII secolo)

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Tivoli Catt.S.Lorenzo TritticoSalvatore XII.jpg
Anonimo pittore romano, Gesù Cristo benedicente in trono tra san Giovanni evangelista e Maria Vergine advocata (prima metà del XII secolo)
Trittico del Salvatore
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune

Tivoli

Località
Diocesi Tivoli
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Cattedrale di San Lorenzo, seconda cappella a sinistra
Uso liturgico quotidiano
Comune di provenienza Tivoli
Luogo di provenienza ubicazione originaria
Oggetto trittico
Soggetto Gesù Cristo benedicente in trono tra san Giovanni evangelista e Maria Vergine advocata; Morte di san Giovanni evangelista; Dormitio Virginis
Datazione XII secolo prima metà
Datazione
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Ambito culturale Ambito romano
Autore

Anonimo

Altre attribuzioni
Materia e tecnica tempera su tavola
Misure h. 148 cm; l. 136 cm
Iscrizioni IN PRINCIPIO ERAT VERBUM, ET VERBUM ERAT APUD DEUM, ET DEUS ERAT VERBUM
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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In principio era il Verbo, il Verbo era presso di Dio e il Verbo era Dio.
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Il Trittico del Salvatore è un'opera pittorica, eseguita nella prima metà del XII secolo, a tempera su tavola, da un anonimo pittore romano, collocato nella seconda cappella a sinistra del Cattedrale di San Lorenzo di Tivoli (Roma).

Descrizione

Soggetto

Nel Trittico del Salvatore compaiono:

  • nello scomparto centrale:
    • registro superiore: Gesù Cristo benedicente seduto su un cuscino poggiato su un trono intarsiato di gemme, con i piedi, che calzano dei sandali, appoggiati su un suppedaneo, vestito con una lunga tunica. Egli presenta uno sguardo serio, ma pieno di dolcezza, che spicca nel volto scarno, barbato ed incorniciato dai lunghi capelli. Un'aureola crocesegnata circonda la sua testa. Nella mano sinistra regge e mostra un libro aperto.
    • registro inferiore: Due cervi affrontati si abbeverano ad una sorgente.
  • nello scomparto sinistro:
    • registro superiore: Maria Vergine advocata rappresentata in piedi, con una lunga tunica che le copre il capo e le lascia scoperte le mani.
    • registro inferiore: Maria Vergine muore circondato dagli apostoli, scena detta anche Transitus Virginis o Dormitio Virginis.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

  • Lo stile di questo dipinto è sia aristocratico, sia innovativo nella scelta dell'immagine di Gesù Cristo in oro su fondo oro, che sposta l'attenzione dello spettatore sul suo viso.
  • La prolifica tradizione delle icone romane dimostra con questo caso di essersi diffusa anche al di fuori dell'Urbe. Infatti, l'iconografia deriva da un'icona conservata presso la Basilica di San Giovanni in Laterano e che era molto venerata dal popolo romano, tanto che nel 755 era stata portata in processione da papa Stefano III a dimostrazione di come fossero stati violati gli accordi dal re longobardo Astolfo. Era, dunque, un simbolo religioso e politico e questo spiega la sua diffusione nelle diocesi limitrofe a Roma.

Iscrizioni

Nel dipinto si trova un'iscrizione collocata nel rotolo in mano a san Giovanni evangelista, in lettere capitali rosse, dove si legge il primo passo del suo Vangelo (Gv 1,1 ):

« IN PRINCIPIO ERAT VERBUM, ET VERBUM ERAT APUD DEUM, ET DEUS ERAT VERBUM. »

Notizie storico-critiche

Gli studiosi hanno accertato sia che il trittico è databile al XII secolo e probabilmente eseguito da monaci benedettini della vicina Abbazia di Farfa, sia che alla realizzazione dello scomparto centrale lavorò un solo pittore, mentre più artisti dipinsero i due scomparti laterali.

Culto e tradizione

Il trittico è oggetto oggetto di grande venerazione fin dai tempi di papa Onorio III (1216 - 1227), in particolare in occasione della Processione dell'Inchinata che si ripete annualmente il 14 e 15 agosto.

Il culto per Trittico del Salvatore e la consuetudine di portarlo in processione non nacque a Tivoli, ma a Roma, dove è conservata un'icona con Gesù Cristo, che secondo la tradizione venne dipinta da san Luca e portata a termine dagli angeli. L'opera romana sarebbe quindi frutto di interventi divini, non umani e per questo viene definita Acheropita o Achiropita (dal greco, ἀ-χείρ che significa appunto "non creata dalla mano dell'uomo"). La venerazione dell'icona romana e la fama della processione annuale del 14 e 15 agosto nell'Urbe si diffusero nei maggiori centri laziali che iniziarono a farne delle copie.

Anche Tivoli non volle essere da meno, decidendo da subito di farne un trittico. La tradizione locale vuole che tale opera sia stata realizzata anch'essa da san Luca evangelista e fosse stata donata alla Cattedrale di San Lorenzo dal papa tiburtino san Simplicio (468 - 483), grazie al quale furono costruite molte delle chiese di Tivoli.

Bibliografia
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, Electa - Bruno Mondadori Editore, vol. 1, Milano 1990, ISBN 9788842445210
  • Edward B. Garrison, Italian Romanesque Panel Painting. An illustrated index, Roma 1949
Voci correlate
Collegamenti esterni