Utente:Nives Cusimano/Contemplazione infusa

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La contemplazione soprannaturale o infusa è stata definita in vario modo, ma la caratteristica essenziale comune a tutte le definizioni è una conoscenza esperienziale di Dio. In quanto attività soprannaturale, la contemplazione infusa richiede l'operazione delle facoltà soprannaturali, sia nella loro sostanza che nel loro modo di operare.

Teologia della contemplazione infusa

Possiamo distinguere le seguenti affermazioni, alcune delle quali si applicano ugualmente ai più alti gradi della preghiera mistica e della esperienza mistica in generale:

la contemplazione mistica non è un carisma o "gratia gratis data", ma un dono di preghiera reso possibile dall'operazione dei doni dello Spirito Santo, dato a tutte le anime in possesso della grazia santificante. I carismi sono conferiti per il bene degli altri e non santificano colui che li riceve, né ne dimostrano la santità. La contemplazione infusa è ordinata al bene spirituale di colui che la riceve, ed è meritoria e santificante; e poiché tutte le anime in grazia possiedono i doni dello Spirito Santo, le loro operazioni, nella contemplazione mistica, non costituiscono carisma, o un fenomeno straordinario della vita spirituale.

La contemplazione infusa richiede necessariamente la grazia santificante. Cioè non è mai data senza l'operazione dei doni dello Spirito Santo, e questi sono inseparabili dalla grazia. È uno degli effetti di un amore intenso per Dio, che presuppone la grazia santificante e la virtù della carità.

Richiede inoltre l'impulso della grazia attuale, perché la contemplazione è un atto soprannaturale, quindi richiede un movimento precedente della grazia attuale per portare le potenze soprannaturali dalla potenza all'atto.

Le virtù infuse dell'ordine affettivo non sono i principi immediati, formali e volontari dell'atto di contemplazione, sebbene esse possano servire come disposizione antecedenti o effetti conseguenti. Le virtù affettive morali preparano alla contemplazione controllando gli appetiti inferiori; la virtù della carità ha un'influenza diretta sull'atto della contemplazione unendo l'anima a Dio e producendo, poi, nella volontà, la gioia che è la delizia della contemplazione.

I principi immediati volontari della contemplazione sono i doni della sapienza e dell'intelletto che perfezionano l'atto di fede informato dalla carità. La potenza con cui è prodotta la contemplazione dev'essere quella che perfeziona l'intelletto speculativo, richiede quindi l'operazione della virtù di fede e i doni della sapienza e dell'intelletto. La fede fornisce la sostanza all'atto di contemplazione, stabilendo formalmente un contatto con Dio, verità prima, ma senza dare una visione della verità perché la conoscenza di fede è oscura. È perciò indispensabile che la fede sia informata dalla carità.

I doni dell'intelletto da parte dello Spirito Santo forniscono un modo soprannaturale attraverso cui la contemplazione diviene una conoscenza esperienziale. Il dono dell'intelletto fornisce la conoscenza mistica formale rendendo l'oggetto presente come conosciuto. Il dono della sapienza perfeziona la virtù della fede dando conoscenza di Dio non discorsiva, ma intuitiva; esso perfeziona la virtù della carità dando una esperienza di Dio e dei misteri soprannaturali.

Caratteristiche della contemplazione infusa

La contemplazione infusa può essere riconosciuta e distinta da altre manifestazioni della vita spirituale considerando le seguenti caratteristiche:

Un'esperienza della presenza di Dio. Dio dà all'anima una conoscenza esperienziale, intellettuale della sua presenza.

L'invasione dell'anima da parte del soprannaturale: l'anima sente di essere invasa da qualcosa che non può descrivere con precisione, ma sente qualcosa di soprannaturale.

Esiste l'impossibilità di produrre l'esperienza mistica con sforzi personali. L'anima è consapevole che l'esperienza mistica che sta vivendo non è frutto di sforzi personali e che durerà finché lo desidera lo Spirito Santo che la provoca.

Nella contemplazione l'anima è più passiva che attiva: l'anima può contemplare solo quando lo stabilisce lo Spirito Santo in misura e grado.

La conoscenza esperienziale di Dio goduta durante la contemplazione non è chiara e distinta, ma oscura e confusa. San Giovanni della Croce spiega questa caratteristica nella sua opera "Salita al monte Carmelo"; la fede è qualcosa che non si vede, pertanto solo luce della gloria sarà chiara.

La contemplazione infusa da piena sicurezza e certezza all'anima di essere sotto l'azione di Dio. Durante la contemplazione i mistici sanno che l'anima non può avere nessun dubbio sull'azione di Dio in essa, una volta terminata la preghiera l'anima può dubitare, ma durante la preghiera mistica è impossibile essere in dubbio, e ci sono diversi gradi anche di questa certezza. La sicurezza e fiducia provengono dallo Spirito Santo e come dice San Paolo "Lo Spirito stesso attesta al nostro Spirito che siamo figli di Dio".

Inoltre fornisce all'anima la certezza morale di essere in stato di grazia. Dal concilio di Trento è verità di fede, che, senza una speciale rivelazione da parte di Dio, non possiamo essere certi di essere in stato di grazia. Coloro che godono della contemplazione mistica hanno la certezza morale di essere nello stato di grazia. La contemplazione mistica è prodotta dall'operazione dei doni dello Spirito Santo, e questi doni presuppongono necessariamente lo stato di grazia; ma questa certezza non è assoluta perché non mai concessa in questa vita, se non da una speciale rivelazione.

L'esperienza mistica è indescrivibile: i mistici non sono in grado di descrivere l'esperienza mistica, lo fanno solo attraverso metafore, esempi, paragoni, in quanto non possono essere espresse con linguaggio umano.

L'unione mistica ammette delle variazioni e delle oscillazioni. Santa Teresa d'Avila afferma che l'unione mistica può durare a lungo o può essere breve, secondo il desiderio di Dio.

L'esperienza mistica spesso causa delle reazioni nel corpo: l'intensa gioia spirituale sperimentata dall'anima causa fenomeni sorprendenti nei sensi, negli occhi, negli arti, nel respiro, nel calore del corpo, questi fenomeni si sono verificati nelle anime mistiche e Santa Teresa ne parla nelle sue opere.

La preghiera mistica spesso produce una sospensione o impedimento delle facoltà. È impossibile per il mistico prestare attenzione a qualsiasi altra preghiera o attività, a causa dell'assorbimento in Dio.

La contemplazione infusa stimola grandemente la pratica della virtù. Nell'esperienza mistica accade meravigliosamente che un'anima contemplativa, talvolta, si accorga di possedere istantaneamente un grado di perfezione in una certa virtù, che prima non era riuscita ad ottenere, per un lungo periodo, nonostante i suoi sforzi.

Conclusioni di San Tommaso - Principio elicitivo soprannaturale

  • La contemplazione infusa non è una grazia gratis data, ciò viene provato perché la contemplazione è soprannaturale quoad substantiam e le grazie gratis datae lo sono soltanto quoad modum, perché è ordinata al bene spirituale di colui che la possiede, mentre le grazie gratis datae sono ordinate al bene degli altri e perché la contemplazione infusa è formalmente santificante, mentre le grazie gratis datae non lo sono di per sé.
  • La contemplazione infusa richiede necessariamente la grazia abituale o santificante.

Ciò in quanto non esiste mai la contemplazione infusa senza l'intervento dei doni intellettivi dello Spirito Santo, che sono inseparabili dalla grazia e dalla carità, e in quanto la contemplazione si realizza secondo gli impulsi dell'amor di Dio che suppone la grazia santificante e, a sua volta, aumenta e accende l'amore. Diversamente sarebbe una grazia gratis datae, e non formalmente santificante.

  • Non basta la grazia abituale; si richiede necessariamente l'impulso della grazia e carità attuali, perché la contemplazione è un'atto soprannaturale che richiede la previa mozione divina soprannaturale, e tale è la grazia attuale.
  • La grazia attuale ordinaria, che muove le virtù infuse, non basta per l'atto contemplativo; si richiede la grazia attuale, che muove l'abito dei doni: perché diversamente ogni atto di virtù infusa (almeno quelle di ordine intellettivo ) sarebbe contemplativo, il che è falso e perché la contemplazione infusa procede dai doni.
  • Oltre la grazia abituale e attuale, si richiede per la contemplazione l'abito delle virtù infuse e dei doni dello Spirito Santo. Questo perché la grazia abituale non è immediatamente operativa. Opera sempre mediante le sue potenze, che sono gli abiti infusi delle virtù e dei doni.

La grazia attuale senza l'abito delle virtù e dei doni produrrebbe un atto soprannaturale violento: passaggio dalla potenza radicale all'atto secondo, senza passare per l'atto primo (disposizioni infuse abituali) mentre la contemplazione è un atto pieno di soavità e di dolcezza, niente affatto violento.

  • Nessuna virtù infusa o dono dello Spirito Santo di ordine affettivo può essere in modo formale ed elicitivo principio immediato dell'atto contemplativo, ancorché possa essere principio dispositivo in modo antecedente e conseguente.
Bibliografia
  • Jordan Aumann, Teologia spirituale, Edizione Dehoniane Roma, p. 389-399
  • Antonio Royo Marin " Teologia della perfezione cristiana, Edizioni San Paolo, 1987
Voci correlate