San Giovanni della Croce

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San Giovanni della Croce, O.C.
Presbitero
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al secolo Juan de Yepes Álvarez
battezzato
Santo
Dottore della Chiesa
'

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Ambito spagnolo, San Giovanni della Croce (XVII secolo), olio su tela
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 49 anni
Nascita Fontiveros
24 giugno 1542
Morte Úbeda
14 dicembre 1591
Sepoltura Segovia (Spagna), Convento de los Carmelitas Descalzos[1]
Conversione
Appartenenza
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Vestizione 1563
Professione religiosa [[]]
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1567
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Fine del
pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
Durata del
pontificato
Segretario {{{segretario}}}
Predecessore {{{predecessore}}}
Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 1675, da Clemente X
Canonizzazione 27 dicembre 1726, da Benedetto XIII
Ricorrenza 14 dicembre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Mistici, poeti
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Dinastia {{{dinastia}}}
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Coniuge

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Consorte di

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Virgolette aperte.png
L'anima che vuole salire sul monte della perfezione deve rinunciare a tutte le cose
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(Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, 1579-1585)
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 14 dicembre, n. 1:
« Memoria di san Giovanni della Croce, sacerdote dell'Ordine dei Carmelitani e dottore della Chiesa, che, su invito di santa Teresa di Gesù, fu il primo tra i frati ad aggregarsi alla riforma dell'Ordine, da lui sostenuta tra innumerevoli fatiche, opere e aspre tribolazioni. Come attestano i suoi scritti, ascese attraverso la notte oscura dell'anima alla montagna di Dio, cercando una vita di interiore nascondimento in Cristo e lasciandosi ardere dalla fiamma dell'amore di Dio. A Ubeda in Spagna riposò, infine, nel Signore. »

San Giovanni della Croce, al secolo Juan de Yepes Álvarez (Fontiveros, 24 giugno 1542; † Úbeda, 14 dicembre 1591) è stato un presbitero e fondatore spagnolo dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi.

I suoi scritti vennero pubblicati per la prima volta 1618, fu beatificato nel 1675, proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726 e dichiarato dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926. La sua memoria è celebrata il 14 dicembre.

La Chiesa cattolica lo ha soprannominato Doctor Mysticus, mentre la Chiesa anglicana lo ricorda come un "Maestro della fede".

Biografia

Nacque a Fontiveros, un borgo della Castiglia, in Spagna, il padre è un nobile di Toledo, Gonzalo de Yepes, cacciato di casa e diseredato per aver sposato una povera tessitrice di seta, Catalina Álvarez.

Egli manifesta fin da piccolo inclinazione alla carità verso i poveri e ancora di più verso la preghiera contemplativa.

Nel periodo tra il 1551 e il 1559 ha una formazione culturale e artigiana nel "Colegio de los doctrinos" di Medina del Campo (Valladolid), dove si è trasferita la famiglia. Successivamente fa il falegname, il sarto, il pittore e l'intagliatore, l'accolito della Chiesa della Maddalena, il commesso e l'aiutante infermiere nell'Ospedale della Concezione.

Nel 1563 entra nell'Ordine Carmelitano e tra il 1564 e il 1568 compie gli studi all'Università di Salamanca.

Nel 1567 è ordinato presbitero e tra settembre e ottobre dello stesso anno incontra Santa Teresa d'Avila, da cui è conquistato in vista dell'inizio della riforma dell'ordine dei Carmelitani; a sua volta Santa Teresa lo prese in grande considerazione, chiamandolo il suo "piccolo Seneca", con scherzoso ma affettuoso riferimento alla sua corporatura esile e definendolo "padre della sua anima".

Il 9 agosto 1568, dopo numerosi colloqui con Teresa, va a Valladolid per la fondazione del primo convento di Carmelitane Scalze e vi rimane fino a ottobre, informandosi dettagliatamente sulla nuova vita riformata; all'inizio di ottobre va a Duruelo (Segovia), adattandovi un cascinale a primo convento dei Carmelitani Scalzi; il 28 novembre, I domenica d'Avvento, vi inaugura la vita riformata.

Tra le varie sofferenze, fisiche e spirituali, che deve sperimentare a seguito della sua adesione alla riforma, spicca in particolare l'imprigionamento, il 2 dicembre 1577, nel carcere del convento dei Carmelitani Calzati di Toledo, per un incidente di cui venne ritenuto erroneamente responsabile: vi rimase rinchiuso per più di otto mesi, sottoposto a maltrattamenti e torture fisiche, psicologiche e spirituali, trovando peraltro l'ispirazione per comporre alcuni dei suoi poemi mistici più noti e riuscendo alla fine a fuggire, tra le 2 e le 3 del mattino del 17 agosto 1578, in modo assai avventuroso.

Nel 1584 termina a Granada la prima redazione del Cantico Spirituale, mentre in questi anni redige e perfeziona i suoi principali trattati spirituali.

Nell'ultimo periodo della sua vita viene abbandonato dalla maggior parte dei suoi seguaci.

Il 28 settembre 1591 parte ammalato per Úbeda (Jaén), dove trascorre gli ultimi mesi di vita.

Alle ore 12 della notte tra il venerdì 13 e il sabato 14 dicembre 1591 muore a Úbeda, in Spagna, a 49 anni di età. Il suo corpo fu traslato a Segovia nel 1593[2].

Culto

Fu beatificato da Papa Clemente X nel 1675, canonizzato da Papa Benedetto XIII il 27 dicembre 1726 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1926. Attualmente la festa ricorre il 14 dicembre mentre fino al 1970 era il 24 novembre.

In occasione del IV centenario della morte Papa Giovanni Paolo II pubblicò la lettera apostolica Maestro della fede[3]

Pensiero

Fu poeta e mistico eminente, autore di svariati trattati teologici riguardanti soprattutto la preghiera e il "cammino spirituale dell'anima verso Dio e in Dio".

La sua opera sintetizza la tradizione ascetica e mistica precedente. Lui testimonia per esperienza diretta che il fedele che lo desidera, attraverso il passaggio nelle tre fasi purgativa, illuminativa e unitiva si libera progressivamente da ogni attaccamento per essere del tutto libero di unirsi alla divinità. Egli definisce Dio "luce tenebrosa e tenebra luminosa" in quanto, se si fissa il sole senza schermatura, per la troppa luminosità l'occhio conserverà l'impressione una macchia nera.

Alcune sue frasi famose:

« Dio umilia grandemente l'anima per innalzarla poi molto.
Non far cosa, né dir parola importante, tale che Cristo non farebbe e non direbbe, se si trovasse nello stato in cui sei tu e avesse l'età e la salute che tu hai.
Non chiedere altro che la croce e precisamente senza consolazione, perché questo è, perfetto.
Rinnega i tuoi desideri e troverai ciò che il tuo cuore desidera. »

Poesie

Giovanni della Croce è considerato uno dei maggiori poeti in lingua spagnola. Ciò che meglio definisce la sua poesia è l'intensità espressiva, grazie all'adattamento e all'equilibrio di ognuna delle immagini da lui adoperate. A ciò contribuisce anche la sua tendenza ad abbandonare il registro discorsivo, eliminando espressioni "neutre" per cercare costantemente una giustapposizione tra elementi poetici di grande plasticità.

Sebbene l'intero corpus delle sue poesie ammonti a non più di 2500 versi, due di esse - il Cantico spirituale e la Notte oscura dell'anima - sono considerate tra le migliori poesie in lingua spagnola, sia dal punto di vista formale e stilistico, che per l'immaginazione e il simbolismo.

Il Cantico spirituale è un'egloga in cui la "sposa" (che rappresenta l'anima) ricerca lo "sposo" (che rappresenta Gesù Cristo), ed è angosciata per averlo perso; entrambi sono pieni di gioia una volta che si sono ritrovati e riuniti. Il componimento potrebbe essere visto come una libera versione in lingua spagnola del Cantico dei cantici in un'epoca in cui era proibito tradurre il testo della Bibbia in lingua volgare.

La Notte oscura dell'anima (da cui l'omonimo concetto spirituale prende il nome) narra il viaggio dell'anima dalla propria sede corporea verso l'unione con Dio. Esso avviene durante la "notte", che rappresenta le "avversità" e gli "ostacoli" che ella incontra nello staccarsi dal "mondo sensibile" per raggiungere la "luce" dell'unione con il Creatore. Vi sono diversi gradi in questa notte, che sono raccontati e descritti in strofe successive.

Il più poetico e commovente dei suoi scritti è Fiamma d'Amor viva, un canto lirico ispirato nel quale non descrive l'assenza di Dio nel cuore dell'uomo, ma finalmente la sua Presenza, con una comunione d'amore che porta alla trasformazione interiore e alle nozze mistiche.

Trattati

Giovanni scrisse anche tre trattati di teologia mistica, due dei quali relativi alle due poesie sopra citate, (il Cantico spirituale e la Notte oscura dell'anima) commentando e spiegando il significato del testo poetico verso per verso, perfino parola per parola. Effettivamente egli non segue lo schema delle composizioni alla lettera, ma scrive liberamente sul soggetto di cui sta parlando.

Il terzo trattato, la Salita al Monte Carmelo, è uno studio sistematico dello sforzo ascetico dell'anima in ricerca dell'unione con Dio e degli eventi mistici che accadono durante le varie fasi del cammino: introdotto da una poesia, il testo ha un forte significato teologico e anche gran pregio letterario, dove il Monte rappresenta la mèta della liberazione dell'anima da ogni peso che la separa da Dio.

Queste tre opere, insieme ai suoi Pensieri sull'amore e sulla pace e agli scritti di Santa Teresa d'Avila, sono considerate tra le più importanti opere mistiche in lingua spagnola, ed hanno influenzato molti scrittori spirituali successivi, tra cui T. S. Eliot, santa Teresa di Lisieux, santa Teresa Benedetta della Croce e Thomas Merton. Giovanni della Croce ha anche influenzato dei filosofi come Jacques Maritain, teologi come Hans Urs von Balthasar, pacifisti come Dorothy Day, Daniel Berrigan e Philip Berrigan. Papa Giovanni Paolo II fu fortemente influenzato in gioventù dagli scritti di San Giovanni della Croce, fino a valutare un eventuale ingresso nell'Ordine Carmelitano.

Curiosità

Il pensiero di Giovanni della Croce, in particolare il concetto di "Notte Oscura" dell'anima e la dottrina del Nada y Todo ("Nulla e Tutto"), da lui esposta nello schizzo eseguito per illustrare l'ascesa al Monte della Perfezione, oltre che nella Salita del Monte Carmelo:

« Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere a essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. »

è stato ripreso e attentamente parafrasato dal poeta T. S. Eliot nel terzo tempo di East Coker (1940), il secondo dei Quattro quartetti:

« In order to arrive there,
to arrive where you are, to get from where you are not,
you must go by a way wherein there is no ecstasy.
In order to arrive at what you do not know
you must go by the way which is the way of ignorance.
In order to possess what you do not possess
you must go by the way of dispossession.
In order to arrive at what you are not
you must go through the way in which you are not.
And what you do not know is the only thing you know
and what you own is what you do not own
and where you are is where you are not. »

Alla spiritualità e alle opere di Giovanni della Croce si è ispirata la cantautrice Giuni Russo nell'ultimo periodo della sua produzione artistica, con canzoni come La sua figura.

Note
  1. (ES) San Juan de la Cruz - Segovia – Centro de Espiritualidad su sanjuandelacruzsegovia.com. URL consultato il 15-11-2021
  2. San Giovanni della Croce su carmelitaniscalzi.com. URL consultato il 15-11-2021
  3. Testo del documento dal sito della Santa Sede su vatican.va. URL consultato il 14-12-2018
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni

(ES) Autor:Juan de la Cruz Ficha de Juan de la Cruz su es.m.wikisource.org. URL consultato il 14-12-2018