Utente:Quarantena/Glossolalia

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Glossolalia, dal greco γλώσσα, glóssa, lingua e λαλέω, laléo, parlare, indica il dono soprannaturale di "parlare in altre lingue".

Riferimenti biblici

Nel Nuovo Testamento

Gli Atti degli Apostoli (2,4-15) riferiscono che, nel giorno di Pentecoste, gli apostoli, ricevuto il dono dello Spirito Santo, cominciarono ad esprimersi in lingue diverse dalla propria, suscitando stupore e incredulità negli astanti, provenienti da diverse parti del mondo allora conosciuto: ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua. Anche San Pietro che parlava in aramaico o in ebraico fu compreso non solo dai propri compatrioti, ma anche da tutti gli stranieri che erano presenti.

L'esegesi interpreta questo fatto come simbolo dell'unità degli uomini ritrovata grazie a Cristo, così come il racconto narrato nel Libro della Genesi a proposito della Torre di Babele (11,1-9) esprimeva la perdita di tale unità a causa dell'orgoglio dell'uomo nei confronti di Dio.

In San Paolo

San Paolo pone la glossolalia tra i carismi di cui godevano alcuni cristiani della Chiesa primitiva. È il "parlare in lingue" che compare nei due elenchi dei "doni effettivamente fatti" in 1Cor 12,10 e in 1Cor 12,28 . Nella stessa lettera (1Cor 12,14 ) mette in guardia i fedeli di Corinto dal sopravvalutare questo carisma e raccomanda che, insieme ad esso, si abbia cura di far ricorso anche alla interpretazione e alla profezia, in modo da rendere comprensibile quanto è stato detto "in altra lingua"(1Cor 12,13 ). In questo senso, considerando l'intero testo, la glossolalia include il parlare entusiastico del mistero della salvezza.

Note


Voci correlate
Bibliografia
  • Scippa V., La glossolalia nel Nuovo Testamento, D'Auria, Napoli 1982
  • Vanhoye A., Carisma, in Nuovo Dizionario Teologico Biblico, pp. 245-250