Abbazia di Pfäfers
Abbazia di Pfäfers | |
Abbazia di Pfäfers, complesso monastico, lato orientale | |
Stato | Svizzera |
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Cantone | San Gallo |
Comune | Pfäfers |
Diocesi | Coira |
Religione | Cattolica |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B. |
Fondatore | San Pirmino |
Data fondazione | 731 |
Stile architettonico | Barocco - Rococò |
Inizio della costruzione | 730 - 750 |
Completamento | 1694 |
Soppressione | 1838 |
Materiali | laterizio, pietra |
Altitudine | 820 m s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Svizzera | |
L'Abbazia di Pfäfers (in latino, Monasterium Fabariense) è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato nel territorio dell'omonimo comune nel Canton San Gallo (Svizzera).
Storia
Dalle origini al Duecento
Secondo le cronache del beato Ermanno il Contratto (1013 – 1054), l'abbazia fu fondata nel 731 da monaci provenienti da Reichenau, mentre secondo una tradizione leggendaria fu eretta dal vescovo san Pirmino (670 ca. – 753). L'abbazia è documentata per la prima volta nel 762 al sinodo di Attigny a cui partecipò Adalbert, quale abbas de Fabarias.
Il monastero è situato su un terrazzo di difficile accesso sovrastante la valle del Reno da dove si poteva controllare facilmente la strada che da Costanza e San Gallo attraverso il colle del Kunkelspass portava a Coira e, per il territorio retico, all'Italia. Grazie alla sua importante posizione strategica divenne abbazia imperiale, al più tardi sotto Carlo Magno, in occasione della separazione tra i poteri temporali e spirituali nella Rezia curiense.
Dal IX secolo si hanno maggiori notizie certe sulla storia del cenobio: l’Urbario[1] della Rezia curiense, redatto intorno al 842, attesta i vasti e sparsi possedimenti dell'abbazia, situati principalmente nella regione di Sargans, nella signoria di Maienfeld, nella Surselva e nell'area che si estende dal lago di Zurigo al Vorarlberg e al Liechtenstein, come pure lungo gli itinerari di transito fino a Splügen e nelle valli Bregaglia e Venosta.
Nell'840, l'imperatore carolingio Lotario I assicurò al monastero il diritto di eleggere liberamente l'abate e, nell'861, il successore Ludovico II gli concesse anche la giurisdizione sui suoi censuari, l'immunità ecclesiastica e la protezione reale.
Originariamente l'abbazia fu un cenobio prevalentemente di cultura retoromancia con legami con l'Italia settentrionale e la Francia occidentale. Dalla seconda metà del X secolo sono attestati in prevalenza abati con nomi tedeschi. Privato temporaneamente dello stato di abbazia imperiale, nel 909 il monastero fu sottomesso a quello di San Gallo dal vescovo di Costanza Salomon III, mentre dal 920 venne aggregato alla Diocesi di Coira.
Tra il IX e X secolo, l'abbazia divenne, accanto alla Diocesi di Coira il centro ecclesiastico e culturale più importante del territorio della Rezia curiense e contribuì alla fondazione del monastero di Müstair nella valle omonima, oltre che di molte parrocchie della regione. Tra i più importanti manoscritti redatti nel suo scriptorium - che sono anche un'importante fonte per la storia più antica dell'abbazia - vanno ricordati:
- Liber viventium (primo quarto del IX secolo), evangelario riccamente miniato, nel quale, fin dall'830, negli spazi lasciati liberi vennero aggiunte le liste delle comunità monastiche affratellate, i nomi di benefattori e l'elenco del tesoro del monastero.[2]
- Liber Aureus (1080 - 1090), un evangelario miniato che a partire dal XIV secolo, gli spazi lasciati liberi tra le letture furono utilizzati per trascrivervi sentenze giudiziali.[3]
Durante la lotta delle investiture, Pfäfers si schierò dalla parte del papa, nel 1095 re Enrico IV l'assoggettò alla Diocesi di Basilea, ma fu nuovamente affrancata da papa Pasquale II nel 1116. Nel 1221 ottenne l'immediatezza imperiale e nel 1282 l'abate Konrad von Ruchenberg fu definito per la prima volta principe.
Dal Trecento al Cinquecento
Durante il XIV secolo, prosperò la vita spirituale dell'abbazia, che sul piano economico conobbe la massima estensione del suo patrimonio. Nella valle della Tamina riuscì a riunire un territorio che si estendeva fino a Ragaz. Con il riscatto dell'avogadria[4] dai conti von Werdenberg-Sargans e l'ottenimento del diritto di nominare liberamente il proprio difensore, il principato abbaziale raggiunse nel 1408 il culmine del suo potere signorile.
Dopo l'inserimento della contea di Sargans nella Confederazione Elvetica a partire dal 1483, i cantoni primitivi esercitarono un protettorato oppressivo su Pfäfers. Se questa circostanza garantì la sopravvivenza dell'abbazia durante la Riforma protestante, fino alla fine dell'ancien régime fu tuttavia all'origine di frequenti dissidi tra gli abati e i cantoni protettori che con la loro risoluta politica territoriale, ridussero notevolmente i poteri del cenobio acquisiti nel Basso Medioevo, anche grazie ai privilegi imperiali.
Dal Seicento alla soppressione
Durante la Riforma protestante, l'abbazia conobbe un declino sia sul piano spirituale che economico. Dalla fine del XVI secolo iniziò una fase di ripresa durata fino alla metà del XVII secolo, che si palesò in una riforma della disciplina religiosa, nella crescita del numero di monaci, nell'adesione dell'abbazia alla congregazione benedettina svizzera di nuova fondazione (1602), e negli sforzi tesi a consolidare la posizione giuridica e politica del monastero. L'abate Bonifaz Tschupp (1677 – 1706) gettò le basi per un periodo di crescita e prosperità economica e completò nel 1694 la ricostruzione del complesso monastico e della chiesa abbaziale, dopo l'incendio del 1665.
Nel 1707, il cenobio ottenne la completa esenzione dalla giurisdizione della diocesi di Coira e l'incorporazione delle 11 parrocchie di cui deteneva il diritto di collazione, che da allora in poi furono curate dai monaci.
Gli avvenimenti legati alla Rivoluzione francese precipitarono l'abbazia in una profonda crisi dalla quale non si riprese più. Nel 1794 un primo sollevamento popolare contro il cenobio fu soffocato. La successiva invasione francese della regione comportò un colpo durissimo al monastero, con una distruzione parziale degli edifici, che saranno restaurati a partire dal 1803 ad opera del cantone di San Gallo.
Il 9 gennaio 1838 il cantone decise di chiedere la soppressione dell'abbazia alla Santa Sede, che rifiutò, ma il 20 febbraio 1838 l'ente locale la soppresse comunque e ne confiscò tutti i beni.
Nel 1853 l'archivio monastico fu trasferito presso l'Abbazia di San Gallo.
Cronotassi degli abati[5]
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Note | |
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Bibliografia | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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