Annunciazione (Beato Angelico, Firenze 1440)
Beato Angelico, Annunciazione (1440 ca.), affresco | |
Annunciazione del corridoio Nord | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | Firenze |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Museo Nazionale di San Marco, primo piano, dormitorio |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | dipinto murale |
Soggetto | San Gabriele arcangelo annuncia a Maria la nascita di Gesù |
Datazione | 1440 ca. |
Ambito culturale | |
ambito fiorentino | |
Autore | Beato Angelico (Guido di Pietro) e bottega |
Materia e tecnica | affresco |
Misure | h. 230 cm; l. 321 cm |
Iscrizioni | VIRGINIS INTACTAE CUM VENERIS ANTE FIGURAM PRETEREUNDO CAVE NE SILEATUR AVE |
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L'Annunciazione è un dipinto murale, eseguito nel 1440 circa, ad affresco, da Guido di Pietro, detto Beato Angelico, ubicato nel corridoio settentrionale del dormitorio, al primo piano, nel Convento di San Marco, oggi sede del Museo Nazionale di San Marco di Firenze.
Descrizione
Soggetto
La scena è ambientata in un portico di semplice eleganza rinascimentale, che si affaccia su un giardino fiorito e recintato con una staccionata (hortus conclusus, che allude alla verginità consacrata di Maria), oltre il quale si vede un bosco con cipressi.
Nella scena dell'Annunciazione compaiono:
- san Gabriele arcangelo è appena atterrato, accenna ad una genuflessione ed è proteso verso Madonna con le mani incrociate sul petto nell'atto di pronunciare il saluto: "Ave piena di grazia" e portargli l'annuncio divino. L'Arcangelo indossa una veste rosa (colore che nella liturgia significa gioia), decorata da ricami d'oro, e con grande varietà di colori nelle ali.
- Maria Vergine rispondendo all'Arcangelo con un cenno d'inchino e con le braccia incrociate al petto, alla chiamata divina, rovescia la disobbedienza del peccato originale e dà inizio alla redenzione accogliendo il Figlio di Dio nel suo grembo. La Madonna è seduta su un semplice sgabello, avvolta in mantello blu: il pittore per realizzarlo utilizzò la preziosa azzurrite e mise anche inserti in oro.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'architettura è impostata con il punto di fuga all'interno del portico stesso e con le colonne più massicce del solito. L'ambientazione è spoglia ed essenziale, come la stanza che si apre alle spalle della Madonna. L'unica nota decorativa è data dai capitelli, resi con un forte accento sulla luce, e sono sia ionici sia corinzi: un richiamo agli ordini architettonici trattati da Leon Battista Alberti nelle sue opere.
- Un elemento d'innovazione è la disposizione dei protagonisti lungo una diagonale, che partecipano così in maniera più efficace allo spazio, mentre riprendono opere anteriori, come l'Annunciazione della cella 3 (1438 - 1440), l'umile gesto di Maria, esitante tra accettazione ed ubbidienza, e la sobrietà di san Gabriele arcangelo, che risponde alla Madonna con un analogo atteggiamento in segno di sottomissione alla volontà divina.
- Notevole è la monumentalità delle figure, isolate nello schema prospettico del porticato, con un forte senso di silenziosa spiritualità.
Iscrizioni
Nell'opera sono presenti due iscrizioni:
- in basso, vicino alla base della colonna centrale (all'altezza degli occhi dello spettatore) sono tracciate le parole dell'Annunciazione.
- sullo spessore del gradino, si trova un'esortazione a chi passava davanti al dipinto a rivolgere un saluto ed una preghiera alla Madre di Dio:
(LA) | (IT) | ||||
« | VIRGINIS INTACTAE CUM VENERIS ANTE FIGURAM PRETEREUNDO CAVE NE SILEATUR AVE » | « | Quando passerai davanti alla figura della Vergine Immacolta, stai attento di non dimenticare di dire l'Ave Maria » |
Va qui notato, che l'affresco si trova all'inizio del corridoio che un tempo portava nelle celle dei frati; ogni domenicano, al momento di ritirarsi nella sua cella, posava il suo sguardo sulla scena e, oltre l'invito alla preghiera, vi leggeva un richiamo all'obbedienza, una virtù fondamentale del buon religioso.
Notizie storico-critiche
Il Convento di San Marco, appartenuto ai monaci silvestrini, fu affidato nel 1436 ai domenicani di Fiesole dal papa Eugenio IV.
L'edificio, che era gravemente degradato, venne radicalmente ristrutturato e trasformato dall'architetto fiorentino Bartolomeo Michelozzi (1396 – 1472) a partire dal 1437 su incarico di Cosimo de' Medici (1389 – 1464). I lavori si prolungarono fino al 1452, iniziando dalle celle e proseguendo con la sistemazione del chiostro, della sala capitolare e della biblioteca (1444); veniva intanto ultimata la chiesa, consacrata nel 1443.
La decorazione pittorica fu affidata a Beato Angelico, che ne curò l'esecuzione fra il 1438 e il 1446, parallelamente al progredire dei lavori architettonici di Michelozzo, sino alla partenza per Roma, avvenuta nel 1446 - 1447. Secondo lo storico dell'arte John Pope-Hennessy, il pittore ritornò a dedicarsi alla decorazione del convento anche dopo il ritorno dal soggiorno romano.
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