Battesimo di Gesù Cristo (Andrea Verrocchio, Leonardo)
Andrea Verocchio, Leonardo da Vinci, Battesimo di Gesù Cristo (1475 ca.), olio e tempera su tavola | |
Battesimo di Gesù Cristo | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Monastero vallombrosano di San Salvi |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Gesù Cristo viene battezzato da san Giovanni Battista nel fiume Giordano |
Datazione | 1475 ca. |
Autori |
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Materia e tecnica | olio e tempera su tavola |
Misure | h. 177 cm; l. 151 cm |
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Il Battesimo di Gesù Cristo è un dipinto, eseguito nel 1475 circa, ad olio e tempera su tavola, da Andrea di Cione detto Andrea Verrocchio (1435 ca. – 1488), in collaborazione con l'allievo Leonardo da Vinci (1452 - 1519), proveniente dal Monastero vallombrosano di San Salvi a Firenze ed ora conservato presso la Galleria degli Uffizi nella medesima città.
Descrizione
Soggetto
La scena è ambientata in uno splendido paesaggio naturale, al centro del quale il fiume Giordano scorre dritto verso lo spettatore, fino ai piedi di Gesù e di san Giovanni Battista; vi compaiono:
- Gesù Cristo: seminudo, al centro, sta ricevendo il battesimo di Giovanni, prima di iniziare la vita di predicazione.
- San Giovanni Battista: tiene con una mano la croce, mentre con l'altra sta battezzando Gesù Cristo con la ciotola d'acqua.
- Dio Padre: appare mentre invia lo Spirito Santo: qui visibile solo nelle mani e il cui volto - grazie ad un'invenzione di grande creatività - si rispecchia nell'acqua della ciotola che il Battista che tiene sollevata. La perfetta verticalità, lungo la linea centrale del dipinto, allude all'unità fra le tre persone della Trinità.
- lo Spirito Santo: sotto forma di colomba, circondata di raggi dorati, discende dal cielo su Gesù al momento del battesimo.
- Due angeli: inginocchiati, reggono la veste di Gesù ed assistono all'evento.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'opera è impostata su una composizione triangolare, con al vertice la ciotola nella mano di san Giovanni Battista e come base la linea che collega il piede sinistro del Battista a quello dell'angelo inginocchiato; in essa è inscritta e funge da centro visivo la figura di Gesù Cristo stante, che dà alla scena anche un movimento rotatorio, accentuato dalla posizione di tre quarti dell'angelo sulla sinistra che volge le spalle all'osservatore. Lo sguardo dell'angelo, inoltre, guida lo spettatore verso Gesù Cristo. La testa dell'angelo leonardesco è leggermente più bassa nella superficie: se ne deduce che il pittore dovette raschiare via un'antica preparazione prima di ridipingerla.
- L'intervento di Leonardo si riconosce bene in alcuni dettagli minuziosamente naturalistici:
- i morbidi peli del pube sul corpo di Gesù Cristo, molto diversi ad esempio dal lucido e spigoloso perizoma rosso rigato;
- le acque del fiume Giordano, in primo piano, estese fino ad immergere i piedi di Gesù Cristo e di san Giovanni Battista.
Notizie storico-critiche
L'opera fu realizzata per il monastero vallombrosano di San Salvi, quando la bottega di Andrea Verrocchio era la più importante di Firenze: secondo la pratica del tempo, vi lavoravano giovani allievi e dove non era sempre facile emergere, poiché nell'atelier del Verrocchio, si svolgevano diverse attività che andavano dalla scultura alla tarsia, dall'oreficeria alla pittura. Giorgio Vasari ci racconta tuttavia, che, quando il giovane Leonardo intervenne in quest'opera, iniziata dal Verrocchio, non ci furono dubbi che la genialità dell'allievo superava l'esperienza del maestro; quest'ultimo, anzi, secondo Vasari, decise di abbandonare la pittura.
« | [Per] Andrea del Verrocchio [...che stava] faccendo una tavola dove san Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un angelo, che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d'Andrea stava l'angelo di Lionardo. Il che fu cagione ch'Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui. » | |
(Giorgio Vasari, Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri (1568))
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Dopo aver impostato la struttura compositiva ed aver in parte dipinto le due figure principali di Gesù Cristo e di san Giovanni Battista, con il suo stile lineare e nervoso derivato dalla specializzazione nell'oreficeria. In una seconda fase furono coinvolti altri due collaboratori: uno, di livello mediocre, responsabile della schematica palma a sinistra e del paesaggio roccioso a destra; l'altro, forse il giovane Sandro Botticelli, che eseguì il volto dell'angelo visto di fronte in secondo piano.
Nella fase finale, venne chiesto a Leonardo da Vinci di ultimare il dipinto cercando di uniformare le parti già dipinte. A lui, infatti, spetta l'angelo di profilo, dove si nota la morbidezza nella stesura del colore che lascia intravedere lo "sfumato" delle opere della maturità, ma anche le velature trasparenti ad olio che unificarono i piani del paesaggio in profondità e addolciscono il corpo di Gesù Cristo.
Il dipinto, in seguito, passò nel monastero di Santa Verdiana, finché, con le soppressioni, nel 1810, fu destinata alla Galleria dell'Accademia, insieme con altre opere di grande pregio confluite dalle chiese fiorentine.
Nel 1914, con la ridistribuzione delle opere, entrò a far parte delle collezioni della Galleria degli Uffizi.
Bibliografia | |
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