Battesimo di Gesù
Il Battesimo di Gesù è stato un momento fondamentale della sua vita umana: battezzato da Giovanni Battista, Gesù fa l'esperienza della sua figliolanza divina maturandone l'autocoscienza piena e riceve dal Padre la missione dell'annuncio del Regno. È narrato in Mc 1,9-11 ; Mt 3,13-17 ; Lc 3,21-22 .
Il battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista è narrato nei vangeli sinottici, mentre il Vangelo secondo Giovanni presenta la testimonianza del Battista sulla discesa dello Spirito Santo su Gesù, senza alcuna menzione del suo battesimo (Gv 1,32 ).
Il battesimo ricevuto da Gesù è il Battesimo che Giovanni amministrava al popolo d'Israele nelle acque del Fiume Giordano.
I racconti del Battesimo di Gesù | |||
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Interpretazione
In tutti e tre i sinottici la pericope del Battesimo di Gesù compare subito dopo la descrizione della missione del Battista (Mc 1,2-6 ; Mt 3,1-6 ; Lc 3,1-6 ) e della sua predicazione (Mc 1,7-8 ; Mt 3,7-12 ; Lc 3,7-18 ). E in tutti e tre è seguita dalla pericope della permanenza di Gesù nel deserto con le conseguenti tentazioni (Mc 1,12-13 ; Mt 4,1-11 ; Lc 4,1-13 ) e quindi dall'inizio del suo ministero pubblico (Mc 1,14-15 ; Mt 4,12-17 ; Lc 4,14-15 ).
Marco
In Marco il Battesimo è il primo episodio riguardante Gesù. La stretta successione con la predicazione di Giovanni Battista su "colui che è più forte di me" e che "vi battezzerà in Spirito Santo" (Mc 1,7-8 ) implica l'identificazione tra colui che Giovanni annunziava e colui che viene ora a farsi battezzare. Tale identificazione tuttavia stabilisce un contrasto, poiché il più forte annunciato da Giovanni viene da questi battezzato; inoltre Gesù viene da uno sconosciuto villaggio della Galilea, in contrapposizione alle grandi folle della Giudea e di Gerusalemme (v. 5).
Si può distinguere nel testo un'articolazione intorno a due nuclei:
Il primo nucleo funge da introduzione al secondo e su di esso cade l'accento del racconto.
L'estrema concisione del brano dimostra che l'evangelista non persegue intenti biografici: egli vuol mettere in evidenza il significato teologico dell'episodio, con due componenti:
- il messianismo sofferente di Gesù;
- la sua consacrazione messianica da parte del Padre, che lo proclama suo Figlio e lo unge con lo Spirito Santo.
Prefigurazione della passione
Il Battesimo al Giordano rappresenta l'inizio di un difficile cammino del Messia, che si concluderà con un altro Battesimo, con cui sarà battezzato più tardi nella passione (cfr. Mc 10,38 ): il rito penitenziale al Giordano diventa così prefigurazione della morte di Gesù sulla croce.
In tale ottica la scelta di Gesù di uscire dal nascondimento e di sottoporsi al Battesimo di Giovanni rappresentava la scelta del messianismo sofferente. Gesù si fa solidale con i peccatori, si confonde in mezzo a loro per inserirsi profondamente nella miseria dell'umanità decaduta, in modo da redimerla dal di dentro con la sofferenza e l'offerta della propria vita.
Il Battesimo di Gesù si riallaccia quindi strettamente alla sua futura passione.
Consacrazione messianica
La manifestazione del Padre e dello Spirito che ha luogo al Giordano indica l'approvazione da parte di Dio della scelta fatta da Gesù: la sua solidarietà con i peccatori, la sua disponibilità all'umiliazione e alla sofferenza espiatrice erano previste nel progetto di salvezza di Dio,
La manifestazione della colomba esprime la particolare unzione dello Spirito Santo. Non si tratta di un aumento della santità di Gesù, perfetta e totale fin dal momento dell'unione del Verbo con la natura umana nel grembo di Maria, quanto della rivelazione della sua qualità di consacrato a cui viene affidata la missione del Servo sofferente (cfr. Is 53 ).
Ed effettivamente nel momento del suo Battesimo Gesù sperimenta l'impulso definitivo a dare inizio al ministero pubblico con la forza dello Spirito, in modo analogo a quanto era successo ai profeti nel momento della loro vocazione.
L'evangelista, però, è interessato a rilevare non tanto l'esperienza psicologica di Gesù, quanto il significato di salvezza che l'evento ha per la Chiesa.
Matteo
La redazione di Matteo corrisponde a quella di Marco, eccezion fatta per il dialogo tra Gesù e il Battista e qualche altro dettaglio minore.
Ed è precisamente nel dialogo tra i due che Matteo esprime il significato teologico dell'evento: Gesù si assoggetta al Battesimo di Giovanni per "compiere ogni giustizia" (3,15), cioè per aderire al progetto di salvezza del Padre: esso prevedeva il suo inserimento e la sua solidarietà con il mondo peccatore, fino ad arrivare al sacrificio della sua vita. L'immersione nell'acqua del Giordano prefigura il suo destino di sofferenza e di morte e la sua sepoltura.
Luca
Luca segue anche lui sostanzialmente Marco, ma effettuando a sua volta piccole modifiche che manifestano le sue intenzioni teologiche e parenetiche:
- menziona la presenza del popolo al Battesimo di Gesù (v. 21);
- mette in evidenza la sua preghiera prima della teofania (ib.).
L'episodio viene così riletto in funzione della catechesi preparatoria al Battesimo: Gesù è il modello per coloro che si preparano a ricevere il Sacramento della rinascita cristiana. Egli appare anche come il nuovo Adamo, il capo dell'umanità rigenerata dallo Spirito mediante il rito battesimale.
Ancora più degli altri evangelisti, poi, Luca sposta l'accento dal fatto secondario del Battesimo all'evento della teofania con la dichiarazione celeste: è quest'ultima a collocarsi in primo piano. E infatti il Battista non è neppure menzionato.
Storicità
La storicità dell'episodio è concordemente ammessa da tutti gli studiosi. Difficilmente la comunità cristiana avrebbe potuto inventare un episodio tanto sconcertante per la sua concezione cristologica, con il proprio Signore sottoposto a Giovanni[1].
Nei confronti invece della teofania vi è discussione da parte dei critici sul suo totale valore storico. Il chiarimento deve partire dall'individuazione del genere letterario del racconto. Su questo specifico punto non vi è consenso degli studiosi. Le ipotesi fatte al riguardo sono:
- Si tratterebbe di una chiamata profetica sul modello di quelle dell'Antico Testamento: Es 1,1-2 ; Is 42,1-7 .
- Sarebbe una visione inaugurale, dal momento che manca la chiamata divina e manca la risposta di Gesù.
- Si tratterebbe di una leggenda cultuale che avrebbe la finalità di spiegare l'origine del Battesimo cristiano.
- Altri propongono la teoria della visione interpretativa (Deute-Vision), in analogia con le riletture taumaturgiche di Gen 22,11 e di Gen 28,12 : il Battesimo di Gesù viene spiegato dalla visione celeste, che ne evidenzia la grandezza e il significato.
- Per qualche esegeta, infine, si ha qui una scena di rivelazione che ha come oggetto l'investitura messianica di Gesù.
Questa molteplicità di opinioni e anche la coloritura fortemente apocalittica-haggadica del brano hanno provocato grandi perplessità sulla storicità della teofania[2]. Rimane comunque certa l'esistenza di un nucleo storico oggettivo di un'esperienza forte fatta da Gesù in occasione del suo Battesimo; grazie a essa Gesù ricevette l'impulso di ritirarsi nel deserto e di iniziare la sua missione.
Il confronto tra le versioni dei vari evangelisti mostra un processo di esteriorizzazione degli elementi della teofania:
- in Marco, Gesù, "salendo dall'acqua, vide i cieli squarciati e lo Spirito scendere" (1,10);
- in Matteo, "si aprirono per lui i cieli e vide lo Spirito scendere" (3,16);
- in Luca, "mentre pregava, si aprì il cielo e scese lo Spirito Santo" (21-22).
Tale processo avviene tuttavia entro la concordia fondamentale sull'effusione dello Spirito carismatico su Gesù all'inizio del suo ministero.
Critica testuale
Nel Vangelo secondo Luca, le parole dette dalla voce dal cielo sono le stesse dette nel Vangelo secondo Marco: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento" (Mc 1,11 ; Lc 3,22 ). In Luca la voce non si rivolge a Gesù ma ne parla alla terza persona invece che alla seconda, ma questa è l'unica differenza del testo.
Il testo di Luca, invece, conosce una variante, affermatasi nella trasmissione occidentale del testo (D e vetus latina) che recita: "Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato" (cfr. Sal 2,7 ). Per alcuni tale lezione esprime la teologia degli Adozionisti, secondo i quali Gesù non era nato Figlio del Padre ma era stato da lui adottato all'atto del battesimo nel Giordano.
Nella liturgia
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La liturgia di Rito Romano e di Rito Ambrosiano celebra il Battesimo di Gesù con il grado di festa e con il nome di Battesimo del Signore[3] la domenica dopo l'Epifania, la domenica che cade dal 7 al 13 gennaio.
Il corpo del prefazio della festa presenta il significato teologico del battesimo di Gesù: la rivelazione del mistero del Verbo e la sua consacrazione messianica per far giungere il Vangelo al mondo.
Nelle preghiere
Il Battesimo di Gesù è contemplato come il primo dei misteri della luce del rosario.
Nell'arte
- Battesimo di Gesù Cristo (post 1425), rilievo marmoreo, di Donatello
- Battesimo di Gesù Cristo (1440 ca.) di Piero della Francesca
- Battesimo di Gesù Cristo (1475 ca.) di Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci
- Battesimo di Gesù Cristo (1481-1482), affresco, di Pietro Perugino
- Battesimo di Gesù Cristo (1506 ca.), tempera su tela, di Andrea Mantegna
Note | |
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Bibliografia | |
Voci correlate | |