Beata Maria Rafols Bruna

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Beata María Rafols Bruna, H.C.S.A.
Religiosa
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battezzata
Beata
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 71 anni
Nascita Vilafranca del Penedès
5 novembre 1781
Morte Saragozza
30 agosto 1853
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Vestizione [[]]
Professione religiosa 16 luglio 1825
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 16 ottobre 1994, da Giovanni Paolo II
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 30 agosto
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di
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Incoronazione
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Erede
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Onorificenze
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 30 agosto, n. 11:
« A Saragozza in Spagna, beata Maria Rafols, vergine, che fondò presso l'ospedale di questa città la Congregazione delle Suore della Carità di Sant'Anna e la resse con forza d’animo pur tra molte difficoltà. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beata María Rafols Bruna (Vilafranca del Penedès, 5 novembre 1781; † Saragozza, 30 agosto 1853) è stata una religiosa e fondatrice spagnola della congregazione delle Suore della Carità di Sant'Anna (insieme al sacerdote Juan Bonal).

Vita

Nacque il 5 novembre 1781 a Villafranca del Panades (Barcelona), Spagna, nel mulino di En Rovira, dove il padre lavorava come mugnaio. Al battesimo, il 7 novembre, ricevette il nome di Maria Josefa Rosa. Maria fu la sesta dei dieci figli della famiglia di Cristóbal Rafols e Marga­rita Bruna Brugal. Visse in una famiglia semplice, lavoratrice, di salde virtù cristiane, ricevette i primi insegnamenti e lezioni di vita, di austerità, di lavoro e di aiuto reciproco nell'ambito della famiglia. Cinque dei suoi fratelli morirono in tenera età. Nel mese del maggio 1783, la famiglia si trasferì a La Bleda, paesino vicino a Villafranca, ove il 27 maggio 1785 ricevette la cresima. Quando Maria aveva 11 anni, la famiglia Rafols si trasferì di nuovo in un altro paesino limi­trofo, chiamato Santa Margarita, ove dovette esperimentare ben presto la dura realtà della morte, nel 1793 morì il piccolo fratello Giuseppe e all'inizio del­l'anno 1794 morirono un fratello di suo padre e sua moglie ed il 10 luglio 1794 perse il padre.

In seguito, senza dubbio per le sue qualità eccezionali, i suoi familiari, mandarono Maria nel Collegio dell'insegnamento di Barcellona sotto la direzio­ne delle Maestre della Compagnia di Maria. Li completò la sua formazione, conducendo una vita ritirata e di carità. Così preparata, entrò a far parte di un gruppo di dodici giovani che, sotto la direzione del sacerdote Don Juan Bonal, cappellano dell'Ospedale di Santa Cruz a Barcellona, costituirono una [[confraternita66, al servizio di tutte quelle povere persone che erano accolte negli ospedali: infermi, dementi, bambini abbandonati ed ogni sorta di disagiati. Bonal e Rafols avevano compreso che l'adeguata attenzione ai malati richiedeva persone consacrate a Dio, disposte a servire i malati con spirito di fede e con amore. Nel settembre 1804 Bonal si trasferì a Saragozza per prepa­rare un campo di lavoro nell'ospedale «Nuestra Señora de la Gracia ». Il 28 dicembre dello stesso anno, all'età di appena 23 anni, lo raggiunse anche Maria Rafols con altre undici donne giovani.

Nonostante la sua giovane età Rafols venne nominata Preside della piccola comunità femminile, che sarà il seme della grande e vigorosa Congregazione che si espanderà dopo la sua morte. Fin dall'inizio, il 1° gennaio 1805, la piccola comunità dovette affrontare l'ingente compito di trasformare l'ospedale, dove regnavano l'incuria, gli abusi, il disordine e la scaltrezza di alcuni impiegati mal retribuiti, per iniziare una forma di vita apostolica che era solo agli inizi e che non sarebbe stata né compresa né desiderata da coloro che dirigevano l'ospe­dale. Con pazienza, tatto e carità, di fronte alle sue sorelle, riuscì ad ottenere una vera trasformazione dell'ospedale e un riconoscimento prudente di successo da parte dei suoi direttori. I cosiddetti los sitios de Zaragoza furono la prova manifesta della carità eroica della Rafols verso il prossimo, specialmente verso i malati e gli orfani e bisognosi.

Nel 1808/1809 ebbe luogo l'assedio della città da parte delle truppe napo­leoniche ed in quelle circostanze Maria, alla testa di un gruppo, fu una vera eroina della carità, esponendo la sua vita per i malati, per i prigionieri, i dementi e per molti altri che avevano bisogno di aiuto. Morirono nove sorelle nel fiore della gioventù, vittime della carità. Nel momento più tragico dell'assedio si recò nell'accampamento nemico, rischiando la propria vita per supplicare il generale francese di mandare soccorsi per i feriti e gli infermi. Seguì i prigionieri ed intercedette per loro e in alcuni casi ottenne anche la loro liberazione. Per tutto questo la città di Saragozza, nella ricorrenza del centenario dell'assedio, le diede Il titolo di «eroina della carità».

Superata la crisi dell'assedio di Saragozza da parte dell'esercito di Napoleo­ne, in cui l'ospedale, il 4 agosto 1808, venne distrutto, la Rafols e le sue consorelle si sistemarono nell'antico ospedale per convalescenti. La giunta dell'ospedale, nominata dal governo francese, interferì però nella vita della nascente comunità: allontanò il fondatore Juan Bonal e impose delle regole redatte dal vescovo Michele Suárez di Santander.

Così i fatti della guerra non rovinarono soltanto l'ospedale, riducendolo in estrema povertà, ma colpivano anche la nascente Congregazione nella loro libertà di movimento. Ma come succede spesso sulle vie del Signore, proprio questa situazione di abbandono fece rifulgere lo spirito di autostima e generosità della Rafols e delle sue consorelle che vivevano nell'osservanza della regola di Bonal, mentre nella loro organizzazione esterna e nel servizio dell'ospedale seguivano le direttive della giunta.

Con questo senso di carità, Rafols continuò a dirigere la piccola comunità fino al 10 agosto 1812 quando le nuove Costituzioni entrarono in vigore e venne nominata una nuova superiora. Rafols si dimise dalla carica di Preside per favorire l'unione della comunità che entrò nonostante ciò in crisi. Alcune consorelle abbandonarono la comunità. In cambio, Rafols assunse l'incarico di sagrestana e poi, il 9 luglio 1813, quello della inclusa, cioè incaricata dei bambini abbandonati ed orfani. Con questo incarico continuò fino alla sua morte, eccettuato il periodo dell'esilio di Huesca. Allo stesso tempo si dedicò alla nascente Congregazione, lottando con la sitiada che non voleva una nuova Congregazione religiosa, ma una semplice comunità al servizio dell'o­spedale.

Maria lottava instancabilmente per il consolidamento e l'approvazione ecclesiale di quella piccola confraternita, chiusa tra le mura dell'ospedale di Saragozza. Finalmente il 15 luglio 1824 ottenne l'approvazione delle costituzioni che trasformarono la comunità delle Suore di Carità della Sant'Anna in congrega­zione religiosa di diritto diocesano. Il 16 luglio del 1825 poté pronunciare, insieme alla sue sorelle, i primi voti pubblici. Rafols fu allora nominata di nuovo presidentessa, carica che tenne fino al 1829.

A causa dei disordini politici durante la prima guerra «carlista», cioè di successione al trono di Spagna di Don Carlo di Borbone ed Isabella II, che ebbe implicazioni ideologiche e religiose, Rafols, come molte altre personalità ec­clesiastiche, 1'11 maggio 1834 fu arrestata e messa in carcere dall'inquisizione. Giudicata e dichiarata innocente dalla giustizia, fu però esiliata in quanto la politica non riteneva opportuna la sua presenza nell'ospedale di Nuestra Señora de la Gracia di Saragozza. L'11 maggio 1835 Maria partì per il suo esilio nell'ospedale di Huesca, da lei scelto, dove era già stata in visita, con l'intenzione di estendere la sua nascente congregazione. Sopportò tutto in pace e senza lamentarsi, pienamente identificata con la croce di Gesù. Vi restò fino al 1841 quando si chiese il suo ritorno all'ospedale di Saragozza, ove si prese nuovamente cura dell'inclusa, con la ca­ratteristica carità verso il malato ed il bisognoso, dedicandosi al servizio dei malati dell'ospedale, in pieno adempimento delle Costituzioni del 1824, dove si legge:

« Considerando ogni giorno che all'ora più inattesa può giungere nella sala Gesù Cristo nella persona di qualche malato, ci sarà sempre qualche letto in più predisposto e preparato in ogni infermeria. Non appena arriverà un malato, sarà ricevuto con affetto e con dimostrazioni di attenzione e di compassione: sarà fatto sedere su una sedia, che dovrà essere ben preparata, affinché possa ripo­sarsi »

In questo spirito di carità e di benevolenza offriva la sua vita a sollievo delle sofferenze umane fino alla morte che la sopraggiunse il 30 agosto 1853 a Saragozza, prossima a compiere 72 anni di età e 49 nove come Sorella della Carità, circondata dalla fama di santità che è andata crebbe con il passare del tempo.

Collegamenti esterni