Confermazione

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Pentecoste, miniatura da Les Très Riches Heures du duc de Berry. L'evento della Pentecoste si rinnova ogni volta che viene celebrato il Sacramento della Confermazione
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Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo, comunicavano ai neofiti, attraverso l'imposizione delle mani, il dono dello Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo (cfr. At 8,15-17; 19,5-6 ). Questo spiega perché nella Lettera agli Ebrei viene ricordata, tra i primi elementi della formazione cristiana, la dottrina dei battesimi e anche dell'imposizione delle mani (cfr. Eb 6,2 ). È appunto questa imposizione delle mani che giustamente viene considerata dalla tradizione cattolica come la prima origine del Sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo, perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste.
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La Confermazione (in latino Confirmatio[2]) o Cresima (dal latino tardo chrisma, dal greco χρῖσμα, chrîsma, "unzione") è il Sacramento con cui i battezzati ricevono la pienezza dello Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani e l'unzione del Crisma.

« Con il Battesimo e l'Eucaristia, il Sacramento della Confermazione costituisce l'insieme dei "Sacramenti dell'iniziazione cristiana", la cui unità deve essere salvaguardata. »

La grazia propria della Confermazione in riferimento a quella del Battesimo va nel senso di un rafforzamento, di un perfezionamento: la consacrazione battesimale viene suggellata e reso definitiva con un ulteriore comunicazione dello Spirito Santo.

Se talvolta si parla della Confermazione come del "Sacramento della maturità cristiana", ciò si riferisce all'età adulta della fede, che non coincide con l'età adulta della crescita naturale; e in ogni caso la grazia del Battesimo - e anche quella della Confermazione - è una grazia di elezione gratuita e immeritata, che non ha bisogno di una "ratifica" per diventare effettiva[3].

Nella Sacra Scrittura

Luca della Robbia († 1482), Colomba dello Spirito Santo

La Confermazione, come il Battesimo, appartiene all'ordine delle grandi opere di Dio, in cui si rinnova qualcosa dei suoi interventi di salvezza. Se il Battesimo si radica nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, la Confermazione si fonda sul mistero dell'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste (At 2,1-11 ), che ha inaugurato il tempo della Chiesa e la missione degli Apostoli e di tutti i credenti nel mondo[4].

A differenza però del Battesimo, che nell'insegnamento del Nuovo Testamento ha un'esistenza e consistenza ben definite, la Confermazione è nella Bibbia più fluttuante e dai contorni meno precisi, mancando tra l'altro anche un termine tecnico che ne indichi con precisione l'ambito, le finalità, i contenuti, i diritti e i doveri che essa conferisce in seno alla comunità cristiana[5]. Di fatto l'iniziazione cristiana è nel Nuovo Testamento un fatto unitario che non conosce le distinzioni alla quali siamo oggi abituati[6].

Lo Spirito Santo che si posa sul Messia e che da lui viene donato

Il Catechismo della Chiesa Cattolica[7] inizia la trattazione biblica sulla Confermazione evidenziando l'annuncio profetico dello Spirito del Signore che si sarebbe posato sul Messia atteso (cfr. Is 11,2 ) in vista della sua missione di salvezza (Is 61,1 , ripreso in Lc 4,16-22 ). E non solo sul Messia: lo Spirito doveva essere comunicato a tutto il popolo messianico (cfr. Ez 36,25-27 ; Gl 3,1-2 ).

La discesa dello Spirito Santo su Gesù al momento del suo Battesimo da parte di Giovanni Battista costituì il segno che era lui colui che doveva venire, il Messia, il Figlio di Dio (Mt 3,13-17 ; Gv 1,33-34 ). E Gesù, concepito per opera dello Spirito Santo (Lc 1,35 ), vive tutta la sua vita e la sua missione in totale comunione con lo Spirito Santo (cfr. Lc 4,1-2.14-21 ) che il Padre gli dà "senza misura" (Gv 3,34 ). Cristo poi ha promesso più volte l'effusione dello Spirito (cfr. Lc 12,12 ; Gv 3,5-8; 7,37-39; 16,7-15 ; At 1,8 ).

Il dono dello Spirito alla Chiesa

La promessa di Cristo del dono dello Spirito si attua dapprima il giorno di Pasqua (cfr. Gv 20,22 ) e, in seguito, in modo più stupefacente, il giorno di Pentecoste (At 2,1-4 ). Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli cominciano allora ad annunziare "le grandi opere di Dio" (At 2,11 ) e Pietro afferma che quella effusione dello Spirito sopra gli Apostoli è il segno della venuta dei tempi messianici (At 2,17-18 . Coloro che credono alla predicazione apostolica e che si fanno battezzare ricevono a loro volta il dono dello Spirito Santo (At 2,38 ).

I segni che si manifestano nella Pentecoste sono di notevole suggestione e affondano le loro radici nell'Antico Testamento:

Anche nel resto degli Atti è ancora lo Spirito a segnare le nuove tappe di espansione della chiesa: soprattutto nell'episodio della conversione di Cornelio e della sua famiglia, dove Pietro stesso equipara la nuova effusione all'evento di pentecoste (At 10,44-47; 11,15-17; 15,7-9 ), come anche in occasione della predicazione in Samaria, dove Simon Mago arriva a chiedere di poter comprare lo Spirito con il denaro (At 8,14-25 ).

Gli Atti testimoniano che lo Spirito continua ad essere donato ai credenti in condizioni sempre nuove: la Pentecoste ha inaugurato il tempo dello Spirito, senza però averne esaurito le potenzialità; è stata l'inizio di tutte le successive pentecosti della Chiesa.

Un rito di conferimento dello Spirito distinto dal Battesimo

Si potrebbe pensare in prima istanza che il dono dello Spirito Santo si identifichi con il Sacramento del Battesimo, con il quale pure esso ha molto a che fare. In realtà due passi degli Atti degli Apostoli ci testimoniano il contrario. Essi sono l'accettazione nella Chiesa dei credenti di Samaria di cui sopra (At 8,5-17 ), e l'incontro di Paolo con i discepoli di Giovanni Battista a Efeso (At 19,1-7 ). In entrambi gli episodi risulta che, accanto al Battesimo, la Chiesa apostolica conosce un altro Sacramento, che conferiva lo Spirito Santo, il quale si manifestava soprattutto nel "parlare in lingue" e nel "profetare", cioè nella forza dell'annunzio e della testimonianza verso l'esterno della Chiesa. Ci dedichiamo quindi ad approfondire i due testi.[8]

L'accoglienza nella Chiesa dei samaritani (At 8)

Gli Atti ci testimoniano che l'annuncio del Vangelo in Samaria avvenne dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, ad opera del diacono Filippo: molta gente, fra cui anche il mago Simone, credette e si fece battezzare.

Essendosi la cosa risaputa a Gerusalemme, gli Apostoli "inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo" (At 8,14-17 ),

Questo testo pone una netta distinzione fra il Battesimo, che quel gruppo di cristiani aveva già ricevuto per opera di Filippo nel momento dell'adesione al Vangelo, e un rito successivo, fatto di gesti e di preghiere, che conferisce il dono dello Spirito, quasi che il battesimo fosse solo la tappa iniziale di un itinerario più lungo per diventare pienamente discepoli di Cristo.

Anche il fatto che siano gli Apostoli a imporre le mani significa qualcosa di molto importante: il riferimento a quanti sono stati costituiti da Cristo le colonne della Chiesa, e lo stabilire vincoli di comunione tra le varie Chiese che andavano creandosi.

Qui abbiamo la prima traccia di un Sacramento distinto dal Battesimo, e al tempo stesso ad esso intimamente collegato; di un rito che doveva inserire più profondamente nella comunità cristiana, con l'impegno a manifestare anche all'esterno la misteriosa presenza dello Spirito.

I discepoli di Giovanni Battista ad Efeso (At 19)

L'altro episodio significativo ai sensi di rinvenire le basi bibliche del Sacramento della Confermazione è quello narratoci in At 19,1-7 .

Paolo, durante il suo terzo viaggio missionario, arriva ad Efeso, e ivi trova dei discepoli ai quali domanda se avessero "ricevuto lo Spirito Santo" quando erano venuti alla fede. La risposta dei discepoli è sorprendente: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo". Infatti avevano soltanto ricevuto il battesimo di Giovanni. Allora Paolo annuncia loro Cristo, ed essi "si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare" (At 19,5-6 ).

Anche qui abbiamo chiaramente due riti distinti: il Battesimo ("si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù") e la successiva imposizione delle mani con il conferimento dello Spirito ad opera dell'Apostolo.

Le manifestazioni, attraverso le quali si rendeva allora visibile l'opera dello Spirito vengono descritte espressamente: il "parlare in lingue" e il "profetare". A prescindere dal problema di comprendere l'intima natura di questi doni dello Spirito, essi dovevano tendere alla dilatazione dell'annuncio evangelico: qualcosa, dunque, dato oltre che per il singolo, per il bene di tutta la comunità.

L'azione e il sigillo (sphraghís) dello Spirito nelle lettere paoline

La dottrina di Paolo ha una forte accentuazione pneumatologica; Paolo sembra istituire un rapporto particolare fra lo Spirito Santo e l'iniziazione cristiana in genere[9].

In Paolo la filiazione adottiva prodotta dal Battesimo è garantita dalla presenza nel credente dello Spirito: "Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: 'Abbà! Padre!'". (Gal 4,4-6 ; cfr. Rm 8,15 ). Pur essendo intimamente legato al Battesimo, lo Spirito sembra non identificarsi qui con esso quale suo effetto, dal momento che viene portato come a renderne testimonianza.

In un altro passo afferma poi: "Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio" (1Cor 6,11 ): i riferimenti al Battesimo sono qui espliciti ("siete stati lavati"); il tutto però è aperto all'opera dello "Spirito del nostro Dio", che non è certamente bloccato nel suo agire, e che tende a configurare a sé tutti coloro che si affidano alla sua opera: è in questo campo che si può attuare tutto quel perfezionamento, che la liturgia e la teologia posteriore hanno attribuito al Sacramento della Confermazione.

San Paolo esprime questo processo di configurazione all'interiore presenza dello Spirito con il verbo sphraghízein ("sigillare") e con il sostantivo sphraghís, "sigillo", normalmente riferiti all'opera di plasmazione dello Spirito:

« In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria»

Qui il sigillo dello Spirito deriva indubbiamente dal dono della fede e si riferisce anche al Battesimo; ma, data l'ampiezza della sua azione, che si estende fino alla "redenzione completa" dei credenti, cioè fino alla risurrezione finale, di cui lo Spirito costituisce già come una caparra, non può non alludere a successivi interventi della sua operazione trasformante. Ricevere il sigillo di qualcuno significa poi appartenenza a lui, e anche compiere azioni degne di questa appartenenza. Questa ampiezza di interventi dello Spirito fa considerare che il sigillo dello Spirito sia più ampio di quella iniziale assimilazione a Cristo che opera in noi il Battesimo.

Alla stessa conclusione porta anche un altro versetto della stessa lettera agli Efesini, nella sua parte esortativa: "E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale siete stati segnati per il giorno della redenzione" (Ef 4,30 ). La tristezza che si può recare allo Spirito è qui soprattutto quella della divisione dei cristiani fra di loro: il sigillo dello Spirito, dunque, plasma non soltanto i singoli, ma la stessa comunità, perché diventi autentico "corpo di Cristo".

In un altro passo San Paolo presenta una duplice effusione dello Spirito:

« Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. »

Qui vi sono due espressioni che hanno come termine di riferimento lo Spirito: "Tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito... tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito". La seconda espressione è certamente più forte della prima, designando una specie di inebriamento, e non sembra riducibile al battesimo[10]. Si dovrebbe perciò trattare di una ulteriore consacrazione allo Spirito (il verbo è al passato: "siamo stati"), e potrebbe corrispondere proprio alla Confermazione, la quale apparirebbe in tal modo come la manifestazione più ricca e più clamorosa dello Spirito.

C'è un ultimo passo di Paolo che va tenuto presente in relazione alla Confermazione. Riferendosi alla fermezza del suo ministero apostolico egli afferma: "È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2Cor 1,21-22 ).

In tale passo, molto simile a Ef 1,12-13 , il riferimento può essere all'ufficio apostolico, conferito a Paolo con tutta l'abbondanza dei doni dello Spirito; ciò è certamente vero, ma la prima espressione ("Dio stesso ci conferma insieme a voi") rimanda ad una esperienza che l'apostolo condivide insieme agli altri cristiani. Oltre che essere stato unto (chrísas), egli ha ricevuto il sigillo (sphraghisámenos), con in più la caparra dello Spirito, che già lo fa cittadino della città futura. C'è qui tutta la gamma delle operazioni dello Spirito: dalla prima unzione battesimale fino al conferimento del suo sigillo, che ormai designa il cristiano come peculiare proprietà di Dio, il quale perciò esige che compia le opere della sincerità e della verità in maniera degna dello Spirito. E di nuovo il tema della 'testimonianza', che è tipico del sacramento della Confermazione.

Lo sviluppo successivo

Cessati i carismi che avevano accompagnato l'effusione dello Spirito Santo nell'epoca apostolica, i successori degli Apostoli continuarono a conferire lo Spirito mediante un rito speciale, distinto da quello del Battesimo. Ciò appare dalle più antiche testimonianze letterarie dell'iniziazione cristiana[11]:

  • Tertulliano, al principio del III secolo, nota, senza equivoci, dopo il rito strettamente battesimale, l'imposizione delle mani a implorare la discesa dello Spirito Santo: Dehinc manus imponitur, per benedictionem advocans et invitans Spiritum Sanctum ("quindi viene imposta la mano, chiamando e invitando lo Spirito Santo per mezzo della benedizione")[12];
  • contemporaneamente, la Traditio Apostolica di Sant'Ippolito, la più antica descrizione liturgica a noi pervenuta, mostra i battezzati che, dopo essere stati immersi nell'acqua del Battesimo, indossano di nuovo le loro vesti e rientrano in chiesa per ricevere dal vescovo l'imposizione delle mani.

In seguito l'uso di questo speciale conferimento dello Spirito Santo è documentato in tutte le Chiese: a Milano e a Roma, a Gerusalemme e a Cartagine, in Gallia e in Africa. Le Catechesi di San Cirillo di Gerusalemme[13] e quelle di Sant'Ambrogio[14] ne illustrano ai neofiti il significato. Gli abbondanti documenti dei primi secoli ci fanno concludere che allora nella Chiesa Latina era cosa comune rivolgersi al vescovo per ricevere lo Spirito Santo, come del resto testimoniano i Sacramentari antichi, i quali contengono una descrizione minuziosa delle cerimonie relative.

In realtà non risulta che un tale coronamento dell'iniziazione cristiana venisse considerato come indispensabile[15]: i malati battezzati in pericolo di morte, ad esempio, non lo ricevevano affatto, e San Cipriano non tollera assolutamente che si metta in dubbio l'efficacia del Battesimo così amministrato[16]. Tuttavia si faceva tutto il possibile perché ai battezzati non mancasse quello che Pietro e Giovanni avevano fatto per i cristiani di Samaria e che è testimoniato in At 8,14-27 :

« Coloro che sono stati battezzati vengono presentati ai capi della Chiesa e mediante la nostra preghiera e l'imposizione delle nostre mani ricevono lo Spirito Santo e il sigillo del Signore che dà il coronamento alla loro iniziazione. »
(San Cipriano, Epistola, 73, 9)

Lo stesso Cipriano, d'altra parte, fa una distinzione molto netta tra questo dono dello Spirito Santo e la rigenerazione del Battesimo:

« Non si nasce allorché si riceve lo Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani; la nascita avviene nel Battesimo, ma si riceve lo Spirito Santo quando si è già nati. »
(Epistola, 74, 7)

Via via la separazione dei due riti va sempre più accentuandosi, almeno nella Chiesa Latina. Mentre nei primi tempi il Vescovo, quando c'era, procedeva anche al rito propriamente battesimale, prevalse poi pian piano l'uso che il vescovo si riservasse soltanto quello del conferimento dello Spirito Santo. Ne fa testimonianza, all'inizio del V secolo, una lettera di papa Innocenzo I, il quale, accennando al citato brano degli Atti in cui si parla dei battezzati di Samaria, dice espressamente che soltanto il Vescovo ha il potere per quello che egli chiama la consignatio dei fanciulli: De consignandis infantibus manifestum est non ab alio quam ab episcopo fieri licere ("Riguardo alla consignatio degli infanti è chiaro che a nessun altro che al Vescovo è lecito farla")[17]. È della stessa epoca la testimonianza di San Girolamo, secondo la quale i Vescovi usavano andare nei luoghi lontani a dare lo Spirito Santo a coloro che dai preti o dai diaconi erano stati già battezzati[18]. Il Concilio di Orange (441) conferma la stessa usanza[19]: stabilisce che quando uno va dal vescovo per esser cresimato, bisogna preavvisare il vescovo se al tempo del Battesimo fu omessa la crismazione, che normalmente avrebbe dovuto aver luogo[20].

Il rito dell'unzione e il suo significato nel Sacramento

Troppo presto i riti dell'iniziazione cristiana furono sovraccaricati di unzioni destinate a simboleggiare i diversi effetti della Grazia che da essa si attendevano. Tali effetti erano indicati globalmente nel linguaggio biblico come una unzione spirituale e come opera dello Spirito Santo (Is 61,1 , cfr. Lc 4,18 ; At 10,18 ). Nell'"olio di esultanza" del Sal 45,8 (cfr. Eb 1,9 ) tutta l'antichità riconobbe lo Spirito Santo, perché, al dire esplicito di Sant'Agostino[21], si tratta di un espressione figurata per indicare lo Spirito Santo, il quale viene anche detto l'autore dell'unzione. Anche Sant'Ambrogio parla dello Spirito Santo che "ungeva" Giovanni Battista nel seno di sua madre[22]; abitualmente lo indica con l'appellativo di unguentum spirituale, "unguento spirituale", di signaculum spirituale, "sigillo spirituale"[23]; lo Spirito Santo è il signaculum spirituale, ricevuto nel Battesimo, perduto con il peccato e riacquistato con la Penitenza[24].

In questa concezione il cristiano, come Gesù, è, secondo il linguaggio della Chiesa, un unto dello Spirito. Nel Battesimo il cristiano è oggetto di un duplice intervento dello Spirito Santo, il quale lo strappa al demonio e lo consacra a Dio. È per simboleggiare queste due azioni che nel rito del Battesimo sono state introdotte due unzioni, l'una prima e la seconda dopo il Battesimo. Mentre la prima è legata alla liberazione dal peccato, la seconda, a causa della preghiera che la segue e che richiama il ricordo dell'unzione un tempo ricevuta dai sacerdoti e dai re, ha attratto l'attenzione dei teologi: si è voluto vedere simboleggiato in essa l'inserimento del battezzato nel genus electum ("stirpe eletta"), nel regale sacerdotium ("sacerdozio regale"), nella gens sancta ("gente santa") di cui parla 1Pt 2,9 . Ciò è tanto vero che nella Chiesa greca essa è stata considerata costitutiva del Sacramento della Confermazione: molto presto sarebbe stata sostituita al rito apostolico dell'imposizione delle mani.

Anche nella Chiesa Latina, da quando si è voluto distinguere con precisione i riti propri dei due Sacramenti, alcuni teologi hanno pensato che l'unzione debba collegarsi a quello della Confermazione. Essi sono stati colpiti dalle forme e dai testi che attribuiscono allo Spirito Santo l'effetto simboleggiato da questa unzione, senza notare che un tale intervento dello Spirito Santo è universale e si trova espresso nell'unzione e nei diversi riti che precedono l'abluzione battesimale. Ad esempio, il Messale di Bobbio dice a proposito della insufflatio: Accipe Spiritum Sanctum et in corde teneas ("Ricevi lo Spirito Santo e conservalo nel cuore")[25][26]. Perciò la questione non riguarda l'importanza annessa all'unzione post-battesimale, e nemmeno se essa avesse potuto bastare a costituire un vero e proprio rito sacramentale: non vi è nessun dubbio su ciò. La questione è un'altra: se, cioè, tale unzione con il suo simbolismo spirituale è stata considerata fin dall'inizio, oppure mai, come corrispondente del sacramento della Confermazione. Ora, è proprio su questo punto che tale concezione teologica cozza contro un fatto innegabile, e cioè che nel ripartire i riti dell'iniziazione tra il presbitero e il vescovo[27] la crismazione post—battesimale si trova regolarmente connessa a quelli che spettano al semplice sacerdote e nettamente distinta dall'imposizione delle mani, riservata fin dall'antichità ai vescovi. Sembra dunque che nelle Chiese d'Occidente il dono dello Spirito Santo, corrispondente a quello che gli Atti degli Apostoli ci mostrano come riservato ai Vescovi, sia stato considerato ab immemorabili come comunicabile mediante l'imposizione delle mani.

In Occidente l'unzione che si aggiunge al rito primitivo dell'imposizione delle mani compare la prima volta all'inizio del III secolo nella Traditio Apostolica di Ippolito; né CiprianoAmbrogio, però, ne parlano; o, per lo meno, non vi insistono: nei loro scritti l'imposizione delle mani si conclude con un segno di Croce sulla fronte del novello cristiano, e questo viene chiamato consignatio. Quel segno di croce non tarda, tuttavia, ad esser fatto con il pollice intinto nel Crisma, e così all'imposizione delle mani viene ad aggiungersi una crismazione. Essa, diversamente da quella che segue il Battesimo, la quale viene fatta sulla testa, viene fatta sulla fronte: papa Innocenzo I († 417) pone in rilievo tale diversità, e riserva la seconda unicamente ai vescovi. Dopo papa Innocenzo I questa crismazione la si ritrova dappertutto: la citano i Sacramentari gelasiano e gregoriano; però essa ci appare con il suo carattere originario di un segno di croce conclusivo della cerimonia della Crismazione: Signum Christi in vitam aeternam ("segno di Cristo per la vita eterna"), dice il Vescovo nel farla. Bisogna notare il significato e lo scopo propri del gesto, che è quello di completare l'iniziazione cristiana. La rubrica di uno degli Ordines Romani editi dal Mabillon, precisamente il VII, suggerisce una tale osservazione: vi si legge infatti che, appena finita la preghiera dell'imposizione delle mani implorante l'effusione dello Spirito Santo, il Vescovo, con il pollice intinto nel crisma, fa un segno di croce su ciascuno dei cresimati, dicendo: In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, pax tibi ("Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, pace a te"), a cui si risponde Amen, perché quello è il segno del cristianesimo che pone il sigillo a ogni Battesimo legittimo: Quia tunc omne baptisma legitimum christianitatis nomine confirmatur ("perché allora ogni Battesimo viene confermato come legittimo a nome della cristianità").[28]

Quella crismazione antica accompagnato dal Pax tibi era dunque in origine un semplice segno di saluto. Ma l'unzione che vi si aggiunge gli fa annettere lentamente un'importanza maggiore. Nonostante la persistenza tradizionale dell'imposizione delle mani con l'invocazione dello Spirito Santo, e malgrado che gli scrittori ecclesiastici, fedeli al pensiero e al linguaggio dei Padri, persistano nello scorgere in essa il rito con il quale gli Apostoli avevano conferito lo Spirito Santo, la crismazione che le tiene dietro viene anch'essa posta in relazione con il dono dello Spirito. Piuttosto che considerarlo come un semplice segno di croce, vi si mette in rilievo l'unzione fatta con il crisma, e lo si considera come il rito propriamente detto della Confermazione: Signo te signo Crucis et confirmo te chrismate salutis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti ("Ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma di salvezza nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"). È questa la forma usata e prescritta fino al Concilio Vaticano II nella Chiesa Latina; di questa forma è difficile scoprire le origini. Essa è molto simile alla forma della Chiesa Greca: Signaculum doni Spiritus Sancti ("Sigillo del dono dello Spirito Santo"), la quale accompagna la crismazione venuta a sostituire l'imposizione delle mani.

La sistemazione teologica a partire dal XIV secolo

Quando nel XIV secolo si vollero classificare i riti della Chiesa aventi un vero e proprio valore sacramentale, la Confermazione fu da tutti considerata come un Sacramento distinto dal Battesimo e capace di conferire per se stesso una grazia speciale. Il Concilio di Firenze (1431-1445) consacrò ufficialmente tale dottrina ponendo la Confermazione nel numero dei sette Sacramenti della Nuova Legge, dichiarandola del tempo apostolico[29]. Lo stesso insegnamento fu ribadito di fronte alla negazione dei protestanti del XVI secolo: se Lutero, con la dottrina della giustificazione esterna, escludeva qualsiasi idea di trasformazione interiore dell'anima mediante la Grazia, il Concilio di Trento definì l'esistenza di sette Sacramenti ordinati a conferire la Grazia, e tra essi si trova appunto la Confermazione.[30] Con tre canoni speciali poi, lo stesso Concilio esclude ogni interpretazione protestante della Confermazione[31]:

  • non vuole che si veda nella Confermazione ricevuta dal battezzato una cerimonia superflua (otiosa), ma piuttosto un Sacramento nel senso tecnico della parola; non vuole che la si veda soltanto come una catechesi, durante la quale gli adolescenti darebbero, per così dire, conto della loro fede dinanzi alla Chiesa;
  • condanna coloro che offendono lo Spirito Santo escludendo qualsiasi efficacia dalla crismazione;
  • condanna infine coloro che ritengono che il ministro ordinario della Confermazione sia qualunque semplice presbitero e non il solo Vescovo.

Dal Concilio di Trento in poi la Chiesa non ha avuto altra occasione di ritornare sull'argomento, se si eccettua la proposizione del decreto Lamentabili di Papa Pio X (1907), che ribadisce la distinzione dal Battesimo e dice che ha a che fare con la storia del cristianesimo primitivo.[32]

Nel Codice Pio-Benedettino

Il Codice Pio-Benedettino fece poi una precisazione sul modo di amministrare la Confermazione. Se il Concilio di Firenze si era limitato a dire che la materia è il Sacro Crisma e la forma sono le parole citate sopra, il can. 780 dichiara espressamente che la Confermazione dev'essere conferita per manus impositionem cum unctione chrismatis in fronte ("per mezzo dell'imposizione della mano con l'unzione del crisma sulla fronte") e mediante le parole prescritte dai Pontificali approvati dalla Chiesa[33]. Da una parte perciò, approva formalmente la "forma" usata dalle Chiese Greche unite, e dall'altra manifesta il proposito di non volersi allontanare dall'uso tradizionale dell'imposizione delle mani, congiungendola con la crismazione sulla fronte. Riguardo però all'imposizione delle mani di cui parla il Codice, ci si chiede se essa si riferisca precisamente a quella effettuata mentre si fa con il pollice l'unzione sulla fronte; dalla rubrica del Pontificale Romano dell'epoca sembrerebbe di sì; in tal caso la forma conservata si applicherebbe a tutt'altro che all'imposizione delle mani alla quale si riferiva al tempo degli Apostoli; essa, pur essendo rimasta accompagnata da una invocazione allo Spirito settiforme, non sarebbe di fatto che una cerimonia preliminare, né farebbe più parte del rito strettamente sacramentale.

La riforma del Concilio Vaticano II

Nell'ambito della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II viene riformato anche il Rito della Confermazione; la Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae di Papa Paolo VI ne stabilisce le modalità di celebrazione attualmente in vigore.

Il nome di questo Sacramento

Il nome latino antico di questo Sacramento è Consignatio, "Consegnazione": esso fu usato per molto tempo nella liturgia latina, ed è quello che esprime meglio e con maggior esattezza l'atto sacramentale[34]. Esso indicava il complesso delle cerimonie successive al Battesimo propriamente detto, con le quali il Vescovo completava e rendeva in un certo senso definitiva l'ammissione del battezzato nella Chiesa segnandolo con il segno della Croce.

Il termine Confermazione usato più recentemente in Occidente per questo Sacramento suggerisce il fatto che questo sacramento conferma il Battesimo e rafforza la grazia battesimale. Tale termine esprime l'effetto del Sacramento.

In Occidente il Sacramento si chiama anche Cresima a motivo del suo rito essenziale che è l'unzione[35]; in greco χρῖσμα, chrîsma, esprime tanto l'atto dell'unzione quanto la materia con la quale si fa l'unzione[36]. Il Sacramento ha preso questo nome dal suo rito più visibile. Tale denominazione non è però di uso generale né risale all'antichità.

Anche in Oriente il nome di questo Sacramento proviene dall'importanza che il rito dell'unzione ha assunto in questo Sacramento: esso viene chiamato Crismazione, cioè "unzione con il crisma", o myron, che significa "crisma".

Il rito

Un Vescovo di rito latino amministra la Confermazione effettuando l'unzione sulla fronte dei cresimandi

Può essere considerata parte del rito, anche se lo precede, la consacrazione del sacro Crisma: il crisma è consacrato dal Vescovo il Giovedì Santo durante la Messa Crismale[37].

Quando la Confermazione viene celebrata separatamente dal Battesimo, come avviene nel Rito Romano, la liturgia del Sacramento ha inizio con la rinnovazione delle promesse battesimali e con la professione di fede da parte dei cresimandi; ciò evidenzia il fatto che la Confermazione si colloca in successione al Battesimo[38].

Nel rito romano, poi il Vescovo stende le mani sul gruppo dei cresimandi: tale gesto è, fin dal tempo degli Apostoli, il segno del dono dello Spirito. Le parole con cui il Vescovo invoca l'effusione dello Spirito sono le seguenti:

« Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito Santo liberandoli dal peccato, infondi in loro il tuo santo Spirito Paraclito: spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, e riempili dello spirito del tuo santo timore. Per Cristo, nostro Signore. »

Segue il rito essenziale del Sacramento:

Il bacio di pace che conclude il rito del Sacramento significa ed esprime la comunione ecclesiale con il Vescovo e con tutti i fedeli[42].

Quando viene battezzato un adulto egli riceve immediatamente la Confermazione e partecipa subito all'Eucaristia[43].

Gli effetti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Sigillo

Principale effetto del Sacramento della Confermazione è la speciale effusione dello Spirito Santo, come già fu concessa agli Apostoli il giorno di Pentecoste[44], il cresimato ne riceve il sigillo, cioè il "marchio"[45].

La Confermazione imprime nell'anima un marchio spirituale indelebile, il "carattere"[46]:

  • esso è il segno che Gesù Cristo ha impresso sul cristiano il sigillo del suo Spirito e lo ha rivestito di "potenza dall'alto" (Lc 24,48-49 ) perché sia suo testimone;
  • esso perfeziona il sacerdozio comune dei fedeli, ricevuto nel Battesimo, e "il cresimato riceve il potere di professare pubblicamente la fede cristiana, quasi per un incarico ufficiale (quasi ex officio)"[47][48].

La Confermazione apporta inoltre una crescita e un approfondimento della grazia del Battesimo[49]:

Il ministro

Ministro originario della Confermazione è il Vescovo[52].

In Oriente ordinariamente la Confermazione è conferita dal presbitero che battezza in una sola e medesima celebrazione, con il crisma consacrato dal Patriarca o dal Vescovo: quest'ultimo fatto esprime l'unità apostolica della Chiesa. Nella Chiesa latina la stessa prassi si usa nel Battesimo degli adulti, o quando viene ammesso alla piena comunione con la Chiesa un battezzato che appartiene ad un'altra comunità cristiana il cui sacramento della Confermazione non è valido[53].

Nel rito latino il ministro ordinario della Confermazione è il Vescovo[54]. Qualora se ne presenti la necessità il Vescovo può concedere ai presbiteri la facoltà di amministrare la Confermazione[55], ma è opportuno che la conferisca egli stesso, non dimenticando che appunto per questa ragione la celebrazione della Confermazione è stata separata temporalmente dal Battesimo.

Se un cristiano si trova in pericolo di morte, qualsiasi presbitero può conferirgli la Confermazione[56]. La ragione di ciò sta nel fatto che la Chiesa vuole che i suoi figli, anche se in tenerissima età, escano da questo mondo resi perfetti dallo Spirito Santo mediante questo Sacramento.

La ricezione

Può e deve ricevere il sacramento della Confermazione ogni battezzato, che non l'abbia ancora ricevuto[57].

Il dovere di ricevere la Confermazione viene dal fatto che Battesimo, Confermazione ed Eucaristia costituiscono un tutto unitario, e quindi "i fedeli sono obbligati a ricevere tempestivamente questo Sacramento"[58]; senza la Confermazione e l'Eucaristia il Sacramento del Battesimo è certamente valido ed efficace, ma l'iniziazione cristiana rimane incompiuta.

Come il Battesimo, di cui costituisce il compimento, la Confermazione si riceve una sola volta[59].

L'età di ricezione

La consuetudine della Chiesa latina indica da secoli come punto di riferimento per ricevere la Confermazione "l'età della discrezione"[60]. Ma i bambini che si trovino in pericolo di morte devono essere cresimati anche se non hanno ancora raggiunto tale età[61].

Nelle Chiese Orientali la Confermazione è ricevuta insieme al Battesimo.

La preparazione

La Confermazione va preceduta da un'opportuna preparazione, la cui responsabilità è affidata alla parrocchia[62].

La catechesi preparatoria deve essere avere come obiettivi[63]:

La Confermazione va ricevuta in stato di grazia. "È opportuno accostarsi al Sacramento della Penitenza per essere purificati in vista del dono dello Spirito Santo. Una preghiera più intensa deve preparare a ricevere con docilità e disponibilità la forza e le grazie dello Spirito Santo" (cfr. At 1,14 )[64].

Il padrino o madrina

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Padrino

Come per il Battesimo, anche per la Confermazione è conveniente che i candidati cerchino l'aiuto spirituale di un padrino o di una madrina[65], ed è opportuno che sia la stessa persona scelta per il Battesimo, per sottolineare meglio l'unità dei due Sacramenti[66].

Nel protestantesimo

Dal momento che non risulta in maniera evidente l'istituzione della Confermazione dalla sola Sacra Scrittura, il protestantesimo non la riconosce come Sacramento, riducendola tutto al più a una semplice cerimonia.

La Chiesa Luterana, effettivamente, fa consistere la Confermazione in un esame del candidato e nella rinnovazione della professione di fede battesimale.

Poco diversa è la pratica osservata nella Chiesa Anglicana, che all'esame del candidato fa seguire determinate preghiere.

Teoria e prassi variano nei vari raggruppamenti in cui quelle comunità ecclesiali si dividono[67].

Note
  1. AAS 63 (1971) 659.
  2. In greco la parola latina confirmatio si dice Βεβαίωσις, Bebaíosis, ma non viene usata dalla Chiese Orientali per indicare la Confermazione: esse usano piuttosto la parola Crismazione (vedi oltre).
  3. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1308.
  4. Settimio Cipriani (1988) 289.
  5. Come fa notare Settimio Cipriani (1988) 290, è questo il motivo per cui i dizionari biblici in genere omettono di parlare della Confermazione, lasciando alla teologia il compito di studiare il problema.
  6. Renato Falsini (1984) 274.
  7. N. 1286.
  8. Non tutti gli studiosi condividono questo punto di vista. Al riguardo Renato Falsini (1984, 274) afferma:
    « L'ipotesi di ravvisare nel rito l'origine della nostra confermazione viene scartata oggi dall'esegesi più accreditata, che attribuisce ai due episodi uno scopo diverso: di affermare cioè che non esistono due comunità ecclesiali, bensì una sola Chiesa alla quale si appartiene mediante il dono dello Spirito comunicato dagli Apostoli. I cristiani di Samaria, popolazione già separata dall'antico Israele, erano stati battezzati da Filippo che vi si era recato non per un mandato specifico ma a motivo della persecuzione: il nuovo gruppo doveva quindi essere aggregato alla chiesa madre per intervento degli apostoli Pietro e Giovanni. L'episodio di Efeso rientra nella medesima finalità: l'apostolo Paolo interviene per comunicare lo spirito. La teologia soggiacente è l'apostolicità della Chiesa, non l'idea di un secondo momento rituale. D'altra parte si tratta di due episodi eccezionali e non di un prassi ordinaria. »
  9. Settimio Cipriani (1988) 292.
  10. Settimio Cipriani (1988) 293.
  11. Paolo Galtier (1950) 853.
  12. De Baptismo, 8: PL I, 1207.
  13. Catechesi 21, mystagogica 3: PG 33, 1088-94.
  14. De mysteriis, 7, 34-42; De Sacramentis, 3, 2, 8-10: PL 16, 399-403; 434-36.
  15. Paolo Galtier (1950) 854.
  16. Epistola, 69, 14-16.
  17. PL 20, 554.
  18. Contra Luciferum, 9: PL 23, 164.
  19. Can. 2.
  20. Giovanni Domenico Mansi, Sacrorum Conciliorum Nova Amplissima Collectio, 31 volumi, Firenze e Venezia, 1758-98, VI, 435, online.
  21. Contr Maximinum, II, 16, 3: PL 453, 782.
  22. In Lucam II, 25 e 29: PL 15, 1561 e 1562.
  23. De Spiritu Sancto, I, 9, 103; I, 6, 79: PL 16, 729.
  24. De Paenitentia, II, 3, 8: PL, 16, 500D.
  25. PL 74, 500.
  26. Per approfondire vedi Paolo Galtier, La Consignation dans les Eglises d'Occident, in Revue d'Histoire Ecclesiastique, 13 (1912), 265-70; Id., Imposition des mains, in Alfred Vacant, Eugène Mangenot (a cura di), Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi 1909 e segg., continuato a cura di Emile Amann, VII, c. 1369-1374.
  27. Cfr. il quadro in Alfred Vacant, Eugène Mangenot (a cura di), Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi 1909 e segg., continuato a cura di Emile Amann, VII, c. 1351-1354.
  28. PL 78, 500.
  29. Così il Concilio di Firenze:
    (LA) (IT)
    « Secundum sacramentum est confirmatio; cuius materia est chrisma confectum ex oleo, quod nitorem significat conscientiae, et balsamo, quod odorem significat bonae famae, per episcopum benedictuo. Forma autem est: Signo te signo crucis, et confirmo te chrismate salutis, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. » « Il secondo Sacramento è la Confermazione; la cui materia è il crisma preparato con olio, che indica la lucentezza della coscienza, e con il balsamo, che indica l'odore della buona fama, benedetto dal Vescovo. La forma poi è: Ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»
    (Bolla di unione con gli armeni Exsultate Deo, 22 novembre 1439, DS 1317 )
  30. Decreto sulla giustificazione, 13 gennaio 1547, Canones de sacramentis in genere, can. 1, DS 1601.
  31. Decreto sulla giustificazione, 13 gennaio 1547, Canones de sacramento confirmationis, can. 1-3, DS 1628-1630.
  32. Afferma il decreto:
    (LA) (IT)
    « Nihil probat ritum sacramenti confirmationis usurpatum fuisse ab Apostolis: formalis autem distinctio duorum sacramentorum, baptismi scilicet et confirmationis, haud spectat ad historiam christianismi primitivi. » « Nulla prova che il rito del Sacramento della Confermazione sia stato usato dagli Apostoli: la distinzione formale dei due Sacramenti, del Battesimo cioè e della Confermazione, non è riferita alla storia del cristianesimo primitivo. »
    (n. 44, DS 3444 )
  33. Cfr. tuttavia l'accenno fatto nella lettera di Papa Leone XIII del 13 settembre 1896 Apostolìcae curae, DS 3315.
  34. Paolo Galtier (1950) 853.
  35. Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 266
  36. Paolo Galtier (1950) 852.
  37. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1297.
  38. Cfr. Sacrosanctum Concilium, 71.
  39. Paolo VI, Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae: AAS 63 (1971) 657, online.
  40. Nel rituale precedente la formula era: "Ti segno col segno della croce e ti confermo col crisma di salvezza nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo". Cfr. Cresima, in Vocabolario Treccani online.
  41. Rituale per le Chiese orientali di rito bizantino in lingua greca, Parte 1, Libreria Editrice Vaticana 1954, p. 36.
  42. Cfr. Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 21: Bernard Botte (a cura di), Münster in Westfalia 1989, p. 54
  43. Cfr. Codice di Diritto Canonico canone 866.
  44. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1302.
  45. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1295.
  46. Cfr. Concilio di Trento, Sess. 7a, Decretum de sacramentis, Canones de sacramentis in genere, can. 9: DS 1609.
  47. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, q. 72, a. 5, ad 2: Edizione Leonina 12, 130.
  48. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1305.
  49. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1303.
  50. Cfr. Lumen gentium, 11.
  51. Cfr. Concilio di Firenze, Decretum pro Armenis: DS 1319; Lumen gentium, 11.
  52. Catechismo della Chiesa Cattolica 1312. Cfr. Lumen gentium, 26
  53. Codice di Diritto Canonico, can. 883, §2.
  54. Codice di Diritto Canonico, can. 882.
  55. Codice di Diritto Canonico, can. 884, §2.
  56. Codice di Diritto Canonico, can. 883, §3.
  57. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1306. Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 890.
  58. Codice di Diritto Canonico, can. 890.
  59. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1304.
  60. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1307.
  61. Codice di Diritto Canonico, can. 891; 883, §3.
  62. Cfr. Rito della Confermazione, Libreria Editrice Vaticana, 1989, Premesse, n. 3, p. 24.
  63. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1309.
  64. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1310.
  65. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1311.
  66. Cfr. Rito della Confermazione, Libreria Editrice Vaticana, 1989, Premesse, n. 5.6, p. 25; Codice di Diritto Canonico, can. 893, §1-2.
  67. P. Pi., C. K. (1931).
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 24 luglio 2013 da don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.